La fauna che semina
Biodiversità La perdita della fauna selvatica, secondo uno studio pubblicato su Science, è una minaccia anche perché vengono a mancare gli animali dispersori di semi
Biodiversità La perdita della fauna selvatica, secondo uno studio pubblicato su Science, è una minaccia anche perché vengono a mancare gli animali dispersori di semi
La Conferenza Internazionale sulla biodiversità dell’Onu che è in corso di svolgimento in Colombia si tiene a poche settimane dalla pubblicazione di un rapporto catastrofico pubblicato dal Wwf internazionale sullo stato di conservazione della fauna selvatica: secondo il Wwf’s Living Planet Report (LPR) 2024 nel giro di soli 50 anni la dimensione media della popolazione mondiale dei vertebrati selvatici, acquatici e terrestri, ha subito una riduzione del 73%.
UNA VERA E PROPRIA CRISI DELLA NATURA che si accompagna e si intreccia con la crisi climatica. Va da sé che anche in questo caso, raccomandano gli scienziati, è necessaria un’azione urgente, radicale e collettiva, per evitare il disastro.
Nel frattempo, va sempre peggio: lo stesso indice, che viene calcolato ogni due anni, nel 2022 segnalava un declino del 69%, un punto percentuale in più dei due anni precedenti, mentre nel 2020 era del 60 %.
Una perdita di 13 punti percentuali nel giro di 4 anni, che non riguarda solo gli animali ma si riflette sugli ecosistemi in cui vivono, data l’intrinseca «intersezionalità» della natura, a cui con grande evidenza l’unica estinzione di massa che darebbe un qualche giovamento sarebbe quella della specie umana.
Secondo un report internazionale del Wwf, nel giro di soli 50 anni la dimensione media della popolazione mondiale dei vertebrati selvatici, ha subito una riduzione del 73%, una vera e propria crisi della natura del Pianeta
UNA CORSA A ROTTA DI COLLO VERSO ciò che in gergo viene chiamato tipping point, ovvero soglia critica, diciamolo pure, punto di non ritorno: una situazione in cui i complessi equilibri che sostengono gli ecosistemi sono talmente compromessi da non poter più recuperarsi, o almeno non alla velocità con cui si sono deteriorati; le conseguenze, per l’intersezionalità di cui sopra, sono disastrose a 360°.
SCORRENDO IL REPORT È INTERESSANTE rilevare come ancora una volta al primo posto e con un peso decisivo fra i fattori causa di questo rapido declino troviamo il sistema alimentare globale.
La perdita di habitat determinata dall’agricoltura rappresenta una minaccia per oltre l’80% di tutte le specie di uccelli e mammiferi terrestri monitorate, mentre la pesca eccessiva è la principale causa di perdita di biodiversità negli ecosistemi marini.
La perdita di habitat determinata dall’agricoltura rappresenta una minaccia per oltre l’80% di tutte le specie di uccelli e mammiferi terrestri, mentre la pesca è la principale causa di perdita della biodiversità marina
IL REPORT DEFINISCE IL SISTEMA alimentare globale «intrinsecamente illogico», in quanto oltre a essere la causa principale della perdita di habitat, è responsabile del 70% del consumo di acqua e di oltre un quarto delle emissioni di gas serra, ma allo stesso tempo non fornisce la nutrizione di cui le persone hanno bisogno, anzi, paradossalmente sta minando la nostra capacità di nutrire l’umanità ora e in futuro.
LA PERDITA DELLA FAUNA SELVATICA, infatti, rappresenta una minaccia per il sistema alimentare stesso. La quasi estinzione di alcuni insetti impollinatori, ad esempio, mette a repentaglio il 5-8% della produzione agricola mondiale.
Anche la diversità delle colture sta diminuendo: l’86% dell’apporto energetico dell’umanità a livello globale proviene da sole 17 piante coltivate, si tratta di una perdita di biodiversità che rende le colture alimentari più vulnerabili ai parassiti e alle condizioni meteorologiche estreme.
