Visioni

Il glamour delle star, la crisi delle sale

Il glamour delle star, la crisi delle salela mostra in allestimento – foto La Presse

Venezia 79 La mostra del cinema si apre oggi lasciandosi alle spalle le restrizioni imposte dalla pandemia in un momento che vede la profonda sofferenza dell'esercizio - acuita dal caro bollette - e l'avanzare delle piattaforme.

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 31 agosto 2022

La Mostra del cinema di Venezia si apre oggi, per gli accreditati è già iniziata da qualche giorno con le disavventure sul nuovo sito di prenotazioni (Vivaticket) che ieri si è ancora «arenato» mentre da più voci si invocava il ritorno alla fila di persona, quella memoria pre-covid che appare ormai di secoli fa.
Se da un lato la Mostra mette in campo un’edizione che lascia indietro le restrizioni imposte dalla pandemia – il cosiddetto «ritorno alla normalità» – e nel segno del cinema e della sua bellezza festeggiando i novant’anni dalla sua nascita, nel 1932 – ne ripercorre la storia la bella pubblicazione di Gian Piero Brunetta La Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia 1932-2022 – dall’altra inaugurerà con White Noise, un film targato Netflix che sarà in streaming dal 30 dicembre e, pare, in sala dal 25 novembre. E la piattaforma è presente massicciamente (qualcuno dice che ha occupato l’intero Lido) nella selezione con titoli come Athena di Romain Gavras in concorso che non arriveranno neppure in sala – l’uscita è in streaming il 23 settembre. Ma questa è la realtà attuale e stare a contrapporre sala cinematografica vs piattaforma serve a poco: è il sistema mondiale del cinema che è cambiato radicalmente nelle sue economie e su questo (forse) si dovrebbe lavorare. Non basta neanche la risposta scelta dal festival di Cannes che ha escluso dalla competizione i film senza uscita in sala, o almeno non serve a migliorare la situazione della crisi post-pandemica subita dal cinema a basso budget e d’autore, dicendoci piuttosto che c’è una politica un po’ diversa. Perché la questione è sempre politica: cosa è allora che manca in Italia?

LUNEDI l’Agis, l’Associazione generale dello spettacolo, ha manifestato preoccupazione per l’aumento delle bollette che rischia di acuire la crisi nel settore dell’esercizio con nuove chiusure di sale. Si parla della necessità di sostenerle, del fatto che si deve andare al cinema, però la politica non ha accolto la richiesta congiunta avanzata da Paolo Del Brocco e di Giampaolo Letta, amministratori delegati di Rai Cinema e Medusa, di riportare la finestra a 180 giorni optando invece per i 90. Ci sono poi altre questioni, come gli obblighi di investimento dei colossi dello streaming che in Francia sono stati al centro di interventi pubblici di tutto il cinema autori compresi.
La Mostra che è parte di questo «sistema cinema» fa bene a scegliere i film che ama, che spesso la portano agli Oscar (le regole sono cambiate da un pezzo anche lì sul rapporto sala e streaming) con star e registi che accendono riflettori sul suo tappeto rosso in tutto il mondo. Una scelta diversa era certo simbolicamente importante ma prima ancora ci deve essere una politica condivisa da tutti di fronte a una crisi reale e importante e alle invenzioni di un futuro.
Il resto serve a poco.

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