Internazionale

Il «maccartismo isterico» Usa spinge la Cina verso la Russia

Il «maccartismo isterico» Usa spinge la Cina verso la RussiaIl ministro degli Esteri cinese Qin Gang – Mark R. Cristino/Ap

La guerra fredda La prima conferenza da ministro degli Esteri di Qin Gang. «L’Europa sia autonoma»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 marzo 2023

Altro che diplomazia dei lupi guerrieri, il riferimento corretto è Balla coi lupi. La Cina è dotata di una diplomazia «gentile e di buona volontà, ma quando i lupi bloccano la strada e gli sciacalli attaccano, i diplomatici cinesi devono danzare coi lupi per proteggere il paese». Parola di Qin Gang, nel passaggio più immaginifico (eppure rivelatore) della sua prima conferenza stampa da ministro degli Esteri. Pechino si percepisce, o quantomeno si racconta, come una sorta di Kevin Costner intento a proteggere i suoi amici indiani dall’imperialismo ed egemonismo americani. Qui, a essere minacciati, sarebbero globalizzazione e stabilità. In Europa orientale con la guerra in Ucraina, così come sul Pacifico visto il tentativo di creare una versione asiatica della Nato e promuovere una «nuova guerra fredda di contenimento della Cina».

UNA «STRADA sbagliata» sulla quale Washington dovrebbe pigiare il freno, dice Qin, perché altrimenti «ci saranno sicuramente un conflitto e un confronto. Chi ne sopporterà le conseguenze catastrofiche?». Avvertimento esplicito arrivato durante l’atteso incontro annuale del ministro degli Esteri con la stampa, in occasione delle “due sessioni” legislative. Rilevante che ad avanzarlo sia una figura il cui repentino passaggio dal ruolo di ambasciatore a Washington a ministro degli Esteri era stato accolto come un segnale di possibile distensione. Troppe cose sono successe però nell’ultimo mese: la vicenda del presunto pallone-spia e la cancellazione della visita a Pechino del segretario di Stato Antony Blinken, le accuse incrociate su guerra in Ucraina e origine della pandemia, le nuove restrizioni sulle esportazioni di tecnologia avanzata.

QIN SI È FATTO portavoce della linea tracciata da Xi Jinping. Già al XX Congresso di ottobre, il leader aveva posto l’accento sui «pericoli» e le «sfide» che la Cina avrebbe dovuto affrontare in futuro. In un discorso a porte chiuse di fronte ai gruppi imprenditoriali della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, Xi ha detto che «l’Occidente, guidato dagli Stati uniti, sta attuando contro di noi un contenimento, un accerchiamento e una soppressione a tutto campo, ponendo sfide di una gravità senza precedenti allo sviluppo del nostro paese». Parole più esplicite del solito, che prefigurano una Cina meno disposta a compromessi per riaprire il dialogo bilaterale.

SECONDO QIN, più prosegue il «gioco a somma zero» e quello che definisce «maccartismo isterico», più Pechino dovrà avvicinarsi a Mosca: «Più il mondo è turbolento, più i legami Cina-Russia dovrebbero progredire», fino a diventare una «forza trainante per il multilateralismo». Respinta la definizione di alleanza in senso classico: «Alcuni paesi sono abituati a vederle attraverso la lente della guerra fredda, ma le relazioni sinorusse si basano sul non allineamento». Non viene chiusa la porta all’Europa, anzi viene auspicato un rafforzamento della cooperazione, con la speranza di una «autonomia strategica» europea, che nell’ottica cinese significa svincolarsi da una politica estera appiattita su posizioni atlantiste.

Il percorso cinese viene sempre descritto come pacifico e senza pretese egemoniche, ma Xi insiste da tempo sulla necessità di essere pronti a dover mostrare il «coraggio di combattere». Si spera in senso figurato, ma il discorso di Qin non esclude quello letterale. Gli avvertimenti riguardano esplicitamente anche il Giappone, invitato a non farsi «arruolare» da Usa e Nato per causare «nuovo dolore» nel rapporto tra i due vicini. Ma il rischio più evidente è quello legato allo Stretto di Taiwan, scenario di crisi collegato retoricamente a quanto accade in Ucraina: «Perché gli Stati uniti chiedono di non fornire armi alla Russia ma continuano a vendere armi a Taiwan?».

MOMENTO più fotografato della conferenza quando Qin ha estratto la costituzione per leggere la sezione in cui si definisce Taiwan parte inalienabile del territorio cinese. «La questione di Taiwan è la prima linea rossa da non oltrepassare nelle relazioni tra Stati uniti e Cina», ha ribadito Qin, ma le tensioni sembrano destinate ad alzarsi se la presidente Tsai Ing-wen incontrerà come pare lo speaker Kevin McCarthy in California a inizio aprile.

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