Italia

Il filo giallo dell’inchiesta sullo Stadio che rompe il tabù dell’onestà

Roma Capitale Dal presidente dell’Acea al capogruppo in Campidoglio Paolo Ferrara, i nomi dell'ordinanza del Gip

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 giugno 2018

C’è un filo giallo-verde che attraversa il faldone di 288 pagine che costituisce l’ordinanza di custodia cautelare del Gip Maria Paola Tommaselli sullo stadio della Roma. Muove attorno ai tentativi dell’imprenditore Luca Parnasi di accreditarsi. Si tratta, sostiene lui stesso discutendone coi suoi collaboratori, di fare quello che «un ragazzo deve fare per crescere». Cioè cercare di comprendere come funziona il nuovo potere e come sia possibile intrecciare le relazioni che, almeno secondo l’ipotesi dell’accusa, consentano al costruttore di bypassare il rischio d’impresa.

Si comincia dall’avvocato Luca Lanzalone. Parnasi e i suoi cercano di capire chi hanno davanti. «Lanzalone è stato messo a Roma da Grillo per il problema stadio – ricostruisce l’imprenditore in un’intercettazione – insieme a Fraccaro e Bonafede». In effetti, Lanzalone è il consulente genovese che già aveva collaborato con l’amministrazione grillina di Livorno e che viene dirottato a Roma all’indomani del terremoto causato dall’arresto di Raffaele Marra, l’ex finanziere braccio destro di Raggi, assieme ai due pretoriani di Di Maio che oggi sono ministri.

La circostanza è confermata da Cristina Grancio, consigliera comunale espulsa dal M5S proprio per aver espresso posizioni critiche sulla grande opera. «Lanzalone ci fu presentato da Fraccaro e Bonafede – ricorda Grancio – Vennero un giorno in commissione urbanistica». Erano giorni di tensione all’interno dei grillini romani.

La base chiedeva che venisse confermata la linea critica sull’impianto di Tor di Valle che i 5 Stelle avevano tenuto quando erano all’opposizione della giunta Marino. La posizione venne espressa dal «tavolo urbanistica» del M5S romano, ambito di approfondimento tematico e interfaccia con gli eletti. «Il tavolo fu esautorato dal suo ruolo – prosegue Grancio – Continuava a porre questioni di legittimità e fu detto che non parlava a nome del M5S». Il procuratore aggiunto Ielo precisa che non esistono irregolarità formali nelle carte del Campidoglio: «Non consideriamo viziato alcun atto».

La questione è semmai politica. Il capogruppo M5S capitolino Paolo Ferrara, indagato, si è autosospeso. Da consigliere municipale a Ostia era arrivato due anni fa in Campidoglio spinto da 3500 voti: è il secondo della lista a 5 Stelle, dopo l’attuale presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, anch’egli citato nelle carte senza alcuna imputazione. Parnasi si agita per «ottenere i favori del mondo 5 Stelle», sostiene la gip Maria Paola Tommaselli. Per questo mette in moto «l’attività di promozione in favore del candidato alla Regione Roberta Lombardi». Lombardi smentisce, dice di avere incontrato Parnasi solo una volta e in parlamento, proprio per evitare ambiguità.

Nell’ordinanza si legge che obiettivo di Parnasi era «rafforzare i suoi legami con Ferrara e con De Vito che gli hanno avanzato tale richiesta in quanto ricoprono rilevanti incarichi nell’ambito dell’amministrazione capitolina». Su Ferrara il provvedimento specifica: «Non può non essere evidenziato come anche tale richiesta risponda, così come quella di elaborazione di un progetto di restyling del lungomare di Ostia, all’esigenza di guadagnarsi consenso e credibilità, non nei confronti degli elettori, ma all’interno del M5S».

Allo stesso modo il costruttore avrebbe devoluto 250 mila euro all’associazione «Più Voci», considerata vicina alla Lega. Non si tratta di un atto illecito e non c’entra nulla, dicono gli inquirenti, con lo stadio. Però riguarda un’associazione considerata una delle casseforti del leader leghista. Parnasi ne discute coi suoi, fornendo uno spaccato del sistema che l’inchiesta fa venire allo scoperto: «Questa è un’associazione che ha valorizzato non solo la Lega ma ha valorizzato Stefano Parisi, tutto il centrodestra a Milano ed è stato anche un veicolo con cui io mi sono accreditato in maniera importante», recita la trascrizione di un’intercettazione ambientale.

Salvini risponde a stretto giro: «Conosco personalmente come una persona per bene chi stava lavorando alla costruzione dello stadio della Roma. Ora è nelle patrie galere. Non si conosce mai una persona fino in fondo ma spero possa dimostrare la sua innocenza».

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