Il dl Aiuti fermo in Senato. E quello nuovo è in ritardo
Daniele Franco – LaPresse
Politica

Il dl Aiuti fermo in Senato. E quello nuovo è in ritardo

I 5S insistono sul Super bonus Il decreto contro il caro bollette avrà bisogno di un passaggio in aula sugli stanziamenti
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 8 settembre 2022

Il decreto Aiuti che già c’è e deve essere convertito è fermo, quello che ancora non c’è e dovrebbe essere varato pure. Al Senato la conversione del dl Aiuti bis è bloccata sulla soglia dell’aula: doveva varcarla ieri pomeriggio, se ne riparla martedì13. Sono due i pomi della discordia che hanno affossato il tentativo di arrivare a un accordo eliminando tutti gli emendamenti. Il primo è l’eterno superbonus.

I 5S s’impuntano: «Il M5S ritiene imprescindibile risolvere il problema del blocco dei crediti d’imposta del Superbonus e degli altri crediti edilizi». Il governo, per vie informali, fa sapere che così si mettono a rischio i sostegni per famiglie e imprese. Pd e terzopolisti si scagliano contro il partito di Conte: «Non a caso sono quelli che hanno fatto cadere Draghi», punta l’indice Ceccanti. «Fanno campagna elettorale sui bisogni dei cittadini», rincara la capogruppo Pd Malpezzi. La presidente dei senatori 5S Castellone risponde per le rime: «Non è accettabile ritirare emendamenti prioritari: 50mila aziende che hanno creduto nello Stato e nel Superbonus e non possono essere lasciate indietro».
IL SECONDO OSTACOLO è il «docente esperto»: Cal rifiuta di ritirare gli emendamenti sulla norma, invisa ai docenti stessi e bersagliata un po’ da tutti, che dovrebbe introdurre misure di premialità per i docenti che superano corsi formativi. Le commissioni cercheranno ancora un’intesa di qui a martedì, in mancanza della quale il testo verrà portato in aula con tutti i 400 emendamenti e naturalmente senza la rete di protezione del voto di fiducia.

Marcia rallentata anche per il decreto che dovrebbe fronteggiare il caro bollette. Ieri mattina il sottosegretario Garofoli e i ministri dell’Economia e dell’Energia Franco e Cingolani hanno fatto il punto e i fondi a disposizione non andavano oltre i10 miliardi e nulla di più, per decisione del premier, da spendere soprattutto, per non dire esclusivamente, a sostegno delle imprese. È sicuro il prolungamento del credito di imposta per il prossimo trimestre ma senza alzarlo rispetto all’attuale 25%. In discesa invece le quotazioni della cassa integrazione scontata: dovrebbe saltare per ricomparire eventualmente a fine settembre, una volta «certificate tutte le entrate». In compenso rispunta l’ipotesi della rateizzazione delle bollette per le imprese, anche se per ora solo come ipotesi da verificare.

In ogni caso il cdm di oggi non varerà il decreto, non discuterà sulla destinazione dei fondi ma solo sulla portata dell’intervento e sullo spostamento di risorse esistenti, escludendo scostamenti di bilancio. Insomma una riprogrammazione parziale della spesa pubblica senza fare nuovo debito.
TRATTANDOSI DI UNA variazione del bilancio, e a maggior ragione con un governo in ordinaria amministrazione, sarà poi necessario «un passaggio parlamentare per l’autorizzazione a utilizzare il miglioramento dei saldi per finanziare le misure». Solo dopo il voto a maggioranza qualificata del Parlamento il cdm licenzierà il vero e proprio decreto. È un passaggio tecnico necessario ma offre anche la possibilità di prendersi almeno una settimana in più per decidere dove allocare le scarse risorse.

Nessuno si illude che sia un passo sufficiente per alleviare sensibilmente le conseguenze della crisi e neppure le decisioni sul tetto al prezzo del gas che prenderà la Ue la settimana prossima, se troverà la quadra tra ipotesi che restano molto diverse, miglioreranno di molto la situazione. Lo stesso dato che, per ammissione della stessa presidente von der Leyen e ancora prima del ministro Cingolani, rende oggi possibile il Price Cap ne depotenzia gli effetti per le popolazioni. Il tetto può essere deciso perché la dipendenza europea dal gas russo è scesa vertiginosamente ma per lo stesso motivo il cap solo sul gas russo verso il quale ci si sta orientando penalizza sì Putin ma senza incidere positivamente su bollette e rialzo dei prezzi. Oggi, poi, il board della Bce affronterà il nodo del rialzo dei tassi ed è già certo lo scontro tra i duri che chiedono un rialzo monstre di 75 punti base e le colombe. Se la spunteranno i primi la situazione diventerà per imprese e famiglie difficilissima.

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