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Il governo: «Epidemia di droga». L’Onu: «Basta proibizionismo»

Il governo: «Epidemia di droga». L’Onu: «Basta proibizionismo»Il ministro Tajani e il sottosegretario Mantovano durante la conferenza stampa sul fenomeno delle tossicodipendenze – Ansa

Sostanze psicoattive Presentata ieri la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze. Aumentano i consumi tra i giovani. Ma secondo i dati Oms è l’alcol la sostanza più letale

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 26 giugno 2024

In Italia è in corso una «diffusione pandemica di sostanze stupefacenti». Lo sostiene il governo Meloni che ha presentato ieri, alla vigilia della giornata mondiale contro la droga, la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze. Ad aprire le danze il plenipotenziario Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato, che ha evidenziato tre fattori: l’aumento dei consumi e delle sostanze, l’abbassamento dell’età del primo utilizzo, l’incremento del principio attivo. E poi, soprattutto, la scarsa consapevolezza di quanto fa male «qualsiasi tipo di droga». Una generalizzazione utile a promuovere l’equiparazione tra cannabis e altre sostanze. Del resto, ha sostenuto, la classificazione di fumo ed erba come «droghe leggere» è antiscientifica.

TRA I PRESENTI anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara secondo il quale bisogna promuovere «la passione per il lavoro e la cultura della regola» come antidoto ai consumi. «La scuola deve ridare entusiasmo ai giovani», ha detto. Il guardasigilli Carlo Nordio ha puntato il dito contro il rischio del Fentanyl, potente oppiaceo in arrivo dal mercato Usa, e del suo ingresso nelle carceri. Mentre il ministro della Salute Orazio Schillaci ha citato l’aumento del 5% tra il 2022 e il 2023 degli accessi ai pronto soccorso per uso di droga (i dati della relazione si riferiscono allo scorso anno).

Molta evidenza è stata data ai numeri relativi ai più giovani, che registrano aumenti dei consumi. Quasi 960mila studenti, tra 15 e 19 anni, hanno provato una sostanza illegale almeno una volta nella vita e oltre 680mila nei dodici mesi esaminati. Nella maggior parte dei casi si tratta di cannabis, sebbene contrariamente alle altre sostanze questa registri un calo nella diffusione. Negli altri: cocaina (intorno al 2%), stimolanti (2/3%), allucinogeni (circa 2%) e Nuove sostanze psicoattive (intorno al 6%). Nei servizi pubblici e privati (Serd) per prevenzione, trattamento e riabilitazione delle dipendenze sono state trattate complessivamente 132mila persone: la metà per crack. Diminuiscono i morti: 227. L’anno precedente erano stati 298, ma il trend di lenta decrescita è decennale: nel 2013 furono 349.

ALTRO CAPITOLO è quello della popolazione carceraria: un terzo dei detenuti sono tossicodipendenti, mentre aumentano del 10% i minori denunciati per reati droga-correlati. E qui si vede l’altra faccia dei numeri, che sono sempre il prodotto di scelte politiche come il decreto Caivano che ha inasprito le pene per i minorenni che utilizzano sostanze, anche nei casi di lieve entità. In senso generale questa dinamica è mostrata bene dai dati del quindicesimo Libro bianco sulle droghe, rapporto indipendente curato da una coalizione di associazioni.

«Nel 2023, 10.697 dei 40.661 ingressi in carcere, il 26,3%, sono stati causati dall’art. 73 del Testo unico sugli stupefacenti, ovvero detenzione a fini di spaccio», dice lo studio. I detenuti per reati di droga sono il 34% del totale, ma su 12.946 solo 994 si trovano dietro le sbarre per il più grave articolo 74, che punisce l’associazione finalizzata al traffico di sostanze.

«I DATI CHE MANTOVANO e il governo hanno presentato sono l’ammissione che la guerra alla droga ha fallito», ha dichiarato il segretario di +Europa Riccardo Magi. Secondo il deputato si delinea una «fisionomia criminale dello Stato italiano» che attraverso il testo unico sugli stupefacenti, norma con più di 30 anni, promuove la criminalizzazione e lo stigma dei consumatori, senza voler affrontare realmente i fenomeni sociali e i loro rischi reali. Lo dimostra anche l’emendamento al ddl sicurezza per colpire la cannabis light, quella con un basso contenuto psicoattivo, senza effetto drogante.

Ieri l’Organizzazione mondiale della sanità ha reso noto che «2,6 milioni di morti ogni anno sono dovuti all’abuso di sostanze alcoliche, circa il 4.7% del numero complessivo di morti all’anno, mentre il restante 0.6% di milioni di morti deriva dall’abuso di stupefacenti psicoattive». Per l’esperta indipendente dell’Onu Tlaleng Mofokeng, medica e relatrice speciale sul diritto alla salute fisica e mentale, «è arrivato il momento di smettere di fare la guerra alla droga per promuovere la depenalizzazione e favorire politiche di riduzione del danno». Lo ha dichiarato davanti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Chissà se il governo italiano ha sentito.

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