Visioni

Il giovane papa di Sorrentino, quasi una rock star

Il giovane papa di Sorrentino, quasi una rock starJude Law – foto Gianni Fiorito

Venezia 73 Presentate fuori concorso le prime due puntate di «The Young Pope», serie che andrà in onda su Sky dal 21 ottobre. Affascinato dal potere pur con mille dubbi, Pio XIII/Jude Law fuma e beve coca cola dietetica. Ma il tono intimista e politico che Moretti aveva dato al suo pontefice in «Habemus Papam, non appartiene al regista napoletano che preferisce ammiccare, rimanendo nei generi e nelle citazioni

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 4 settembre 2016

Intrighi, potere, segreti. Fessure che spiano, «orecchie» disseminate ovunque per captare utili segreti. Il potere è conoscenza che permette di agire in anticipo sull’avversario chiosa l’influente segretario di stato pontificio (Silvio Orlando) abile manipolatore di finanza e capitali, i veri «peccati«, tutto il resto sono inezie da poco conto. The Young Pope è stato l’evento di punta di questo fine settimana affollato da star casarecce e mondiali – oggi è la giornata di Mel Gibson – col suo cast stellare e la regia «oscarizzata» di Paolo Sorrentino, «le pape c’est moi». Sarà per questo che i controlli sul Lido «militarizzato» in un percorso di check-point alla Heartlocker» si è irrigidito, moltissima la polizia schierata che guarda anche nelle borse mentre un anziano signore protesta esasperato: «Non posso nemmeno arrivare in bici a casa mia per questa stupida Mostra!». Chi come lui vive nella «zona rossa» si sente prigioniero.

The Young Pope, dunque, il Giovane Papa (47 anni) americano con gli occhi blu ironicamente taglienti di Jude Law, assai fascinoso che folle di adolescenti hanno atteso in coda nella speranza impossibile di un selfie dalla sera prima. Lo hanno eletto i cardinali anziani convinti di poterlo manipolare a loro favore preferendolo per questo al suo anziano maestro, troppo intransigente, che non si rassegna all sconfitta; disperato prova a tagliarsi i polsi e poi si capisce che cercherà di farlo fuori. Per sé il giovane papa ha scelto il nome di Pio XIII – spaventando i cardinali meno conservatori che la interpretano come una continuità con la linea reazionarie di Pio XII.

Il ragazzo che fuma e beve solo Coke Cherry Zero però non è facile come credono: al segretario che pensava di diventare un «papa ombra» dichiara subito guerra e chiama come assistente personale una suora, Suor Mary (Diane Keaton) che lo ha cresciuto dopo che i genitori, due hippy lo hanno abbandonato. Lo ha accolto piccolino nel convento, il ragazzino voleva chiamarla Ma’, lei però era «Sister Mary», sarà per quello che il giovane papa predilige i rapporti formali a quelli amichevoli, non ci si sbaglia mai con la formalità spiega all’anziana suora cicciotta, la sua cuoca, che lo bacia sulla fronte. E anche per Sister Mary Lenny diventa Sua santità…..

Serie di punta di Sky – andrà in onda dal 21 ottobre – coproduzione mondiale di Lorenzo Mieli e Mario Gianani gli stessi produttori artefici del «terzo polo» distributivo col canale di Murdoch – The Young Pope sul Lido ha svelato le prime due puntate, non molto ma abbastanza per intuirne gli obiettivi: ovvero a parte le vicende a venire, che immaginiamo assai tumultuose, del fantastico papa, un nuovo prodotto con una impronta forte di «stile» – come sono stati Gomorra e Romanzo criminale – ma molto più autoriale, col marchio di Sorrentino. Pure se a differenza dei suoi film, almeno in questo prime puntate, il regista di The Youth sembra più controllato nello sfoggio di virtuosismo nonostante il barocco delle chiese, le volate nei cieli di Roma, sulle sue terrazze e i suoi tetti, sul Tevere che si dispiega dalla città del vaticano di cui la metropoli temporale è un suburbi ironizza la suora americana.

La cifra che il regista napoletano sceglie per questo suo papa che si immagina una rockstar e ama essere invisibile per alimentare meglio la sua leggenda – come Salinger, i Daft Punk, Kubrick e Mina, spiega all’attonita responsabile del marketing Cecile de France è una sorta di manuale postmoderno della ritualità, zeppo di citazioni e battute a effetto (la sceneggiatura oltre Sorrentino è firmata da Umberto Contarello, Stefano Rulli e Torny Grisoni ).

Pio XIII rimanda la sua enciclica, non accetta quella del segretario ma in fondo non sa cosa dire. Non crede, questo il suo dilemma, con la convinzione che tutto quanto la chiesa critica o vieta (aborto, omosessualità, sesso libero, procreazione assistita) sia invece importante per la vita umana.Bene e male, l’incertezza del potere. E la sua solitudine. Dietro le quinte del rito ufficiale del potere cattolico ci è già andato Nanni Moretti nel suo molto bello Habemus Papam.

I cardinali si facevano scherzi, si addormentavano, giocavano a calcio. Qui il papa fuma, è stronzetto, irascibile, sospettoso. Le suore giocano a pallone, il segretario di stato legge il Corriere dello sport e tifa Napoli. Mentre Sister Mary con la t-shirt «Sono vergine» rimpiange di non essere mai andata da un chirurgo plastico. Ma il tono intimista, personale e politico di Moretti in quel film non appartiene a Sorrentino che preferisce stupire, ammiccare, rimanere nei generi e nelle citazioni – non vi sfugge nemmeno l’antonioniano «Mi fanno male i capelli» – per giocare con la sua architettura di ammiccamenti da chiacchiere da salotto. Sorprese annunciate e furbizie pop. Un prodotto perfetto per l’orizzonte audiovisivo che verrà.

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