Il Mondiale di calcio in Qatar è ancora caldo, insieme alle tante bandiere palestinesi sventolate sugli spalti da tifosi di tutto il mondo. Eppure lo sport nei Territori occupati palestinesi continua a subire sconfitte.

Dopo il caso del 2012 di Mahmoud Sarsak, portiere della nazionale di calcio palestinese, per 97 giorni in sciopero della fame contro la detenzione amministrativa comminata da Israele per tre anni senza accuse ufficiali, e dopo i due giocatori della nazionale uccisi a Gaza nel 2009 durante l’offensiva Piombo fuso, ieri a morire a Nablus è stato un altro giovane calciatore, Ahmad Atef Daraghama.

Ventitré anni, capocannoniere del campionato della Cisgiordania con il Thaqafi Tulkarem, è stato ucciso dall’esercito israeliano durante una protesta contro l’ingresso di un gruppo di coloni nel sito della Tomba di Giuseppe. Secondo l’esercito, i palestinesi avrebbero aperto il fuoco contro le truppe. Sono almeno 220 i palestinesi uccisi nei Territori nel 2022.

Il premier dell’Autorità nazionale Shtayyeh ha chiesto alla Fifa di condannare l’uccisione. Da anni la Federcalcio palestinese chiede di fare pressioni su Israele perché permetta libertà di movimento e l’importazione dall’estero di equipaggiamento sportivo.