Le specie vegetali che hanno affidato agli animali la loro discendenza in Europa sono 2.248, e ci sono 11.414 interazioni tra 1.902 specie di piante e 455 animali. Ogni specie disperde 13 specie vegetali
UNA RICERCA RECENTEMENTE pubblicata sulla rivista scientifica Science ha fatto suonare un’altra sirena d’allarme legata al declino della fauna selvatica e ha indicato un ulteriore tassello del complicato algoritmo naturale: le piante hanno bisogno degli animali non solo per l’impollinazione ma anche per la dispersione dei loro semi.
Un meccanismo quasi magico come la coevoluzione fa sì che in alcuni casi si possa creare una relazione pianta-animale altamente esclusiva che da una parte garantisce a entrambi il massimo successo riproduttivo, ma che dall’altra, nel momento in cui uno dei due componenti della relazione viene a mancare, trascina l’altro nel baratro.
Secondo la ricerca pubblicata su Science, il 60% delle piante europee ha almeno uno dei suoi dispersori in via di estinzione e un terzo delle specie vegetali ne ha più di uno. Le interazioni piante-animali sono minacciate al 30%
E’ proprio quello che sta succedendo alle piante europee secondo i ricercatori dell’Università di Coimbra in Portogallo, che introducono un’altra crisi, quella della dispersione dei semi.
SI TRATTA DI UNO STUDIO magnifico che innanzitutto raduna per la prima volta una serie di dati che ci informano esaustivamente su chi sono gli animali dispersori, questi dispensatori involontari di vite altrui, che vanno dagli orsi agli insetti passando per gli uccelli e interessando addirittura rettili, pesci e molluschi.
LE SPECIE VEGETALI CHE SI SONO evolute affidando agli animali la loro discendenza in Europa sono 2248, e sono state contate 11.414 interazioni tra 1902 specie di piante e 455 animali. Ognuna delle specie animali disperde in media il seme di 13 specie vegetali, mentre ogni pianta può contare su una media di nove dispersori.
LA CRISI SI BASA SUL FATTO CHE IL 30% degli animali dispersori risulta minacciato. Anche se solo l’1% delle piante disperse figura nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, per due terzi del totale non esistono dati sul loro stato di minaccia. Secondo questo lavoro, il 60% delle piante europee ha almeno uno dei suoi dispersori in via di estinzione e un terzo delle specie vegetali ne ha più di uno.
La diversità delle colture sta drasticamente diminuendo: l’86% dell’apporto energetico dell’umanità proviene da 17 piante coltivate
NEL COMPLESSO, LE INTERAZIONI piante-animali sono minacciate almeno per il 30%: un declino comparato dagli autori a quello degli impollinatori che solo adesso si comincia a studiare e che sta compromettendo il futuro di molte specie vegetali.
Cop 16: gli uccelli limicoli migratori sono a rischio
Crollo delle popolazioni mondiali di uccelli limicoli che frequentano le zone di costa: tra i più colpiti piovanello pancianera, pivieressa e piovanello comune. Lo afferma la Lista rossa dell’Iucn: 16 le specie ora riclassificate con un maggiore grado di minaccia.
Le popolazioni di limicoli migratori come piovanelli, pivieresse, corrieri e altri, sono crollate a livello globale, alcune di oltre il 30%: 16 sono le specie riclassificate dalla «Lista rossa» mondiale dell’Iucn e collocate ora in categorie di maggiore minaccia di estinzione.
Lo rende noto la Lipu insieme al network BirdLife International, mentre la Conferenza delle Nazioni unite sulla biodiversità in corso in Colombia entra negli ultimi giorni di negoziati.
«BirdLife International», insieme ai propri partner di 119 Paesi, è unanime nel chiedere ai governi presenti alla COP16 della Conferenza sulla diversità biologica di intensificare le azioni urgenti a favore delle specie per invertire il declino e fermare le estinzioni di queste specie.
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