Ci sono i vinti e i vincitori. La legge di bilancio che sarà approvata nella tarda mattinata di oggi dal governo Meloni è un campo di battaglia dove si svolge una lotta di classe. Potrebbe intensificarsi nella policrisi in cui ci troviamo: guerra in Ucraina, il Covid in Cina presto di ritorno da noi, la crisi climatica, l’inflazione, gli effetti recessivi dell’aumento dei tassi di interesse e l’inversione delle politiche monetarie decise dalla Banca Centrale Europea.

VINCERÀ CHI APPROFITTERÀ degli inviti all’elusione e all’evasione fiscale. Hanno ricevuto in dono un pacchetto di condoni. È una saga: ne sono stati calcolati dodici. Quello che ha fatto più rumore, almeno per dimensioni, è la «Salva-calcio» che riguarda la maggior parte delle squadre della serie A, ma anche quelle dilettantistiche, alle quali sarà concesso di versare 889 milioni di euro in sessanta rate mensili, ovvero in cinque anni, gli arretrati fiscali accumulati dal Covid, e da allora «congelati». È stata riconosciuta una maggioranza del 3% al momento della prima rata. Una prerogativa che non è stata concessa ad altre aziende.

I PERDENTI sono coloro ai quali sarà tagliato brutalmente il «reddito di cittadinanza» tra sette mesi a luglio. Almeno un terzo degli attuali beneficiari (circa 3 milioni), tra i 18 e i 59 anni, lo potrebbero perdere da gennaio 2024 quando dovrebbe entrare in vigore una «riforma» che il governo ha annunciato dopo metà gennaio.

LO SCONTO AI NABABBI indebitati del pallone equivale quasi al taglio da 958 milioni al «Reddito» presentato ipocritamente dal governo come un «risparmio», mentre è una ritorsione ispirata al disprezzo per i «poveri che non vogliono lavorare». In realtà sulle spalle di queste persone è stato scaricato il peso della responsabilità di un sistema che vaneggia sulla capacità di «incrociare la domanda con l’offerta del lavoro». Loro sperano che sia il «libero mercato» a creare il miracolo. E così abbiamo scoperto quanto i postfascisti siano subalterni alle teorie più insensate dell’economia capitalistica. I poveri sono vittime del disprezzo, e della mancanza di lavoro e reddito. E di una beffa. Dopo avere annunciato l’«abolizione» del «reddito di cittadinanza» l’esecutivo distribuirà un «reddito alimentare». Lo fece il governo «Conte 2» con il «reddito di emergenza». Sempre umiliare, mai fare giustizia.

TRA I VINCITORI c’è chi ha trafficato nel mondo delle criptovalute e non ha dichiarato i redditi da questa attività. Dovrà versare una tassa sostitutiva del 3,5% sui guadagni. Per le somme sfuggite ai controlli fiscali 2019, 2020 e 2021 è stata prevista la riduzione della sanzione dal 30% al 3%. Per i tributi previsti nel 2022 calcolati sui redditi del 2021 sarà sufficiente versare un diciottesimo del minimo edittale in otto rate trimestrali e con un interesse del 2% annuo. Chi ha compiuto altre irregolarità formali pagherà 200 euro per ogni imposta violata in due rate, una rata sarà versata entro il 31 marzo 2023 e l’altra entro il 31 marzo 2024. A chi ha cartelle esattoriali fino a mille euro è stata confermata la cancellazione per altri due mesi. La «rottamazione delle cartelle» riguarderà gli interessi e l’aggio sulle multe stradali.

LO STILLICIDIO di norme puntuali,«targettizzate» su platee elettorali studiate da tempo, è stato definito «pace fiscale». Una pace che non riguarda chi non gira con le tasche piene di 5 mila euro. L’aumento del tetto del contante è stata una norma «identitaria» voluta da un governo che associa l’idea di libertà alla capacità di spendere in contanti. Con il rischio di favorire anche il riciclaggio, per esempio.

TRA I PERDENTI ci sono i pensionati. L’esecutivo li ha divisi, e contrapposti, in due categorie: i pensionati al minimo avranno un assegno a 600 euro, ma solo per un anno e solo per gli over 75. Gli altri «medi», tra i 1500 e i 1600 euro netti, si vedranno rosicchiare la dovuta rivalutazione della pensione dal 100% promesso all’85%. Con il caro bollette gli effetti saranno nulli. L’uso discriminatorio del Welfare lo si vede anche sull’assegno unico «universale» che premia le famiglie più numerose.

VINCERANNO i lavoratori autonomi medio-ricchi, o le micro-imprese artigiane o commercianti, con l’aumento della soglia Flat tax da 65 a 85 mila euro che permetterà a 100 mila persone (su 3,7 milioni dipartite Iva) un vantaggio fiscale da 7-8 mila euro circa. Perderanno i dipendenti di pari reddito che pagheranno 9.964 euro di tasse meno di loro. Perderanno le partite Iva povere che subiranno una discriminazione. E perderanno i lavoratori dipendenti. Il taglio del cuneo fiscale salito al 3% dovranno ripagarlo con l’aumento Irpef sulla somma corrispondente.

PERDERÀ chi non può permettersi l’aumento delle bollette di gas e energia. La manovra ha «tamponato» con 21 miliardi su 35. In primavera ne saranno necessari altrettanti. Sarà il sesto «decreto aiuti» da quando è iniziata la guerra. Il quinto sarà approvato oggi.