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Il Galles a un passo dal grande slam

Il Galles a un passo dal grande slamIl capitano della Francia, Guilhelm Guirado.

Rugby Domani ultima giornata del Sei Nazioni: si decide tutto tra Cardiff e Twickenham. Il XV di Gatland ospita l’Irlanda per vincere e aggiudicarsi la Triple Crown, l'Inghilterra non demorde e spera. L'Italia contro la Francia cerca la prima vittoria.

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 16 marzo 2019

Il Galles insegue il grande slam, la Triple Crown e la certezza matematica di conquistare il torneo. L’Inghilterra sogna una caduta dei gallesi e un possibile sorpasso al fotofinish; intanto si gioca la Calcutta Cup contro gli scozzesi nella più antica sfida tra due squadre nazionali nella storia del rugby. L’Irlanda può fare un dispetto ai gallesi – un dispetto sportivamente leale sebbene sanguinoso – sconfiggendoli a Cardiff, ma è virtualmente tagliata fuori dalla corsa per la vittoria finale, a meno che gli inglesi non perdano in casa con gli scoti. Tutto in un pomeriggio, nell’ultimo sabato del Sei Nazioni 2019.

Ogni altra complicata ipotesi che tenga conto dei bonus point (travolgente successo degli irlandesi, vittoria inglese con non più di 7 punti di scarto) è abbastanza irrealistica: il quoziente dei punti segnati e subiti segna un ampio scarto (+ 64) a favore del XV della Rosa rispetto agli uomini in verde.

Italia e Francia (Dmax, 13:30) è una sfida di fondo classifica. Gli azzurri sono ultimi, con zero punti, e hanno già incamerato il cucchiaio di legno, il quarto consecutivo, record negativo che uguaglia il quadriennio 2008-2011 sotto la gestione di Nick Mallett. Il wooden spoon, trofeo simbolico che viene attribuito all’ultima classificata, ha una connotazione negativa, ma peggio è il whitewash, l’andare in bianco, ovvero perdere tutte e cinque le partite del torneo, cosa che all’Italia è accaduta nelle ultime tre edizioni. Le sconfitte consecutive nel Sei Nazioni hanno per ora raggiunto quota 21, una striscia negativa che non ha precedenti nella storia della manifestazione. Battere i francesi è dunque una necessità che prescinde da ogni considerazione sulla classifica. Un successo darebbe sostanza a quei miglioramenti affiorati a tratti senza mai dare l’impressione di qualcosa di duraturo e consolidato; e sarebbe un solido appiglio da cui ripartire in vista della coppa del mondo che si giocherà in autunno. E’ un obiettivo praticabile? Sulla carta lo è. Abbiamo di fronte un avversario di rango ma scosso da una crisi di risultati che si è fatta endemica.

La Francia ha vinto una sola partita (contro la Scozia) e ha 6 punti grazie ai bonus. I critici più severi la giudicano la peggior nazionale francese di sempre e attribuiscono gran parte delle colpe a Jacques Brunel, sul cui capo da settimane piove ogni sorta di accusa. Qualche frase letta qua e là sui media transalpini: “Fermo a un’idea del rugby da anni Ottanta”, “privo di coerenza nelle scelte tecniche”, “non ha dato ordine, né organizzazione e nemmeno un piano di gioco”. Da ultimo la richiesta che Brunel e il team manager Serge Simon avrebbero rivolto a Guilhelm Guirado di rinunciare alla fascia di capitano, richiesta respinta con indignazione tanto dall’interessato che dal resto della squadra. Aria pesante, clima da ultima spiaggia, formazione rivoluzionata per l’ennesima volta con ben sei cambi rispetto al match di domenica scorsa a Dublino, quando la Francia ha impiegato più di un’ora di gioco a dare qualche segno di vita e nel frattempo aveva già incassato quattro mete.

L’Italia può vincere a patto di dare il meglio di sé e giocare una grande partita. Deve resistere all’impatto di un XV de France molto solido fisicamente ma poco incline alla disciplina. Deve arginare la potenza dei pesi massimi avversari (Bastareuad, Camara, e Picamoles su tutti), reggere in mischia chiusa, dimezzare i placcaggi sbagliati. E giocare con un po’ di estro, qualità che un tempo era soprattutto francese, prima che il power rugby si imponesse pensionando le rugby champagne. Altrimenti no, non può vincere.

La “grande partita” è ciò che chiede anche Conor O’Shea. Rispetto alla squadra travolta a Londra dagli inglesi ci sono cinque cambi, compreso un esordiente assoluto, il ventunenne Marco Zanon, schierato al centro con Luca Morisi per sostituire Michele Campagnaro (frattura sia per lui che per il sostituto Tommaso Castello). Rientra Ghiraldini in prima linea, dove Pasquali rileva Ferrari. In seconda linea Dave Sisi prende il posto dell’infortunato Budd, in terza Jake Polledri parte titolare con Negri in panchina.

Al fischio finale gli occhi di tutti saranno fissi sul campo di Cardiff (Dmax, 15.45). E’ qui che si giocano i destini del Sei Nazioni 2019. Galles-Irlanda è l’appuntamento da non perdere, la sfida che ha in gioco anche il secondo posto nel ranking mondiale. Finora il Galles ha sempre vinto e convinto, e l’Irlanda è in netta ripresa dopo la sconfitta contro gli inglesi nella prima giornata. Il fattore campo può giocare un ruolo decisivo almeno quanto la bravura dei due allenatori, Warren Gatland e Joe Schmidt, entrambi neozelandesi, e la qualità dei giocatori in panchina. Sarà battaglia fin dal primo minuto e il pronostico è apertissimo.

Si chiude con Inghilterra-Scozia che ha in palio anche la Calcutta Cup (Dmax, 18:00). Gli inglesi sono favoritissimi ma scenderanno in campo conoscendo già il risultato di Cardiff. Una vittoria irlandese metterebbe le ali al XV della Rosa, un successo gallese farebbe del match un puro dato statistico.

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