Sono le storie dei singoli a far capire, all’estero, cosa significhi essere egiziani. Khaled Said, Alaa Abdel Fattah, Mahmoud Abu Zeid, Giulio Regeni, Patrick Zaki, Sarah Hijazi, chi ucciso per strada dalla polizia, chi torturato per giorni fino a morirne, chi detenuto senza ragione se non quella della repressione politica, chi tanto umiliato e abusato da voler abbandonare la vita. LE LORO STORIE sono tanto più dolorose perché non sono l’eccezione, ma la normalità. Una normalità fatta di (ed è una stima) due o tre sparizioni forzate al giorno, di 60mila prigionieri politici, di leggi che vietano lo sciopero e...