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Il controvertice di Cali mette sotto accusa i «mercanti della natura»

Proteste ambientaliste alla Cop16 di Cali (Colombia)Proteste ambientaliste alla Cop16 di Cali (Colombia) – Ernesto Guzman /Epa

Intervista a due attiviste A Cali in queste giornate si stanno avvicendando centinaia di eventi paralleli agli eventi ufficiali organizzate dalle associazioni ambientaliste latinoamericane. Tra queste organizzazioni c’è Censat Agua Viva. Abbiamo intervistato Linda Gonzalez, coordinatrice dell’area selva e biodiversità e Daniela Mendoza Olarte, ingegnere ambientale

Pubblicato circa 12 ore faEdizione del 31 ottobre 2024
Laura GrecoCALI (Bolivia)

Non solo Cop: a Cali in queste giornate si stanno avvicendando centinaia di eventi paralleli agli eventi ufficiali. Le organizzazioni ambientaliste latinoamericane costruiscono reti e alleanze in vista della Cop 30 sul clima che si realizzerà nel 2025 in Brasile con l’obiettivo di individuare obiettivi condivisi e di denunciare gli interessi che muovono i processi decisionali nei consessi ufficiali.

Tra queste organizzazioni c’è Censat Agua Viva, il nodo di Friends of the Earth in Colombia. Abbiamo incontrato Linda Gonzalez, coordinatrice dell’Area Selva e Biodiversità e Daniela Mendoza Olarte, ingegnere ambientale che fa parte dell’equipe.

Daniela Mendoza Olarte ha lavorato per molti anni in un’azienda che si occupa di vendita e certificazione di crediti di carbonio, venduti alle aziende per compensare le loro emissioni di Co2. Se n’è andata dopo aver compreso quanto fosse perversa la logica di monetizzazione della natura ed ha iniziato a lavorare a Censat. Ora in Colombia è una delle massime esperte di offsetting di biodiversità. A loro abbiamo chiesto di spiegarci dal di dentro alcune delle questioni in discussione alla Cop.

Daniela, lei che li hai visti da vicino, può spiegarci cosa sono i crediti di biodiversità e che tipo di impatto potrebbero avere sulle comunità locali?

Mendoza: I crediti di biodiversità sono un meccanismo puramente economico, simile ai crediti di carbonio, che permette al settore privato, e anche agli Stati, di investire nella mercificazione della natura, sostenendo che si tratta di una forma di sostegno alla protezione della biodiversità.

In pratica le aziende che hanno attività estrattive, e che generano un impatto in qualsiasi parte del mondo, possono compensare le loro azioni distruttive e contaminanti attraverso l’acquisto di crediti per la biodiversità, dando soldi per progetti che proteggono una porzione di foresta, un fiume o un qualsiasi ecosistema.

È una iniziativa nuova, ancora non regolamentata, un meccanismo economico che in teoria consente alle aziende di contribuire alla conservazione. Questi progetti si dovrebbero realizzare in territori in cui vivono delle comunità, e dovrebbero essere gestiti da grandi Ong, da imprese o dallo Stato.

Nel caso della Colombia, si inserirebbero in un contesto in cui storicamente esiste un conflitto molto forte relativo all’accaparramento di terra, con un conseguente problema di disuguaglianza sociale. Questo tipo di iniziative hanno bisogno di terra, e porterebbero ancora una volta le comunità a lottare per rivendicare i loro diritti a gestire in autonomia i loro territori.

ll ministro dell’Ambiente colombiano ha emesso il 1° credito di biodiversità (secondo nel mondo) di 50 milioni di dollari. I crediti di biodiversità sono un meccanismo puramente economico, simile ai crediti di carbonio, che permette al settore privato, e anche agli Stati, di investire nella mercificazione della natura, sostenendo che si tratta di una forma di sostegno alla protezione della biodiversità.
Proteste contro le trivellazioni di gas e petrolio in Amazzonia alla Cop16 di Cali (Colombia)
Proteste contro le trivellazioni di gas e petrolio in Amazzonia alla Cop16 di Cali (Colombia), foto Ernesto Guzman /Epa

Come si sta discutendo il tema dei crediti di biodiversità all’interno della Cop16, quali sono gli interessi in campo?

