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Idriss Deby «ucciso sul campo di battaglia»

Idriss Deby «ucciso sul campo di battaglia»«Il Presidente della Repubblica, Maresciallo e Capo delle Forze Armate, Idriss Deby Itno» – Ap

A poche ore dall'inizio del suo sesto mandato Il presidente del Ciad colpito negli scontri con i ribelli del Fact, legati al generale Haftar. Situazione incerta a N’djamena, dove il potere passa a una giunta militare guidata dal figlio

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 21 aprile 2021

«Il Presidente della Repubblica, Maresciallo e Capo delle Forze Armate, Idriss Deby Itno, ha appena fatto il suo ultimo respiro per difendere l’integrità territoriale sul campo di battaglia (…) È con profonda amarezza che annunciamo al popolo ciadiano la sua morte» ha annunciato ieri mattina su TV-Tchad il portavoce dell’esercito, il generale Azem Bermandoa Agouna.

LA NOTIZIA DELLA MORTE di Deby, deceduto in seguito alle ferite riportate nei combattimenti contro i ribelli del Fronte per l’Alternanza e la Concordia in Ciad (Fact), arriva poche ore dopo l’annuncio della sua vittoria, con il 79%, alle elezioni dello scorso 11 aprile che gli avrebbe consentito un sesto mandato. Ieri in serata avrebbe dovuto tenere il discorso di insediamento, ma Deby aveva voluto guidare i militari nella zona centro-occidentale di Nokou, dove sarebbe stato gravemente ferito e trasportato in elicottero nella capitale N’djamena, dove è morto.

Deby, 68 anni, è stato uno dei leader africani più longevi e uno dei principali alleati dei governi occidentali, in particolare della Francia, nella lotta contro i gruppi jihadisti nel Sahel. Nel recente summit di N’djamena, lo scorso febbraio, tra i paesi del G-5 Sahel e la Francia – impegnata con i suoi 5mila militari della missione Barkhane – il presidente Macron aveva dichiarato che «il ruolo del Ciad è essenziale, visto che se cedesse la diga ciadiana, dopo la Libia, tutta la regione sarebbe sommersa dal terrorismo».

Alla guida del Movimento Patriottico di Salvezza, Deby era al potere dal 1990 facendo affidamento sulla solida fedeltà delle forze armate ciadiane, considerate uno degli eserciti più forti nel continente africano.

Le opposizioni a causa del suo dispotismo avevano boicottato queste elezioni considerando l’ennesima candidatura, dopo una modifica nel 2018 della Costituzione che gli permetteva altri due mandati, come «illegittima», denunciando la violenta repressione di tutte le «marce pacifiche organizzate per chiedere l’alternanza di potere».

LA CRISI ECONOMICA – con il 42% della popolazione sotto della soglia di povertà secondo la Banca mondiale – legata alla pandemia e al crollo del prezzo del petrolio, ha costretto il governo a misure che hanno scatenato negli ultimi mesi forti proteste e scioperi da parte dei lavoratori.

In un clima di tensione politica sempre maggiore, i miliziani delle Fact – un gruppo politico-militare fondato da ufficiali dissidenti dell’esercito nel 2016 e operativo nella zona di confine con la Libia – hanno attaccato, dalla scorsa domenica, alcuni check point nella regione settentrionale di Tibesti, con l’obiettivo di marciare verso la capitale e di opporsi alle elezioni considerate «una buffonata».
In un’intervista a Rfi il loro leader Mahamat Mahadi Ali, ha dichiarato che in una settimana i ribelli hanno ucciso «almeno 150 militari ciadiani» prima di operare «un ritiro strategico».

Notizie smentite dal portavoce del governo ciadiano, Chérif Mahamat Zene, che in un comunicato ufficiale indica in «una decina i militari caduti, mentre i ribelli sono stati respinti e neutralizzati, con la morte di oltre 300 miliziani».

IL FRONT POUR L’ALTERNANCE et la Concorde au Tchad (Fact) è un gruppo politico-militare formato da militanti che fanno parte dell’etnia centro-africana dei Gorane, prevalentemente pastori nomadi. È stato fondato nel 2016 da Mahamat Mahdi Ali a Tanoua, nel nord del Ciad, dopo una scissione dal partito di opposizione dell’Unione delle forze per la democrazia e lo sviluppo (Ufdd) ed è un’organizzazione nazionalista non legata alla galassia jihadista.
Più recentemente si è stabilizzato nel Fezzan libico e, secondo numerosi analisti, si sarebbe potenziato in questi anni grazie al traffico di armi. Conta circa 2mila miliziani che avrebbero combattuto nella guerra civile libica prima a fianco della Brigata di difesa di Bengasi, un gruppo anti-Haftar legato alla Forza di Misurata, per allearsi successivamente, nel 2017, proprio all’esercito del generale Khalifa Haftar.

GLI SCONTRI DI QUESTI GIORNI hanno spinto numerosi governi occidentali (Regno unito, Stati uniti) a richiedere ai diplomatici non essenziali di lasciare il paese. Sono, infatti, numerosi i dubbi e i rischi legati alla porosità del problematico confine con la Libia, delle pressioni che si registrano al confine orientale con il Sudan e delle continue incursioni da parte del gruppo jihadista Boko Haram che imperversa nella zona del lago Ciad.

La situazione rimane molto incerta, soprattutto tra la popolazione della capitale, anche se il generale Azem Bermandoa Agouna ha reso noto che «la costituzione è stata sospesa e che subentrerà un Consiglio Militare di Transizione, sotto la guida del generale Mahamat Idriss Deby (figlio del defunto presidente) con un governo che garantirà: l’integrità territoriale, il rispetto degli accordi internazionali e nuove elezioni libere e democratiche entro 18 mesi».

 

Il generale Mahamat Idriss Deby annuncia la giunta di transizione alla tv nazionale (Ap)

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