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«Il governo cancelli il Memorandum con la Libia»

«Il governo cancelli il Memorandum con la Libia»Centro di detenzione per migranti in Libia

Migranti, appello delle associazioni Ma l’Ue, con l’Italia, prepara nuovi mezzi per la Guardia costiera libica

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 3 febbraio 2022

La distanza non potrebbe essere più grande di così. Mentre a Roma 96 associazioni chiedono al governo di mettere fine al Memorandum Italia-Libia per le ripetute violenze compiute dalla cosiddetta Guardia costiera libica contro i migranti, l’Unione europea si prepara, con il contributo dell’Italia, a fornire a Tripoli nuove e più moderne navi per fermare le partenze dei barconi diretti in Europa. «Speriamo che queste imbarcazioni arrivino ai libici nella prima metà del 2022, visto l’aumento potenziale di arrivi di migranti in primavera e in estate», ha annunciato ieri al parlamento europeo Henriche Trautmann, direttrice per la politica di vicinato della Commissione Ue.

Un dialogo tra sordi che non promette niente di buono per quanto riguarda la possibilità di cancellare il Memorandum, giunto ormai al suo quinto anniversario. Dal 2017, anno in cui il governo Gentiloni sottoscrisse l’accordo di cooperazione con l’allora premier libico Fayez Serraj, le milizie di Tripoli hanno intercettato e riportato nel paese nordafricano 80 mila migranti, restituendoli all’inferno dei centri di detenzione dai quali erano fuggiti e nei quali – come denunciato da numerose inchieste- violenze e torture sono all’ordine del giorno anche nei confronti di donne e bambini. Ed di almeno 20 mila persone, ha denunciato nei giorni scorsi Oxfam, non si hanno più notizie. «Ancora oggi – spiega una nota dell’Arci – nonostante le migliaia di prove e testimonianze, il nostro governo finanzia le stese milizie libiche che praticano la tortura, il ricatto, la riduzione in schiavitù e la violenza su uomini e donne che hanno l’unica colpa di voler arrivare in Europa per chiedere protezione. Un diritto garantito dalle convenzioni internazionali e dalle direttive europee».

Tra le associazioni che si sono rivolte al governo ci sono Asgi, Un Ponte Per, Action Aid Italia, Intersos, European Center for Costitutional and Human Rights, Emergency Ong Onlus, Associazione nazionale Giuristi democratici e la Fondazione Migrantes, mentre ieri pomeriggio Amnesty international ha organizzato con Medici senza frontiere e Mediterranea un sit in davanti al ministero degli Esteri. Tutte hanno denunciato le continue violazioni dei diritti umani da parte delle autorità libiche, di fronte alle quali però sia a Bruxelles che a Roma si preferisce chiudere gli occhi. «La strada per tutelare le persone migranti in Libia è la revoca immediata del Memorandum», è scritto in un documento formato, oltre che dalle associazioni italiane, anche da organizzazioni africane. Nella nota di fa riferimento agli «ingenti finanziamenti garantiti dall’Italia alle autorità libiche» e che si sono rivelati «un fattore che agevola la strutturazione di modelli di sfruttamento, riduzione in schiavitù e violenze definiti come crimini contro l’umanità dalla Missione d’inchiesta indipendente delle Nazioni unite». E mentre si sostengono le milizie libiche, poco e niente si fa per favorire gli ingressi legali in Europa. «Evacuazioni, corridoi umanitari e resettlement – denunciano le 96 associazioni – si sono dimostrate gravemente insufficienti a garantire l’accesso ai diritti e alla protezione in maniera generalizzata, sia per la limitatezza dei mezzi, sia per l’assenza di garanzie procedurali e il carattere concessorio proprio di questi sistemi».

Un dramma che si ripete ogni giorno nel Mediterraneo, dove manca un sistema di ricerca e salvataggio europeo e spesso gli Stati non rispondono alle richieste di aiuto che provengono dalle imbarcazioni in difficoltà: «In questi cinque anni – ha detto il segretario di Sel Nicola Fratoianni, presente al sit in davanti al Farnesina -, più di 8 mila persone hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale; 1.500 – di cui 43 bambini – nel 2021». «Il governo Draghi e i partiti che lo sostengono – ha proseguito Fratoianni – possono ora fare solo una cosa: stracciare il Memorandum. Se non lo fanno sono conniventi anch’essi con coloro che torturano nei lager libici, che trafficano con gli esseri umani, che li catturano in mezzo al mare».

«Cosa altro serve perché il nostro Paese fermi questo accordo che infanga il principio costituzionale e che non ha fermato le morti nel Mediterraneo»?», ha chiesto invece il segretario di Radicali italiani, Massimiliano Iervolino. «Il governo italiano intervenga subito e l’Unione europea non si volti dall’altra parte ma intervenga nello spirito e nei valori che la animano».

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