Internazionale

Il fisco secondo Trump: 900 miliardi dai tagli alla sanità

Stati uniti Il presidente: «Meno tasse eliminando l’Obamacare».I democratici: «Robin Hood all’inverso». I media criticano la cacciata di Comey e la Casa bianca li minaccia: basta press briefing

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 13 maggio 2017

Durante l’intervista con The Economist Donald Trump ha parlato di commercio, immigrazione, riforma fiscale e assistenza sanitaria e ha fatto alcune affermazioni particolarmente strane e dei curiosi parallelismi sulla qualità delle rose nel giardino della Casa Bianca e la spesa per le infrastrutture o gli schemi migratori degli uccelli migratori e le detrazioni fiscali.

Rompendo con le dichiarazioni dei collaboratori, Trump ha ammesso che il deficit potrebbe aumentare nel breve termine, due anni è la sua ottimistica previsione, ma che «non aumenterà a lungo».

«Bisogna innescare la pompa – ha detto – Mettere qualcosa prima di ottenere qualcosa e se non si farà aumentare il deficit non sarà possibile abbassare la pressione fiscale».

Il presidente ha anche aggiunto che, se al Congresso passerà la sua legge sulla sanità, il governo americano risparmierà «dai 400 ai 900 miliardi di dollari. Tutto sta nella riduzione delle tasse».

Il leader della minoranza, Nancy Pelosi, ha subito commentato che la legge sanitaria proposta da Trump è come un’azione alla «Robin Hood ma all’inverso, che ruba 600 miliardi ai cittadini poveri per passarli a quelli ricchi. Questo è l’obiettivo della loro manovra fiscale, hanno bisogno di questi fondi e li prenderanno dalla tua assistenza sanitaria».

Di opinione simile doveva essere l’intervistatore dell’Economist che ha affermato che chi otterrà maggiori benefici dal taglio fiscale sembra proprio saranno gli americani più ricchi. «Beh, non credo – si è limitato a replicare Trump – Stanno perdendo tutte le loro deduzioni fiscali».

Durante l’intervista Trump non è mai sembrato spaventato all’idea di smentirsi o contraddirsi: sul Nafta che non verrà cancellato ma rinegoziato con i presidenti di Canada e Messico che personalmente gli sono simpaticissimi; e su Xi Jinping, «fortissimo, bravissima persona», la Cina non è un manovratore di valuta, sono stati i media a pompare questa affermazione.

Riguardo le sue dichiarazioni dei redditi, Trump ha assicurato: «Prima o poi le renderò pubbliche. Forse quando avrò finito, perché ne vado molto fiero. Ho fatto un ottimo lavoro. Ma non saranno mai oggetto di trattativa. Non dimenticatevi che sono stato eletto anche senza rivelarlo».

Intanto però Trump deve affrontare le polemiche sorte dopo il licenziamento del direttore dell’Fbi James Comey, decisione impopolare che il 54% degli americani, secondo il sondaggio realizzato da Nbc News/Survey Monkey, ritiene inappropriata.

Il New York Times, citando due fonti anonime, ha fornito ulteriori dettagli: una settimana dopo il suo insediamento alla Casa Bianca Trump ha invitato a cena Comey, chiedendogli una promessa di lealtà a cui il capo dell’Fbi ha risposto dicendo di poter garantire solo «onestà».

Si era trattato di una cena privata a due e Trump, non soddisfatto della prima risposta di Comey, avanzò due volte il tema della lealtà chiedendo se poteva contare su «onesta lealtà», ottenendo finalmente una risposta affermativa da Comey.

La Casa Bianca ha contestato questa ricostruzione del New York Times: per la vice portavoce Sarah Sanders, il presidente «non lascerebbe mai intendere di aspettarsi lealtà personale, soltanto lealtà verso il nostro paese».

In una serie di tweet Trump ha poi deciso di mettere le cose a posto a modo suo: prima ironizzando sul fatto che i fake media avessero fatto gli straordinari, poi minacciando di cancellare il briefing con la stampa alla Casa Bianca.

«Forse la cosa migliore da fare sarebbe cancellare i futuri press briefing e inviare risposte scritte per aver maggiore accuratezza?», ha scritto su Twitter ed ha concluso, in risposta alle accuse di mancanza di precisione nella spiegazione sui motivi del licenziamento di Comey, sostenendo di essere troppo impegnato per essere anche preciso.

Ma più di tutto il presidente degli Stati Uniti su Twitter ha minacciato neppur troppo velatamente l’ex capo dell’Fbi: «James Comey farebbe bene a sperare che non esistano ’registrazioni’ delle nostre conversazioni prima che cominci a fare delle rivelazioni alla stampa». Poco dopo la Cnn, citando delle proprie fonti, ha affermato che Comey non teme i contenuti di alcuna registrazione.

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