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Il campione di «Go» sconfitto dall’algoritmo

Il campione di «Go» sconfitto dall’algoritmo

Corea del sud Seul rischiava di rimanere indietro, anche a causa di scandali economici e politici. La vittoria della «macchina» ha riattivato investimenti e una nuova corsa all’Ai

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 30 maggio 2018

Lee Se-dol è rimasto senza parole. Il primo a stupirsi della propria sconfitta è stato proprio il campione sudcoreano di Go.  «Non pensavo fosse così forte», ha ammesso il giocatore professionista, nono dan del gioco da tavolo e strategia inventato in Cina 2500 anni fa. Siamo a marzo del 2016.

Soltanto pochi giorni prima della partita Lee era infatti ancora convinto di poter battere AlphaGo il sistema sviluppato da DeepMind, azienda britannica acquisita nel 2014 da Google.
Le certezze del maestro coreano avevano però iniziato a vacillare già prima della partita, al meglio delle cinque vittorie. «Mi è stato spiegato il funzionamento dell’algoritmo, la sua capacità di acquisire, per così dire, l’intuizione umana. Credo di dover essere un po’ più insicuro (sull’esito del match, ndr). Ritengo più alta la possibilità che la partita non finisca cinque a zero». In un certo senso il maestro ha avuto ragione.

La sfida è terminata 4-1 per AlphaGo, che già sul 3-0 aveva chiuso la partita. Per i tifosi di Lee, scrisse all’epoca il Choson Ilbo, l’aver almeno strappato un punto alla macchina, è stato un po’ come tirare un sospiro di sollievo: il campione, vincitore di 47 titoli e 18 mondiali, aveva almeno salvato l’onore degli umani.
Una piccola soddisfazione, durata lo spazio di una giocata, che ha permesso a Lee di portarsi almeno sul 3-1 evitando il cappotto. Nel quinto gioco, la macchina ha infatti confermato le proprie abilità, sconfiggendo per la quarta volta il maestro.

In passato non erano mancate vittorie di computer contro l’uomo a dama o scacchi, il successo dell’intelligenza artificiale a go, considerato un gioco nel quale creatività e intuito sono decisivi, è stato letto alla stregua di un punto di svolta nello sviluppo della tecnologia.
Demis Hassabis, amministratore delegato e fondatore di DeepMind, era stato molto chiaro. L’incontro serviva a capire quanto l’algoritmo fosse flessibile e in quale misure fosse in grado di apprendere e quindi progredire.

Lo stesso andamento della partita è stata uno choc per il campione. Fino almeno alla metà dell’incontro era convinto di poter aver la meglio sul AlphaGo.
Sottolinea il quotidiano Hankyoreh che Lee non fu il solo a rimanere sorpreso per l’esito. Diversi professionisti che giudicavano quanto meno strane le mosse dell’algoritmo hanno dovuto ricredersi.
Già nella prima delle cinque sfide l’attitudine degli esperti riguardo alle capacità dell’algoritmo è mutata.

Le cronache di questi giorni ricordano come mentre Lee poteva basare la propria conoscenza della strategia dell’algoritmo soltanto dallo studio degli incontri tra la macchia e il campione europeo Fan Hui (sconfitto 5-0 nell’ottobre 2015 e comunque di una categoria ben più bassa rispetto al coreano), di contro AlphaGo aveva potuto affinare il proprio gioco con decine di migliaia di informazioni da precedenti partite dell’avversario.
Anche la scelta di Lee di partire con una strategia non convenzionale non è servita. A differenza di quanto accaduto a Londra contro Fan, l’algoritmo ha puntato su una strategia aggressiva. «Giorno dopo giorno», spiga l’Atlantic, l’algoritmo «ha conquistato superiorità e i risultati sono sconcertanti».
Considerazioni che valgono poco. La sconfitta, in un Paese che da lì a pochi mesi sarebbe precipitato nello scandalo politico costato l’impeachment e il carcere alla presidente Park Geun-hye, è stata un colpo per l’intera nazione.

Una rapida rassegna stampa riportata dal South China Morning Post offre una panoramica del senso di smarrimento che la vittoria dell’algoritmo ha provocato tra i sudcoreani. Titoli di giornali mettevano in guardia contro «l’evoluzione dell’intelligenza artificiale», mentre lo Joong Ang Ilbi raccontava di cittadini ubriachi per dimenticare quanto accaduto. In realtà la vittoria di AlphaGo ha fatto anche da acceleratore per il finanziamento della ricerca nell’intelligenza artificiale in Corea del Sud.

Il Paese, quarta economia dell’Asia e dodicesima al mondo, ha fama di essere sempre in prima fila quando si parla di futuro e innovazione.
Sul tema dell’intelligenza artificiale i sudcoreani hanno però rischiato di rimanere indietro rispetto ai concorrenti statunitensi, cinesi e giapponesi. La sfida tra Lee e l’algoritmo ha quindi contribuito al dibattito sul rapporto tra sviluppo dell’intelligenza artificiale e società. In questo contesto, ricorda Hyea Won Lee sul sito della Banca Mondiale, ministero della Scienza e della Tecnologia ha messo nero su bianco un piano strategico in materia per favorire la crescita del settore.

Governo di Seul e grandi imprese hanno messo sul piatto 730 milioni di dollari per la nascita un centro di ricerca pubblico-privato che vede il contributo di grandi conglomerati industriali quali Samsung, LG Electronics e Hyundai Motor.  Le risorse al 2022 potrebbero comunque raggiungere i 2 miliardi di dollari.

Il piano stilato dal governo intende infatti formare un migliaio di talenti specializzati nell’intelligenza artificiale, con borse di studio dedicate e corsi universitari.
Per lo sviluppo dell’industria dei chip orientata allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, i produttori locali potranno invece contare su un budget già approvato pari a 1 miliardo di dollari.
Cosa ha significato la vittoria di vittoria di AlphaGo? Non molto, secondo la rivista Atlantic. Se infatti la macchina fosse stata sconfitta avrebbe impiegato poco tempo a migliorare le proprie prestazioni.
La vera cosa importante non è progredire per vincere a Go, ma farlo per acquisire abilità in ambiti altri rispetto al gioco.

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