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Il giorno della verità nella Francia in vacanza

Il giorno della verità nella Francia in vacanzaCampagna per le presidenziali a Salies de Bearn, nel sud-ovest della Francia – Ap

Presidenziali Macron in testa nei sondaggi, ma la barriera contro l’estrema destra è meno solida rispetto al 2017. Oggi il ballottaggio, risultati alle 20

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 24 aprile 2022

La Francia è in vacanza di primavera, oggi, in tutte le tre zone in cui per ragioni turistiche è diviso il Paese. Il periodo di festa incrocia – chi inizia, chi sta per finire, chi è a metà dei 15 giorni di congedo e scuole chiuse – questa domenica di ballottaggio che vede il Paese di fronte a una scelta tra due mondi, dalla politica interna all’internazionale, che a una parte dei cittadini, in particolare gli elettori di Jean-Luc Mélenchon, appare stretta. Come fare entrare le tre France del primo turno in due stampi sconfortevoli? L’astensione promette di essere alta (al primo turno è stata del 26%), c’è una «fatica democratica» diffusa, che scivola nel «risentimento democratico».

GLI ULTIMI SONDAGGI danno Emmanuel Macron vincente, ma con un risultato inferiore di una decina di punti rispetto a 5 anni fa, 56,5% contro 43,5% a Marine Le Pen. La “barriera” contro l’estrema destra si è fissurata, Mélenchon ha detto «non votate per lei, non astenetevi, ma capisco chi non vuole votare per lui», mentre Le Pen si permette ora di rovesciare la situazione e alzare la bandiera del «tutti contro Macron».

La metà degli elettori non ha voluto questo ballottaggio, visto come una partita di ritorno del 2017 – le percentuali di Macron e Le Pen addizionate sono state il 51% il 10 aprile – l’altra metà già guarda al “terzo turno”, le legislative che avranno luogo il 12 e il 19 giugno prossimi, con la speranza o l’illusione di mettere in scacco il presidente eletto, qualunque sia, imponendogli una “coabitazione” con una diversa maggioranza parlamentare. La France Insoumise punta a che sia di sinistra, sotto la sua guida, e per questo nelle trattative con Verdi e Pcf (il Ps è per ora escluso) non intende negoziare sul programma.

L’estrema destra non è mai stata così alta in Francia, al primo turno ha raccolto il 32,3% dei voti (sommando Le Pen, Zemmour e Dupont-Aignan). La sinistra sfiora il 30%, ormai concentrata nella France Insoumise anche grazie al meccanismo del “voto utile” (22%), mentre Europa Ecologia, Ps e Pcf sono tutti ridotti sotto il 5%. I partiti cosiddetti “di governo”, a destra e a sinistra, Lr (Républicains) e Ps, che per decenni hanno permesso l’alternanza, sono spazzati via (hanno accumulato poco più del 6% in due), c’è stato il ciclone Macron con l’en même temps tecnocratico e l’intenzione di modernizzazione, mentre la destra classica sta scivolando verso l’estremismo, con Zemmour c’è stato il tentativo – per ora in mezzo al guado – di creare una grande destra, liberista e autoritaria, che ora punta alle legislative per strutturarsi.

LE PEN INCASSA lo scontento, il rancore accumulato, il 59% dei francesi si dice «preoccupato per l’avvenire», il 22% «in rivolta», solo l’11% dichiara di essere «ottimista». Alcuni analisti semplificano, parlano di un voto che divide la «Francia che va bene» da quella che «va male», dei «vincenti della mondializzazione» e di chi si sente «perdente». Per una parte della popolazione Macron ha esasperato questa divisione, è stato il presidente dei «ricchi», che parla con «disprezzo» dei perdenti, per cui i gilet gialli si sono rivoltati.

Nella realtà c’è maggiore complessità, c’è un divario generazionale: i giovani sono concentrati sulla lotta per il clima, di cui Mélenchon ha fatto una bandiera e Macron ha ripescato all’ultimo momento, facendosi accusare di «ipocrisia». C’è la crisi del vecchio sistema, arrivato a fine corsa, ma con tutte le corporazioni in affanno, che rifiutano i cambiamenti, mentre la sinistra non riesce più a intercettare il disagio e trasformarlo in una lotta di emancipazione. Una spinta a chiudersi, con l’Unione europea nel mirino, facile capro espiatorio. C’è la divisione tra cittadini a seconda dell’origine e della religione, l’estrema destra ha fatto una campagna identitaria, contro gli immigrati e soprattutto i suoi discendenti.

SE VINCE MACRON, il primo viaggio sarà a Berlino, per rafforzare i tentativi di riportare la pace in Europa. Con il nuovo governo, ci sarà un primo ministro incaricato di coordinare le scelte attorno alla lotta al riscaldamento climatico. Verranno varate subito misure per difendere il potere d’acquisto: indicizzazione sull’inflazione, dividendi per i salariati, riconfermato il tetto al prezzo dei carburanti, in attesa di un «nuovo metodo» su scuola e sanità, per le pensioni Macron ha promesso «concertazione», anche se resta il progetto di alzare l’età e l’idea di fondo che il benessere dipende dal lavoro.

SE VINCE LE PEN, ci sarà un governo di unità nazionale con i “sovranisti” di destra e di sinistra, ha già detto la leader del Rassemblement national, un ribasso dell’Iva sui carburanti e la soppressione della tassa sul valore aggiunto per dei beni essenziali, una patrimoniale sul capitale ma non più (come ora) sugli immobili, un aumento del 10% dei salari lasciato al benvolere delle singole imprese.

«Non vedo nessuna proposta di Marine Le Pen che aiuterà i poveri», ha analizzato l’economista Premio Nobel e specialista della povertà, Erther Duflo. Ci sarà velocemente un referendum sull’immigrazione e la “preferenza nazionale”, per privilegiare i francesi e riservare loro le case popolari (il Rassemblement national parla di 620mila alloggi oggi occupati da immigrati legali), il velo sarà proibito anche in strada. Il primo viaggio di Marine Le Pen sarà a Bruxelles, per “rinegoziare” i Trattati e stabilire la “priorità” del diritto nazionale su quello europeo, la Francia tenterà di imporre un’alleanza tra le nazioni da sostituire alla Ue, con la Commissione relegata a ufficio di registrazione e ridurrà drasticamente il contributo a Bruxelles.

Dopo la guerra in Ucraina, verrà rafforzata l’alleanza con la Russia, la Francia uscirà dal comando integrato della Nato e verrà messa fine alla cooperazione con la Germania nel campo della difesa per «divergenze strategiche irriconciliabili». Sul piano interno, se si guardano i voti dei deputati del Rassemblement national al Parlamento europeo, potrebbero esserci decisioni limitative sui diritti, dalla procreazione medicalmente assistita all’aborto.

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