Ombre, passaggi poco chiari, forse addirittura un complotto all’interno della procura di Milano. Le 111 pagine con cui i giudici di Brescia motivano la sentenza di condanna a un anno e tre mesi (pena sospesa) a Piercamillo Davigo per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla cosiddetta Loggia Ungheria tratteggiano un quadro a tinte molto fosche dello stato delle cose all’interno degli uffici investigativi milanesi. LO SCAMBIO dei verbali con le dichiarazioni del consulente di Eni Piero Amara, secondo i giudici, sarebbe avvenuto con modalità «quasi carbonare» da parte di Davigo «appaiono sintomatiche dello smarrimento di una postura istituzionale». In effetti...