Il centrodestra rialza la testa, ma Berlusconi frena Salvini
Comunali 2017 Il leader leghista rilancia il maggioritario. L’ex Cavaliere non vuole farsi imbrigliare. Ma il vero trionfatore della tornata elettorale è il governatore ligure Giovanni Toti
Comunali 2017 Il leader leghista rilancia il maggioritario. L’ex Cavaliere non vuole farsi imbrigliare. Ma il vero trionfatore della tornata elettorale è il governatore ligure Giovanni Toti
In un clima di volatilità elettorale come quello che vive tutta Europa persino i test delle urne sono poco affidabili. Ma anche a prenderli con le molle i dati di queste amministrative dicono che il centrodestra può vincere le prossime elezioni politiche. E’ in testa in molti dei ballottaggi decisivi, incluse città storicamente rosse come Genova, dove Marco Bucci, il candidato scelto dal governatore Toti, supera il candidato di centrosinistra Gianni Crivello di oltre 5 punti, 38,67% contro il 33,44%, e La Spezia, dove il candidato di centrodestra Peracchini supera di 7 punti il rivale di centrosinistra, Manfredini: 32,61% contro il25,2%. Ma la destra è avanti anche a Rieti, Taranto, Como, Oristano: tutte città con amministrazione uscente di centrosinistra. Una vittoria per la coalizione, ma in particolare per Toti, regista dell’alleanza con la Lega e per il Carroccio stesso.
A METÀ MATTINA un impetuoso Salvini già tenta lo sfondamento. Tanto per chiarire le cose fa campeggiare il logo «Salvini premier». «Se si andasse al voto in autunno faremo di tutto per avere una coalizione il più compatta possibile». Ma senza dimenticare che «la Lega è stata la forza trainante»: quel «Salvini premier» resta l’opzione numero uno del Carroccio. Segue un invito insidioso rivolto all’alleato azzurro: sposti Fi a favore del maggioritario per «la ricostruzione di una coalizione di centrodestra».
LA REPLICA DELL’EX CAVALIERE arriva nel pomeriggio, diplomatica, di quelle che dicono senza dire: «Il centrodestra può vincere quando è unito, quando sa far prevalere le ragioni dell’alleanza fondata su programmi concreti e sceglie candidati credibili espressione non del professionismo politico». Insomma ci vogliono nomi e programmi ben più moderati di quelli targati Carroccio.
Ma il punto chiave è quella proposta di slittamento verso il maggioritario che equivale a proporre una lista unitaria. Berlusconi sceglie una formula indiretta: «Nella gran parte delle città i candidati ottengono meno del 40%. Dati che non autorizzano a parlare di avvenuto ritorno al bipolarismo». E’ un no tondo rivolto al leghista. Liste unitarie e maggioritario possono funzionare quando c’è il bipolarismo.
In assenza del quale l’opzione privilegiata resta il proporzionale. Infatti Brunetta specifica che oggi in commissione Affari costituzionali Fi insisterà per non mollare la legge elettorale silurata in aula la settimana scorsa.
Berlusconi non ha intenzione di farsi legare le mani da un sistema elettorale o da una lista unica che ostacolerebbero il modello di “politica dei due forni” che ha in mente. Nel prossimo Parlamento vuole essere libero di governare con Renzi, ove fosse impossibile farlo con Salvini e Giorgia Meloni. Tanto meno gradisce un sistema che lo costringerebbe a definire subito il nodo della premiership, una di quelle bombe a orologeria capaci di squassare il nuovo centrodestra prima che nasca davvero.
Ma nei prossimi mesi resistere potrebbe rivelarsi per Berlusconi più difficile del previsto. Prima di tutto perché i dati del voto confermano le pretese della Lega che superare gli azzurri ovunque nel nord ma li tallona spesso anche al sud. Poi perché all’interno di Fi c’è una componente forte che marcia d’accordo con Salvini e che conta tra i suoi generali proprio Giovanni Toti, il governatore ligure che è il vero trionfatore di questa tornata. Abbondando in metafore calcistiche Toti si smarca dal gioco al massacro della premiership. Ma sulla lista unica è netto e del tutto favorevole. Proprio come gli altri alleati “minori” ma non certo trascurabili, prima tra tutti Giorgia Meloni, che glissa sul premier, vanta in questo momento un rapporto con Arcore meno conflittuale di quello che c’è tra il leader azzurro e Salvini ma chiede a gran voce la fine del dialogo con Renzi: «Smetta di trattare con l’altra metà campo».
MA SOPRATTUTTO c’è il nodo della legge elettorale. Se, come è quasi certo, Berlusconi non riuscirà a far ripartire l’accordo sul proporzionale, pur bocciando la proposta maggioritaria della Lega dovrà comunque affrontare le urne col Consultellum e sarà la legge stessa a spingere nella direzione più gradita a Salvini.
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