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Il clima è cambiato, e in Italia aumentano gli eventi estremi

Il clima è cambiato, e in Italia aumentano gli eventi estremiDopo il nubifragio a Partaccia marina di Carrara – Ansa

Fuori programma Piogge intense, trombe d’aria, grandinate, siccità, temperature elevatissime, «il 2022 è da codice rosso». Legambiente aggiorna la Mappa del rischio: 132 eventi estremi da gennaio a luglio, è il numero più alto della media annua del decennio

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 20 agosto 2022

L’alternarsi di eventi climatici estremi è diventato in Italia una drammatica consuetudine. Soprattutto in questo 2022 da «codice rosso». Non si tratta di allarmismo di maniera, lo dicono i dati raccolti da Legambiente, che da gennaio a luglio ne ha contati 132, il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio. Si va, appunto, da un estremo all’altro: trombe d’aria e ondate di calore, siccità e nubifragi (ieri bombe d’acqua nel Cremonese e nel Ferrarese). Si tratta di fenomeni, determinati dai cambiamenti climatici, in aumento e che danneggiano città e colture e provocano anche morti.

L’associazione ambientalista ha diffuso, nell’ambito dell’Osservatorio Città Clima, la mappa aggiornata del rischio climatico, denunciando come l’Italia sia «l’unico dei grandi Paesi europei senza un piano nazionale di adattamento al clima». È rimasto in bozza dal 2018, «non può continuare a rincorrere le emergenze senza una strategia».

PREOCCUPANTE È IL DATO complessivo di eventi estremi degli ultimi anni: dal 2010 a luglio 2022 in Italia se ne sono verificati oltre 1.300, gli impatti più rilevanti in 710 comuni (all’incirca uno su dieci). Nello specifico si sono registrati: 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni da trombe d’aria, 157 danni alle infrastrutture da piogge, 123 esondazioni di fiumi, 63 danni da grandinate, 55 da siccità prolungata, 55 frane da piogge intense, 22 danni al patrimonio storico, 17 temperature estreme in città con ondate di calore.

«Non c’è più tempo da perdere», sottolinea il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, che aggiunge: «Chi si candida a governare il Paese per i prossimi 5 anni dovrebbe esplicitare quali soluzioni vuole mettere in campo per fronteggiare la crisi climatica, che rischia di mettere in ginocchio l’intero Pianeta». Per Ciafani «servono cambiamenti strutturali, politiche innovative, investimenti in tecnologie pulite e un non più rimandabile piano nazionale di adattamento al clima». Senza dimenticare «l’aggiornamento del Piano nazionale integrato Energia e Clima ai nuovi obiettivi europei di riduzione di gas climalteranti del RepowerEu».

E, MENTRE SI CONTANO i danni dei nubifragi degli ultimi giorni, interviene anche Confagricoltura con il presidente Massimiliano Giansanti: «La concentrazione di eventi climatici di eccezionale portata mette a rischio la tenuta delle imprese agricole. Siccità, nubifragi, grandine, trombe d’aria, ma anche incendi, spesso di natura dolosa, hanno conseguenze devastanti per il settore primario. È evidente che la gestione del rischio climatico sia diventata una questione di primo piano per il futuro dell’agricoltura italiana, ma anche europea. Non si tratta più di episodi sporadici. È necessario un nuovo approccio che comprenda la cura e la gestione del territorio, sfruttando anche le ricerche in materia di intelligenza artificiale e di elaborazione di modelli previsionali per contrastare, anche con forme di difesa attive, i fenomeni meteorologici estremi».

IL QUADRO, IN EVOLUZIONE, evidenzia danni ingenti in Toscana, Liguria, Emilia Romagna, Sardegna, Lazio, Veneto e Friuli, concentrati in alcune province dove i nubifragi hanno spazzato via frutteti, sradicato piante, allagato campi, scoperchiato serre, stalle e danneggiato gravemente le strutture. È bene ricordare come in questa estate l’agricoltura abbia patito un’estrema siccità. «I danni sono pesanti e la disponibilità finanziaria dell’apposito fondo ristori è inadeguata – contesta Giansanti – nonostante l’aumento di 200 milioni disposto dal governo con il Dl Aiuti Bis. La normativa in vigore risulta troppo complessa e lenta. Gli interventi pubblici devono essere più veloci per assicurare, oltre all’indennizzo dei danni, la ripresa dell’attività produttiva».

In Toscana la situazione sta tornando alla normalità; l’Emilia Romagna, seguendo l’esempio delle regioni confinanti, ha proclamato lo stato di crisi. A Ferrara un acquazzone eccezionale ha reso inutilizzabili le strade: in città, secondo i dati Arpae, sarebbe caduta in due giorni la metà della pioggia di tutto il 2021. Bomba d’acqua all’alba nella Bassa Cremonese, a Casalmaggiore, dove si sono registrati allagamenti e il Po si è ripreso lo «spiaggione» causato dall’estrema secca. Questa è l’unica nota positiva: le piogge hanno consentito al Po, nonostante il livello resti molto basso, di recuperare qualche decina di centimetri di portata.

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