Il M5S in Europa si butta a sinistra. Oggi l’audizione coi vertici di The Left
5 Stelle Nuova collocazione al parlamento europeo, finisce definitivamente l'era del Movimento post-ideologico. Sotto esame le scelte passate su migranti, diritti civili e alleanze a destra
5 Stelle Nuova collocazione al parlamento europeo, finisce definitivamente l'era del Movimento post-ideologico. Sotto esame le scelte passate su migranti, diritti civili e alleanze a destra
Siamo all’ennesima giravolta, che segna un’ulteriore rottura con le origini: gli otto eletti del M5S hanno chiesto di entrare in The Left, il gruppo della sinistra al Parlamento europeo. Oggi i 5 Stelle verranno interrogati a Bruxelles dall’ufficio di presidenza del gruppo. Da quello che si apprende, dovranno dare conto delle loro posizioni sui migranti, su diritti civili e Lgbtq+ e dei trascorsi di governo con la Lega.
I due co-presidenti di The Left, la francese Manon Aubry e il tedesco Martin Schirdewan confermano: «Abbiamo ricevuto la richiesta, la stiamo esaminando attentamente». Fin da prima del voto dell’8 e 9 giugno, il M5S aveva esplorato la possibilità di fondare una nuova compagine con la formazione dell’ex Linke Sahra Wagenknecht, che cerca di coniugare la difesa dei diritti sociali al nazionalismo e ha portato sei eletti a Bruxelles. Ma per farlo servivano 23 seggi che rappresentassero almeno sette paesi Ue, condizione non semplice. Dunque, il M5S ha cercato asilo a sinistra. Dagli uffici dei 5 Stelle precisano che l’operazione riguarda solo loro e non Wagenknecht, la quale adesso assicura che non ha alcun interesse nel cercare casa a sinistra. Per i pentastellati, invece, sarebbe un nuovo passaggio. All’esordio al parlamento europeo fondarono un gruppo con la destra di Nigel Farage. Nel 2017 avevano tentato di unirsi ai liberali dell’Alde, ma i membri si ribellarono al belga Guy Verhofstadt, che aveva gestito l’operazione con Beppe Grillo. Con la reggenza di Luigi Di Maio era dapprima stata assicurata un’alleanza mai verificatasi con alcune formazioni populiste dell’est Europa. Poi si era parlato di un abboccamento con i macroniani di ReNew. Gli ultimi cinque anni il M5S li ha trascorsi nella terra di nessuno dei non iscritti, condizione molto limitante per spazi di intervento e accesso alle risorse. Alla fine della scorsa legislatura Giuseppe Conte aveva trattato personalmente coi Verdi, senza ottenere nulla.
Gli eletti del M5S adesso dovrebbero firmare una dichiarazione di affiliazione che riconosce i principi del gruppo, tra i quali vi sono riferimenti (che faranno tremare le vene ai polsi dei nostalgici del «né di destra né di sinistra») «al socialismo, al comunismo e al movimento operaio, al femminismo, al movimento femminista e all’uguaglianza di genere, al movimento ambientalista e allo sviluppo sostenibile, alla pace e alla solidarietà internazionale, ai diritti umani, all’umanesimo e all’antifascismo». Aubry detta le condizioni politiche: «La porta è aperta, ma il nostro gruppo è stato molto ambizioso quando si è trattato di difendere i diritti dei migranti, nella lotta al fascismo, per la giustizia climatica e quella fiscale. Non faremo assolutamente compromessi su nessuno di questi temi. Adesso sta a loro rispondere». Dopo l’audizione al bureau le singole delegazioni discuteranno la richiesta del M5S, il cui capodelegazione è l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Alla riunione parteciperanno anche l’ex europarlamentare Laura Ferrara, responsabile affari europei del M5S, e la capodelegazione uscente Tiziana Beghin.
Contestualmente, Aubry saluta i due eletti in Italia: «Siamo molto felici di dare il benvenuto a Mimmo Lucano e Ilaria Salis – dice – Sinistra italiana, nell’alleanza con i Verdi, ha ottenuto un grande risultato, inaspettato. Sono arrivati primi tra i giovani: siamo lieti del fatto che la sinistra tornata, nel parlamento europeo, posso dire che ci sono mancati. Questa è la loro casa e siamo felici che siano tornati».
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