«La sofferenza della popolazione e le vittime civili aumentano, la minaccia nucleare è sempre più concreta. È tempo che chi detiene il potere comprenda che le guerre sono insostenibili dal punto di vista sociale, umano e climatico: è messa a repentaglio l’esistenza stessa del Pianeta».

Lo dice Maurizio Landini e aggiunge: «La Cgil, insieme a numerose associazioni, promuove e sostiene la manifestazione per la pace che si terrà sabato 5 novembre a Roma e invita la cittadinanza, le lavoratrici e i lavoratori, gli studenti e i pensionati a scendere in piazza per chiedere il cessate il fuoco e porre fine al sanguinoso conflitto armato in Ucraina».

L’APPELLO di Landini, nel giorno in cui viene lanciata da EuropeForPeace la manifestazione nazionale del 5 novembre, puntualizza, se ancora fosse necessario, «l’immediata condanna dell’aggressione russa e l’inaccettabile invasione dell’Ucraina. Ci siamo fatti parte attiva per sostenere e soccorrere il popolo ucraino attraverso progetti di solidarietà realizzati anche con il sindacato locale. Continueremo a essere concretamente solidali nei confronti dei rifugiati costretti ad abbandonare il proprio Paese e la propria occupazione, e in particolare nei confronti delle rifugiate, spesso vittime di violenze, discriminazioni, stupri e torture».

Cessate il fuoco, ripudio delle guerra, apertura immediata di un negoziato, sostegno a una diplomazia che, con il coinvolgimento dell’Onu, conduca a una rapida soluzione politica del conflitto.

Sono queste le parole d’ordine che rimbalzano dalla piattaforma presentata ieri in Campidoglio alle centinaia di manifestazioni, eventi e presidi previsti per questo weekend e meticolosamente coordinate da EuropeForPeace nella campagna per far convergere una mobilitazione diffusa nell’appuntamento nazionale di sabato 5.

Non saranno le uniche: Landini ricorda che la mobilitazione riguarda anche «la riduzione delle spese militari e l’eliminazione delle armi nucleari a favore di investimenti per combattere le povertà, favorire la transizione ecologica, garantire un lavoro dignitoso».

SE IL SINDACATO è stato tra i promotori dell’iniziativa, tante sono le sigle grandi (dalle Acli a Emergency a Sant’Egidio) e piccole (centinaia tra associazioni e reti) che rappresentano la società civile italiana che, come già in passato, prende l’iniziativa.

«Si è rimesso in moto il movimento pacifista», dice Daniele Lorenzi di Arci a margine della conferenza stampa con cui le centinaia di sigle del movimento per la pace italiano hanno presentato ieri a Roma la manifestazione del 5 novembre e le attività diffuse di questo weekend.

«Siamo soddisfatti – commenta il presidente di Arci – Questa piattaforma e le sue parole d’ordine sono quelle giuste come si vede dalle adesioni che continuano ad arrivare. E sia chiaro che questa è una scelta della società civile italiana, non di qualche partito, cosa che non avremmo potuto accettare. Se i partiti verranno sono i benvenuti ma oggi riproponiamo quello che già abbiamo fatto in passato anche in momenti critici come il bombardamento di Belgrado. Ci saremo con uno striscione che dice “Pane, pace, pianeta”».

GIULIO MARCON sottolinea che qui non si tratta di«vincere la guerra ma di vincere la pace»: la campagna inizierà con una fiaccolata a Roma il 21, ricorda il portavoce di Sbilanciamoci!, cui seguiranno le centinaia di eventi in tutto il Paese tra il 21 e il 23, propedeutici alla manifestazione del 5.

Il sito web di Sbilanciamoci! ospita tutti gli appuntamenti del fine settimana e ogni giorno si arricchisce di nuovi. Venerdì 21, per esempio, a Milano ci sarà un presidio dalle 17 in piazza della Scala. Domenica 23 a Eboli si marcerà in un «cammino di pace» da piazza San Francesco a piazza della Repubblica.

A CREMONA invece il presidio si terrà il 22, dice al manifesto Marco Pezzoni, della Tavola della pace di Cremona, una città che «dista solo 36 chilometri in linea d’aria dalla Base area di Ghedi dotata di armi nucleari. Bisogna ricordare la lezione di Primo Mazzolari che nel 1955 scriveva: “Poiché i due blocchi minacciano di toglierci la nostra ragione per sostituirvi la ragione di blocco, deploriamo e condanniamo tutto ciò che ha preparato, favorito e irrigidito la politica dei blocchi, dalla propaganda a qualsiasi armamento”».

Sono già cinque le pagine che illustrano la mobilitazione diffusa: grandi città e piccoli centri, con le sezioni provinciali dell’Anpi, le associazioni non governative, i centri sociali o di accoglienza, le reti della solidarietà. Un reticolo diffuso che accompagnerà poi tutti quelli che il 5 novembre raggiungeranno Roma.

Una meta che, nella testa dei promotori, è solo la prossima tappa di un percorso iniziato già all’indomani del conflitto e che proseguirà anche dopo il 5 come testimonia la risposta diffusa a EuropeForPeace in tutto lo stivale. Isole comprese, come si dice.