Gonzalez: In questa Cop16, nella parte ufficiale dei negoziati, nella Zona Blu, la questione della compensazione della biodiversità o dei crediti per la biodiversità non viene realmente discussa come punto ufficiale dell’agenda. Tuttavia, negli spazi sotterranei, nelle conversazioni, nei corridoi, nei gruppi di contatto più interni, le imprese e i funzionari statali affrontano questo tema.

Quello a cui stiamo assistendo è una vera e propria azione di lobby che tenta lentamente di introdurre concetti nuovi e proposte che non possono evidentemente ancora occupare uno spazio ufficiale perché incontrerebbero troppe resistenze. Tuttavia potremmo trovare il tema dei crediti di biodiversità nel documento finale, senza che questo sia stato chiaramente affrontato dai delegati nelle sessioni ufficiali.

Gli Stati che stanno spingendo questo tipo di iniziativa sono soprattutto Francia e Inghilterra. Perché?

Gonzalez: È molto importante sottolineare che paesi come l’Inghilterra, così come la Germania, la Norvegia e gli Stati Uniti, sono stati fortemente legati al mercato del carbonio come strumento per la compensazione delle proprie emissioni di Co2 per allinearsi ai target globali per il contrasto al cambiamento climatico.

Negli ultimi anni il mercato del carbonio è stato oggetto di grandi critiche e di scandali legati agli enti certificatori. Per questo paesi come l’Inghilterra hanno bisogno di nuove fette di mercato, e di costruirsi una nuova immagine pulita e green. La Francia ha grandi interessi nel controllo dell’Amazzonia, e il mercato dei crediti di biodiversità possono essere un modo per implementarlo.

In generale l’atteggiamento di questi paesi continua la tradizione coloniale, in cui l’occupazione dello spazio naturale e la mercificazione della natura, diventano nuovi asset sui quali costruire controllo geopolitico funzionale alle politiche estrattiviste e di sovranità energetica.

«L’atteggiamento di alcuni Paesi continua la tradizione coloniale, in cui la mercificazione della natura diventa un nuovo asset sul quale costruire un controllo geopolitico funzionale alle politiche estrattiviste e di sovranità energetica»Linda Gonzales

Qual è la posizione del governo colombiano rispetto al tema dei crediti di biodiversità?

Gonzalez: Le opinioni sui crediti per la biodiversità nel governo ad oggi sono molto distanti. Non c’è una posizione governativa chiara e omogenea. Tuttavia è notizia del 28 ottobre scorso l’emissione da parte del Ministero dell’Ambiente colombiano del primo credito di biodiversità (il secondo nel mondo) di 50 milioni di dollari. Il bond si è concretizzato con la firma di un accordo tra il Banco Davivienda e l’International Finance Corporation (Ifc). Questa operazione fa ufficialmente entrare la Colombia nel mercato dei crediti di biodiversità Tra le proposte nei corridoi della Cop ve ne è una relativa all’ipotesi di cancellazione del debito della Colombia attraverso lo scambio con i crediti verdi. Questo sarebbe estremamente pericoloso e pone delle pesanti condizionalità sullo sviluppo del paese. E’ molto importante che le nostre organizzazioni continuino a monitorare questo processo sia livello nazionale che a livello internazionale.

Laura Greco fa parte di A Sud. «A Sud» è in Colombia per seguire i lavori della Cop16 Biodiversità nell’ambito di un percorso di documentazione, racconto e di articolazione sociale. Il percorso di «A Sud» proseguirà alla Cop30 sul Clima di Belem, in Brasile, nel 2025. Il materiale raccolto in Colombia diventerà un Podcast co-prodotto con Fandango.

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