L’ex assessore di Valencia: «Questa giunta è negazionista e ha minimizzato»
«In questo momento il cuore è prima di tutto verso chi soffre. Mi arrivano messaggi: c’è gente isolata da ore, famiglie senza luce e senza acqua. E poi i morti, tanti. Bisogna salvare tutti, ed evitare che riaccada».
Giuseppe Grezzi è italiano, ma da ormai un quarto di secolo vive, lavora e fa politica a Valencia, la comunità autonoma epicentro della devastante alluvione che ieri ha colpito la Spagna. Lui si definisce un figlio dell’Erasmus, ma al contrario: da studente a Bologna ha conosciuto una ragazza valenciana, e per lei si è trasferito. Con gli autonomisti di sinistra di Compromís si è impegnato a trasformare in senso ecologico la città e la regione negli anni dei governi di centrosinistra. Assessore alla mobilità e allo spazio urbano, presidente del trasporto pubblico locale: «Abbiamo aumentato le bici, i bus, gli spazi pedonali». Ci racconta. Della sua terra adottiva, però, oggi non si parla per i successi verdi.
Più di 70 morti e un sistema di allarme contestato: qual’è la sua analisi?
C’è evidentemente il ruolo del cambiamento climatico, che intensifica questi fenomeni. Lo si è visto negli ultimi mesi in tutto il Mediterraneo, Italia compresa. Il mare è caldo, c’è molta energia, e questa finisce con lo sfogarsi violentemente, Da noi è piovuta in otto ore la pioggia che normalmente cade in un anno e mezzo. Ma assieme al fenomeno globale c’è l’aggravante locale. Da quattro giorni si sapeva che la tormenta stava per arrivare, ma non si è fatto niente. Il presidente della comunità autonoma, di centrodestra, alle 12:00 di ieri tranquillizzava in conferenza stampa, diceva che per le sei del pomeriggio sarebbe finita. Il primo sms del sistema di allerta ci è arrivato alle 20:15, ma gli allagamenti erano in corso da almeno tre ore! La gente nel frattempo era fuori casa ed è rimasta bloccata a lavoro, nelle fabbriche, nei centri commerciali. La città di Valencia è stata parzialmente risparmiata, ma i paesi attorno – spesso peraltro privi di piani di prevenzione – sono stati travolti.
Perché la giunta non ha preso le dovute contromisure?
La mia sensazione è che ci sia un problema ideologico e psicologico insieme. Questi al governo sono destra negazionista, hanno l’appoggio degli estremisti di Vox. Se passi il tempo a dire che il cambiamento climatico non esiste, che è allarmismo, al momento dei fatti non prenderai decisioni all’altezza del problema. Quando governavamo noi (la coalizione di Psoe, Podemos e Compromís) avevamo lavorato a un piano per l’emergenza climatica: loro oggi parlano di portare nuovi grandi eventi, di come cementificare le coste per costruire nuovi hotel. Un dato su tutti: appena arrivati, hanno eliminato in pompa magna l’Unidad Valenciana de Emergencia, l’unità di crisi che avevamo costituito noi proprio per queste situazioni. Se ne vantavano, dicevano che era una spesa inutile. Oggi si vede che, forse, a qualcosa serviva.
Cosa bisognerebbe fare per preparare il territorio a nuovi eventi di questo tipo?
Innanzitutto il piano per le zone alluvionabili. I torrenti con questa pioggia diventano autostrade d’acqua, e se trovano una costruzione la spazzano via. Bisogna allontanare gli abitati dalle aree a rischio. Poi serve rafforzare il territorio: bloccare la cementificazione e aumentare gli alberi, che trattengono l’acqua. Un programma ci sarebbe: lo si era fatto nel 2003, e mai applicato. Nel 2019 lo aggiornammo, ma questa nuova giunta ha deciso di bloccare tutto.
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