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Il falco tedesco Lindner aumenterà il debito nel 2025

Il falco tedesco Lindner aumenterà il debito nel 2025Christian Lindner e di spalle Olaf Scholz – Ap

Germania Lo scoop di Der Spiegel: 5,2 miliardi di euro in più rispetto alle previsioni iniziali del governo Scholz porteranno il deficit netto del budget federale a sfondare la stratosferica quota di 56 miliardi di euro

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 12 ottobre 2024

L’inflessibile falco dell’austerity si prepara a stipulare una valanga di nuovi debiti. Dal cassetto del ministero tedesco delle Finanze guidato da Christian Lindner, leader dei liberali, spunta la paradossale richiesta di potere accendere ulteriori prestiti oltre a quelli già inseriti nel bilancio pubblico la scorsa estate.

Sono 5,2 miliardi di euro in più rispetto alle previsioni iniziali del governo Scholz e porteranno il deficit netto del budget federale a sfondare la stratosferica quota di 56 miliardi di euro. A svelarlo non è il ministro paladino del totem del debito-zero ma la scoperta giornalistica di Der Spiegel in grado di misurare il grado dell’affanno finanziario raggiunto dal governo del più importante Paese dell’Unione europea.

A Berlino pesa la recessione più nera che mai e non basta più l’inflazione contenuta certamente nel comparto energia ma non nell’altrettanto fondamentale settore dei servizi. La traduzione dei funzionari al ministero delle Finanze è comunque «minori entrate fiscali per le casse dello Stato» e «costi aggiuntivi provocati dall’aumento della disoccupazione»: due voci «impreviste» devastanti sotto il profilo della tenuta dei bilancio pubblico.

Da qui la necessità di Lindner di contrarre nuovi mutui sebbene l’obbligo del debito-zero, da lui sempre invocato anche fuori dai confini, rimanga scolpito in Costituzione proprio per azzerare qualunque tentazione al trucco contabile da parte del governo federale di turno.

Così almeno in teoria; in pratica invece l’escamotage del leader di Fdp farà leva su l’imprescindibilità di dover ricorrere a nuovi prestiti perché «le performance economiche della Germania non corrispondono a quelle immaginate dal governo al momento dell’approvazione del bilancio».

Era giusto la scorsa estate e la coalizione Semaforo assicurava che i soldi del budget sarebbero bastati. E non avrebbe potuto fare altrimenti: alla vera quadratura del cerchio dei conti pubblici mancavano allora, come mancano adesso, sempre e comunque 12 miliardi di euro. A riguardo l’iniezione di 5,2 miliardi di nuovo debito non smuovono una virgola, mentre è indubbio che la solidità del bilancio federale resti in ogni caso in balìa degli eventi che il governo Scholz può solo definire come «imprevisti» perché in caso contrario diventerebbe palese che ha clamorosamente sbagliato le previsioni.

Prima fra tutte la reale ed effettiva capacità della Germania di resistere all’infinito effetto collaterale della guerra di Ucraina (a cui si somma ora quella di Netanyahu) onerosissimo sotto il profilo finanziario, del sostegno militare diretto quanto dal punto di vista dell’accoglienza dei profughi: gli stessi a cui Lindner vorrebbe tagliare il sussidio umanitario per risparmiare qualche miliardo.

Ma sul bilancio attuale e sui conti futuri dell’ex Locomotiva d’Europa grava l’imminente vera pietra tombale. Emerge – ancora una volta da un’inchiesta sui media e non da una conferenza stampa del governo – la lista degli inderogabili «obblighi imposti alla Germania dal nuovo standard Nato da ottemperare entro il 2031».

Oltre alle dieci brigate dell’esercito promesse dal ministro della Difesa, Boris Pistorius (Spd), ne serviranno altre sei aggiuntive; mentre rimane sempre corta la copertura finanziaria della base della Bundeswehr in Lituania, la trincea del fianco Est dell’Alleanza atlantica che Pistorius ha assicurato di difendere anche se, come denuncia la Cdu, non ha ancora trovato i soldi per costruirla.

Più che la disoccupazione e le tasse dei colossi industriali del made in Germany ridotte dalla crisi non solo dell’automotive, la realtà è che al governo Scholz e chi lo seguirà dopo le elezioni del prossimo settembre serve una marea di denaro.

Quanto lo annuncerà il segretario della Cdu, Friedrich Merz, al prossimo congresso dei democristiani ad Augsburg. Già d’accordo con gli alleati della Csu, il candidato-cancelliere dell’Union attualmente in testa a tutti i sondaggi proporrà di destinare permanentemente per legge il 3% del Pil nazionale alle spese Nato.

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