La sentenza del 1973 che la Corte suprema vorrebbe rovesciare è Roe vs Wade, dal nome di Jane Roe, pseudonimo della donna texana che nel 1969 voleva interrompere la gravidanza del suo terzo figlio, sfidando la legge dello Stato, rappresentato in corte dall’allora attorney general Henry Wade.

Il giudice Hanry Blackmun stabili che negare l’accesso all’aborto provoca danni che includono la minaccia alla salute fisica e mentale delle donne, costi finanziari e stigma sociale.

La Corte Suprema 49 anni fa deliberò 7 a 2 in favore della donna: sebbene la Costituzione non affronti direttamente la questione del diritto all’aborto, questo viene tutelato dal diritto alla privacy, in particolare attraverso il nono e 14esimo emendamento. Scotus concluse che «il diritto alla privacy personale comprende la decisione di abortire» e che questo diritto deve «prevalere sugli interessi regolatori degli Stati».

È proprio su questo punto che insiste il giudice Samuel Alito nella bozza diffusa da Politico, sostenendo che «la Costituzione non fa alcun riferimento all’aborto e nessun diritto del genere è implicitamente protetto da alcuna disposizione costituzionale».

Roe «è stata fin dall’inizio estremamente sbagliata», basata su un ragionamento «eccezionalmente debole» con «conseguenze dannose». «È tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti del popolo – si legge nella bozza – Questo è ciò che richiedono la Costituzione e lo stato di diritto».

Se la bozza dovesse venire confermata dal voto di giugno, non garantendo più il diritto a livello federale, la divisione fra Stati repubblicani e Stati democratici diventerebbe ancora più profonda.

Al momento le leggi più restrittive sull’aborto si trovano in Mississippi, Texas, Oklahoma, Florida, Arizona, Alabama, West Virginia, Ohio. Secondo il Center for Reproductive Rights, gruppo che combatte legalmente le restrizioni all’aborto e segue da vicino le leggi statali, è probabile che 25 Stati lo vieteranno quando sarà loro consentito.

Gli Stati democratici, invece, cercano di correre ai ripari: California, Colorado, New Jersey, Connecticut, New York, Maryland si propongono come Stati santuario che proteggono le donne, residenti e non, che vogliono interrompere una gravidanza indesiderata, e anche chi le aiuta, incluse le strutture e il personale medico che pratica aborti.