Il governo Milei taglia i fondi pubblici al cinema nazionale
Cinema L’INCAA non avrà più finanziamenti statali, l’Istituto Nazionale del Cinema e delle Arti Audiovisive argentino, colpiti anche le scuole e i festival
Cinema L’INCAA non avrà più finanziamenti statali, l’Istituto Nazionale del Cinema e delle Arti Audiovisive argentino, colpiti anche le scuole e i festival
Milei lo aveva gridato ancora prima di essere eletto, e puntualmente ha mantenuto la sua «promessa»: l’INCAA, l’Istituto Nazionale del Cinema e delle Arti Audiovisive argentino a cui si deve la produzione cinematografica del Paese che ha permesso a opere e filmmaker argentini di lavorare e di affermarsi nel mondo, non avrà più il finanziamento statale. La questione era stata sollevata dai registi e dalle registe argentine anche durante la scorsa Berlinale: «Il liberismo di Milei ha deciso di azzerare i finanziamenti pubblici che sono stati un un sostegno fondamentale per la creazione audiovisiva del nostro Paese, permettendo a tanti di noi di lavorare, di fare i nostri film in modo libero, senza costrizioni solo di mercato» aveva detto presentando il suo film, Tu me abrasas, Matias Pineiro.
E a nulla sono valsi appelli e proteste internazionali, tra gli altri di Almodovar, Justine Triet, Kaurismaki, né le proteste del Cine Argentino Unido, il gruppo che rappresenta le diverse organizzazioni del cinema nazionale, che avevano fatto seguito al primo annuncio di Milei, lo scorso gennaio, non solo di sospendere i finanziamenti alla produzione e ai festival ma di chiudere anche le scuole di cinema. La ragione è secondo il governo nel debito di circa quattro milioni di dollari dell’INCAA: «Il nostro impegno per un deficit di bilancio pari a zero non è negoziabile. È finito il tempo in cui gli eventi cinematografici venivano pagati con la fame di migliaia di bambini».La delibera ufficiale, resa pubblica l’altro giorno, dà anche i tempi dei tagli che riguarderanno anche un importante mercato cinematografico come quella di Ventana del Sur e il supporto per l’uscita in sala dei film argentini.
«Milei parla di un ’buco’ economico ma le vere ragioni sono altre. Il cinema e più in generale la cultura sono per questo governo un nemico; la maggioranza delle persone che ne sono parte ha rifiutato la sua politica» ha commentato alla radio il regista e scrittore argentino Benjamin Naishtat. «È un giorno terribile per il cinema argentino che rappresenta una delle cinematografie più forti in questa parte di mondo» ha commentato su X lo sceneggiatore cileno Gonzalo Maza.
NEI PROSSIMI giorni Cine Argentino Unido ha organizzato un’ampia mobilitazione chiedendo al governo immediate garanzie per «preservare un patrimonio culturale e un ’industria che produce lavoro per tante persone».
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