Il dibattito negli Stati uniti sui provvedimenti necessari per difendere la comunità afroamericana dagli abusi della polizia, sta vedendo il confronto tra due linee di pensiero politico e due schieramenti; chi vede come risolutoria una riforma della polizia, e chi pensa non sia sufficiente, e che alla polizia debbano essere concessi meno fondi economici in modo da depotenziata e demilitarizzarla.

Quest’ultima non è una richiesta nuova, esiste da anni, ma è diventata più popolare dopo la morte di George Floyd. Alcune città come New York e Los Angeles l’hanno adottata in questi giorni, ma a livello nazionale la situazione è molto più complessa.

Nonostante Trump affermi che Biden sia favorevole a togliere fondi alla polizia, in realtà l’ex presidente è un convinto sostenitore della linea delle riforme. Il suo partito ha annunciato una proposta di legge per introdurre alcune di queste riforme applicabili a livello federale, ma nonostante questa non sia la linea più radicale sembra difficile che la legge possa essere approvata al Senato, dove i Repubblicani hanno la maggioranza e nessun dubbio sul fatto che la polizia vada benissimo così com’è ora.

La proposta dei democratici è sostenuta alla Camera da oltre 200 deputati ed è stata definito dalla stampa Usa «uno dei tentativi più completi per cambiare il modo in cui i poliziotti svolgono il loro lavoro».

Tra i sostenitori di questa riforma ci sono senatori e deputati del gruppo che riunisce la maggior parte dei parlamentari afroamericani, il Congressional Black Caucus, e tra i firmatari della legge ci sono gli ex candidati afroamericani alle primarie democratiche, la senatrice della California Kamala Harris e il senatore del New Jersey Cory Booker.

I repubblicani del Senato hanno già avvertito di non voler votare per una legge federale che andrebbe quindi a depotenziare le amministrazioni locali a cui devono rispondere i corpi di polizia, ma anche in caso dovessero esserci i numeri è altamente improbabile che Trump apponga la sua firma alla legge.