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Il caso Apostolico arriva al Csm, che però si divide

Il caso Apostolico arriva al Csm, che però si divide

La corrente di destra contro la pratica a tutela. Anche Nordio vuole fare ricorso: «Ci sono fondati elementi di incongruenza»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 4 ottobre 2023

Il Csm difende la giudice di Catania Iolanda Apostolico, violentemente attaccata dalla premier Giorgia Meloni e da vari pezzi della maggioranza perché non ha convalidato il fermo di quattro migranti al centro di Pozzallo. Tredici consiglieri hanno firmato la richiesta di apertura di una pratica a tutela di Apostolico e a pronunciarsi sul punto sarà la prima commissione, presieduta dal laico di Forza Italia Enrico Aimi. Qui i numeri non dovrebbero mancare: i voti certi sono tre su sei, con il quarto – il laico dei 5s Michele Papa che dovrebbe aggregarsi -, mentre più incerta la strada del plenum, visto che i 7 consiglieri di Magistratura Indipendente, l’ala destra dell’Anm, non hanno sottoscritto la richiesta. Formalmente l’iter prevede che, superato lo scoglio della commissione, debba essere il plenum a decidere (a maggioranza) se aprire un’istruttoria o archiviare.

«NON ABBIAMO ritenuto opportuno sottoscrivere la richiesta perché a prescindere dal merito noi al Consiglio non facciamo politica», spiega Bernardette Nicotra, di Mi, sul cui coinvolgimento le altre correnti (Area, Magistratura Democratica e Unicost) contavano anche in virtù del labor limae fatto sulla richiesta di apertura della pratica a tutela, dalla quale, ad esempio, è stato tolto il nome di Giorgia Meloni proprio per favorire l’adesione della corrente di destra. Tutto vano, l’appoggio non è arrivato e che si spera possa arrivare in seguito alla discussione del caso che avverrà in prima commissione. La giunta dell’Anm, dal canto suo, ha preso posizione in maniera piuttosto netta con un comunicato stampa rilasciato in assenza di delibera. Un fatto insolito e bisogna notare che Mi fa parte della giunta e non avrebbe mai votato alcun provvedimento simile. «Esponenti del governo e della maggioranza parlamentare esprimono una preoccupante visione delle prerogative di verifica di legalità esclusivamente attribuite alla magistratura – si legge – e ne minano l’indipendenza e l’autonomia».

INTANTO, da parte del governo l’attacco diretto ad Apostolico e alla magistratura va avanti. Se Giorgia Meloni ha rivisto al ribasso le sue posizioni («Non c’è nessuno scontro») il vicepremier Matteo Salvini continua a fare la faccia feroce: «Apprezzo i giudici che parlano con le sentenze non politicizzate e non con le interviste su Repubblica», ha detto, ribadendo poi che a suo parere sarebbe necessario riformare la giustizia separando le carriere dei magistrati. E mentre il Viminale ha già annunciato la propria intenzione di impugnare il provvedimento di Apostolico (l’avvocatura dello stato è già al lavoro), anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha aperto a questa ipotesi: «È un provvedimento che è oggetto di studio e di valutazione nel merito. Personalmente l’ho già letto, credo che ci siano fondate regioni per fare impugnazione e ricorso in Cassazione di concerto con il ministero degli Interni». Poi, con la consueta superbia mascherata da understatement, ha aggiunto: «È un provvedimento che come tutti gli altri è impugnabile, credo che lo faremo perché anche da un punto di vista tecnico, avendo anche io una certa esperienza di magistratura, ritengo che ci siano fondati elementi di incongruenza».

SUL PUNTO è intervenuto anche il consigliere indipendente del Csm Roberto Fontana, tra i promotori dell’iniziativa a sostegno di Apostolico. «Non è ammissibile che con riferimento al contenuto di un provvedimento si possa qualificare un magistrato come nemico della sicurezza nazionale o del governo», ha dichiarato .

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