Ha indossato la fascia tricolore per la prima volta da sole 48 ore e adesso vuole già dimenticare stampa e telecamere per mettersi al lavoro. Andrea Furegato, nonostante i 25 anni, ha le idee chiare sul suo futuro da sindaco di Lodi. Eletto con il 59% dei voti e sostenuto da una coalizione di centrosinistra (allargata al M5s) è impaziente di dedicarsi a ciò per cui è stato eletto: «rispondere alle esigenze dei cittadini con la stessa nettezza con cui loro si sono espressi alle urne».

Di lui si è detto molto: dalla laurea a pieni voti in Economia alla Cattolica di Milano fino alla passione per il judo. Difficile immaginare che sveli altro di sé oltre a quel poco che si intravede scorrendo i suoi social personali: una bandiera della pace e qualche scatto con Marco Pannella e Javier Zanetti. Si avverte presto che non è avvezzo alle polemiche. Quando gli chiediamo se pensa che la sua vittoria sia figlia della politica discriminatoria della destra degli ultimi cinque anni – l’ex sindaca leghista Sara Casanova, nel 2017 aveva firmato un’ordinanza, giudicata poi discriminatoria dalla Corte d’appello di Milano, che limitava di fatto la mensa scolastica solo a italiani e cittadini comunitari – risponde: «Sicuramente ha influito un certo atteggiamento ma è sempre difficile determinare le cause esatte di un risultato elettorale. Io però la considero una pagina chiusa. È il motivo per cui ho detto e ribadisco che voglio essere il sindaco di tutti. E amministrare per tutti vuol dire mantenere un atteggiamento di apertura, collaborazione e inclusione nei confronti dell’intera città delle sue articolazioni».

Quello che Furegato non dice, ma che non nega, è che anche alcuni esponenti della politica locale ed elettori più vicini al centrodestra hanno deciso di votare per lui. Quanto alla sua parte politica, il cosiddetto campo largo come punto di partenza per le prossime regionali del 2023 si dice fiducioso nella buona strada intrapresa dalla coalizione: «È stato fatto un lavoro straordinario e credo che sia uno spunto applicabile anche alle future sfide elettorali ma al momento non c’è l’identikit del candidato perfetto per Palazzo Lombardia. Attenzione anche a definire questa compagine come ‘modello’ per altre realtà: la proposta nata qui a Lodi era calibrata su Lodi, sui problemi della città, sulle sue aspettative. Certo, quello che è indubbio è la necessità di un cambio di passo nella governance della Regione Lombardia, da anni risultata insoddisfacente».

Furegato è ansioso di mettersi al lavoro e dunque taglia corto sulle sfide elettorali che riguarderanno il suo partito. Ci tiene a spiegare il suo cronoprogramma per i mesi a venire: «Ho cominciato, e proseguirò, nell’incontrare i dipendenti del comune perché ritengo che chi guida una struttura politico-amministrativa debba collaborare con le risorse umane. La vera urgenza è la nostra casa di riposo, la Fondazione Santa Chiara, attualmente in gravi condizioni economico-finanziarie. C’è una proposta della precedente giunta che riteniamo vada ridiscussa e la scadenza è il 30 giugno, quindi c’è da lavorare. Un’ipotesi potrebbe essere la rimodulazione dei servizi erogati, che potrebbe portare a nuovi ricavi. Di certo, faremo una richiesta di adeguamento del contributo regionale pro capite che purtroppo rimane sempre sotto il 50% previsto dalla legge».

La Rsa Santa Chiara, nelle ultime settimane, ha visto un sostanziale aumento delle rette: 10 al giorno, ben 300 euro al mese, in più per le famiglie i cui parenti sono ospiti della struttura assistenziale cittadina. Ciò in ragione dei conti in rosso della fondazione. Furegato sa che ad aspettarlo, ma non nell’immediato c’è anche la carenza dei medici di base, dovuta a prossimi pensionamenti. «Dobbiamo impegnarci fin da ora per cercare di invertire la tendenza ed evitare situazioni critiche», come quella verificatasi nella provincia di Bergamo, dove circa 23mila persone sono senza medico di medicina generale.