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Il divenire del rock conquista lo schermo con il documentario «Becoming Led Zeppelin»

Il divenire del rock conquista lo schermo con il documentario «Becoming Led Zeppelin»

Venezia 78 Fuori concorso, presentato in sala da Jimmy Page

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 5 settembre 2021

Quante volte, negli ultimi anni, la critica musicale ha dichiarato la morte del rock? Sicuramente molte e forse anche a ragione, raramente nelle band attuali troviamo delle chitarre che abbiano qualcosa da dire e a livello di massa gli ascolti vanno sicuramente in altre direzioni. Tuttavia, una cosa è certa: quel torrente di energia, furia e accordi ha mantenuto intatto il suo potere di coinvolgimento, dopo più di cinquant’anni.

È apparso evidente quando ieri, nella Sala grande a Venezia, è stato presentato fuori concorso il documentario Becoming Led Zeppelin del regista Bernard MacMahon. E non solo per la lunghissima, emozionante standing ovation ricevuta da un sorridente Jimmy Page presente in sala, ma anche per gli applausi che partivano spontaneamente e in maniera piuttosto inusuale durante il film ogni volta che gli Zeppelin terminavano una performance incendiaria. MacMahon – regista inglese al secondo lavoro dopo American Epic, incentrato sulla storia del folk USA – è riuscito a convincere il gruppo, solitamente piuttosto riluttante, a lanciarsi nell’impresa. È il merito di un progetto solido, con un’accurata ricerca di materiali e un focus posto, finalmente, sulla musica.

PER DUE ORE abbondanti veniamo guidati dai componenti della band in quella che è innanzitutto la storia della loro vocazione. Dal bassista John Paul Jones, i cui genitori erano nel vaudeville ed erano fieri di avere come figlio un musicista tra i più riconosciuti nelle session di allora, a Robert Plant che è invece stato costretto a tagliare i ponti per seguire la sua passione e non finire a fare il commercialista.

Nelle riprese attuali manca inevitabilmente qualcuno ed è il batterista John Bonam, deceduto nel 1980, eppure non manca la sua voce grazie a dei nastri rarissimi di un’intervista in cui ripercorre, anche lui, l’infanzia e l’approdo alla musica. Sì, la musica e quel groviglio di artisti incredibili che influenzò i quattro protagonisti e che scorre sullo schermo e nelle nostre orecchie tra radici blues e primissimo rock’n’roll americano, giunto in Inghilterra. È evidente che per i futuri Led Zeppelin non si tratta solamente di una passione ma di una vera e propria ossessione, da grandi professionisti quali erano molto prima di formare il gruppo. Che risulta infatti come un azzardo: «Quando dissi che lasciavo le session per formare un gruppo rock, mi dissero che ero pazzo» racconta Jones.

QUELLA pazzia Jimmy Page l’aveva imparata negli Yardbirds, dapprima seguendo il chitarrista e amico stimato Jeff Beck, poi prendendone il posto. Sciolto il gruppo, una chiromante predice a Page che nei giorni successivi una decisione importante avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Così è stato, perché proprio allora si formano i Led Zeppelin. Quasi subito, alla fine del ’68, partono in tour per gli Stati Uniti dove entrano in collisione con la scena di San Francisco e ricevono la prima grande consacrazione, seguita alcuni mesi dopo dall’uscita del disco e il riconoscimento in patria. È una storia importante, senza dubbio, ma davanti allo schermo della Sala grande ciò che ci colpisce di più è la potenza trascinante di quelle note, la loro carica vitale intatta, il loro messaggio ancora da cogliere.

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