Il barrage ha tenuto, ma sulla schiena della sinistra
Francia Il 70% del fronte popolare (e solo il 43% dei moderati) ha fatto la desistenza. Dieci milioni di voti al Rassemblement lepenista, come al primo turno: era ed è il primo partito
Francia Il 70% del fronte popolare (e solo il 43% dei moderati) ha fatto la desistenza. Dieci milioni di voti al Rassemblement lepenista, come al primo turno: era ed è il primo partito
Il primo dato che racconta quanto le elezioni legislative francesi siano state eccezionali, è il numero dei votanti: quasi 29 milioni di persone si sono recati alle urne domenica, il 67% degli aventi diritto. Mai un secondo turno di un’elezione legislativa francese è stato così partecipato sin dal 1997, cioè da prima che le elezioni per la camera venissero organizzate in quasi-concomitanza con le presidenziali.
Malgrado il relativamente basso numero di seggi conquistati, visti i pronostici, il Rassemblement National di Marine Le Pen è riuscito ad accumulare ben 10 milioni di voti, praticamente lo stesso numero di preferenze ricevute al primo turno. Il Nuovo Fronte Popolare, dal canto suo, ha raccolto 7 milioni di voti (due milioni in meno del primo turno) e la coalizione macronista 6.3 milioni di preferenze (quasi uguale a quanto realizzato al primo turno). Tali discrepanze tra primo e secondo turno sono dovute alle «desistenze» dei candidati imposte dal «fronte repubblicano» per sbarrare il passo ai candidati dell’estrema destra. La maggioranza dei candidati ritiratisi all’indomani del primo turno, infatti, erano del Nfp (127 contro una novantina della coalizione macronista).
Se quindi il Rn rimane il primo partito del paese, tuttavia, nel particolare scrutinio uninominale a doppio turno non è (ancora?) in grado di ottenere una maggioranza, laddove tiene il «cordone sanitario» dal centro-destra alla sinistra. La tenuta del «fronte repubblicano» era una delle grandi incognite dello scrutinio e, secondo gli studi disponibili (in particolare una serie di sondaggi dell’istituto Ipsos), si può oggi dire che se il barrage ha tenuto, è soprattutto grazie agli elettori e ai dirigenti della sinistra francese.
Secondo i sondaggi, più del 70% degli elettori che hanno votato Nfp al primo turno hanno poi votato un candidato macronista o dei Républicains (destra gollista) al secondo, rispettando la «disciplina repubblicana.» Al contrario, solo 43% degli elettori che hanno votato un macronista al primo turno hanno votato un candidato de La France Insoumise al secondo, una percentuale che si eleva al 53% quando al secondo turno vi era un candidato del Nfp non insoumis.
All’interno del campo della sinistra, inoltre, si osserva un riequilibrio dei rapporti di forza. Dopo le elezioni del 2022, nella quale la gauche si presentò unita sotto i colori della Nupes, Lfi era chiaramente la forza egemonica, con 65 seggi a fronte dei 28 del Partito Socialista (Ps), seconda forza della coalizione. Oggi, gli insoumis dovrebbero poter contare su 77 seggi, a fronte dei 62 del Ps. Inoltre, a parte l’elezione del militante antifascista Raphaël Arnault e dell’attivista dei quartieri popolari Aly Diouara, una serie di candidati dei movimenti sociali e antirazzisti, promossi da Lfi, sono stati eliminati al secondo turno. La leader delle lotte delle donne delle pulizie Rachel Kéké, la militante contro le violenze della polizia Amal Bentounsi, così come la personalità giovanile Lyes Louffok, sono stati battuti dalla destra o dal Rn, a volte per una manciata di voti.
I dati elettorali e la geografia del voto, infine, consegnano l’incoraggiante segnale di una battuta d’arresto all’avanza dell’estrema destra, la cui progressione appare però costante, se vista sul lungo periodo. Nel 2012, il Rn ha eletto 2 deputati nel 2012, contro i 143 di oggi. Secondo i sondaggi, il successo del Rn si è dispiegato sull’intero territorio nazionale, addizionandosi a territori conquistati da tempo come il nord-est e il sud del paese.
Un successo «sociale» più che geografico, secondo Jean-Yves Dormagen, professore di scienze politiche e presidente dell’istituto di sondaggi Cluster17, per il quale «l’inesorabile declino dei Républicains e la delusione nei confronti di Macron hanno permesso a Marine Le Pen di sedurre un elettorato più moderato», ha scritto su Le Grand continent. Dopo decenni di «de-diabolizzazione», Marine Le Pen è riuscita a cannibalizzare il voto della destra tradizionale.
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