Il fascismo ignora la storia e teme il futuro
Verità nascoste La rubrica su psiche e società. A cura di Sarantis Thanopulos
Verità nascoste La rubrica su psiche e società. A cura di Sarantis Thanopulos
Il 21 luglio è stato pubblicato su volerelaluna un articolo di Pierpaolo Brovedani, pediatra triestino da sempre dalla parte dei diseredati e in prima linea nella difesa della democrazia. Nell’articolo demolisce la costruzione mistificante di un eroe del giornalismo di guerra: Almerigo Grilz, fascista triestino.
Nel maggio scorso è stato istituito un premio giornalistico dedicato a Grilz – ucciso nel 1987 in Mozambico a 34 anni- e rivolto a giovani reporter di guerra sotto i quarant’anni. Alla presentazione del premio ha partecipato il presidente della camera La Russa, amico di Grilz nel Fronte della Gioventù. Il premio è stato proposto dall’associazione culturale “Centro Studi Primo Articolo”, un gruppo di destra dagli obiettivi sovranisti e identitari.
Nel momento della sua morte Grilz era in Mozambico al seguito delle bande antigovernative Renamo, finanziate dai governi razzisti della Rhodesia e del Sudafrica e responsabili di massacri, mutilazioni, stupri, incendi di scuole e di ospedali. Secondo dati del Dipartimento di Stato Usa almeno 8.000 bambini sono stati uccisi o fatti morire di stenti. Di ciò non c’è traccia nei reportage del militante fascista (autore a Trieste di numerose aggressioni e spedizioni punitive) inviato di guerra freelance e ucciso, a quanto sembra, da una pallottola vagante durante uno scontro tra forze governative e antigovernative.
Perché si fa l’inviato di guerra, perché si diventa testimone per tutti noi di un evento così distruttivo e autodistruttivo? Per far comprendere le sue vere ragioni e le sue conseguenze catastrofiche, per farci diventare emotivamente e mentalmente partecipi a situazioni estremante traumatiche subite dalla popolazione civile che ci riguardano sempre anche quando la guerra si svolge a distanza di migliaia di chilometri da noi?
Per documentare la sua crudeltà e la potenza della sua forza disumanizzante? Per il piacere della cronaca militare che può soddisfare sia il bisogno di informazione sull’andamento di un evento che influisce decisamente, in modo diretto o indiretto, sulla nostra vita, sia il godimento maligno, perverso dello spettacolo che la guerra produce da sempre? O, infine, per una fatale attrazione per la violenza e la morte?
Una citazione di Brovedani di un articolo di Grilz, pubblicato quattro anni prima della sua morte su Trieste Domani, è chiarificatrice sul suo modo di intendere il suo ruolo di inviato (e delle ragioni che lo portarono a Mozambico), ma anche sui motivi della sua commemorazione così sentita da parte dei nostalgici del fascismo: «L’unica terza via possibile, quella creata da Benito Mussolini, si leva prepotentemente in contrapposizione ai miti falliti del Socialismo reale e alle bare dorate dei modelli capitalistici e social-democratici. Una terza via, quella fascista, che non fu ristretta al nostro Paese ma seppe estendersi e dilagare in tutta Europa, e persino fuori di essa. Non basta proclamarsi continuatori del Fascismo a parole. Scorriamo le fotografie di allora: gli squadristi che bruciano l’Avanti, il Duce alla testa delle camicie nere, la trasvolata di Italo Balbo, le bonifiche, i volontari in Spagna contro il comunismo. Tutto è movimento, lotta, mobilitazione, entusiasmo. Benito Mussolini ci ha lasciato qualcosa di immensamente grande: un’Idea. Facciamola vivere e marciare, nell’Italia di oggi, verso il futuro».
I “nostalgici” del fascismo amano la dissoluzione del tempo e dei processi trasformativi. Vedono nel passato e nella storia un enigma incomprensibile, perché non si riconoscono in un padre (ne occupano il posto in modo abusivo, come Mussolini) e hanno come madre l’Idea: una concezione del mondo che è una formula, una rappresentazione della realtà immobile dove tutto e prevedibile e predefinito. Soffrono di paura del futuro e della vita (che cercano di risolvere con l’esaltazione) e vivono in tempo fermo che genera violenza e morte.
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