Resta sempre critica la situazione legata alla sicurezza dei civili in Nigeria dopo che questo fine settimana tre villaggi dello stato di Zamfara, nel nord-ovest del Paese, sono stati presi di mira da gruppi armati di «banditi» – come vengono denominati dal governo – causando «almeno 48 vittime», secondo quanto riportato dalle fonti locali all’agenzia Afp.

NONOSTANTE LE OPERAZIONI militari e le amnistie concesse dalle autorità, gli attacchi sono in costante aumento nel nord-ovest e nel centro del paese. Solo negli ultimi due mesi bande armate hanno attaccato un treno in partenza dalla capitale Abuja, rapendo decine di passeggeri, colpito l’aeroporto di Kaduna e ucciso più di 200 abitanti in una dozzina di villaggi nei distretti di Anka e Bukkuyum (stato di Zamfara).

Il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, ha invitato le forze di sicurezza a «fare di tutto per porre una fine immediata a questi orribili massacri». Nonostante l’impegno dell’esercito nel bombardare la vasta foresta dove si suppone si nascondano i principali gruppi, le autorità nigeriane non hanno ancora trovato una soluzione per arginare questi attacchi che, secondo l’Ong Acled, hanno causato «la morte di più di 2.600 civili e il rapimento di altre 1000 persone nel 2021».

A poco è servito il decreto ufficiale, pubblicato lo scorso gennaio, nel quale il governo nigeriano ha incluso tutte le principali bande criminali tra le «organizzazioni terroristiche». «Li abbiamo etichettati come terroristi e li tratteremo come tali» – aveva dichiarato al riguardo Buhari in un’intervista a Channels Television.

IL DECRETO È UN TENTATIVO da parte del governo e del presidente di rimediare alle sempre maggiori critiche riguardo «alla mancanza di sicurezza in tutto il paese» e alla recente sconfitta del suo partito nelle regionali (Anambra State), in previsione anche delle future presidenziali che si terranno a febbraio 2023.

Riguardo alle connivenze tra banditi e gruppi jihadisti un recente report di Malik Samuel – ricercatore esperto di Nigeria dell’Iss (Istituto studi sulla sicurezza di Bamako) – afferma che «lo Stato Islamico dell’Africa occidentale (Iswap) alimenta e sostiene questi gruppi con l’obiettivo di radicalizzarli e destabilizzare maggiormente la Nigeria».

Situazione altrettanto difficile anche nello Stato del Borno (nord-est della Nigeria) dove i combattenti di Iswap hanno ucciso almeno sette persone in un attacco al villaggio di Kautikeri, vicino alla cittadina di Chibok, lo scorso martedì.

Il nuovo attacco è avvenuto poche ore dopo l’arrivo del segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, a Maiduguri, capitale dello stato del Borno considerato come l’epicentro dell’insurrezione jihadista. Al termine della visita nei campi di accoglienza, un Guterres particolarmente emozionato ha garantito tutto il sostegno dell’Onu nei confronti di «oltre 4 milioni di profughi che vivono nella più totale insicurezza, anche alimentare»

DALLA MORTE DI ABUBAKAR Shekau, storico leader di Boko Haram, nel maggio 2021, gli equilibri di potere sono cambiati nel nord-est della Nigeria. Ora Iswap domina la regione e la presa della foresta di Sambisa – ex roccaforte di Shekau – da parte degli uomini dello Stato islamico, ha spinto molti ex combattenti ad arrendersi alle autorità. Ma «queste massicce “consegne” di militanti jihadisti (almeno 5mila) sono difficili da gestire per le autorità e la mancanza di cure e prospettive adeguate rischia di spingere alcuni di questi uomini a tornare rapidamente al jihadismo», secondo l’ultimo rapporto dell’International Crisis Group.