Più la guerra in Ucraina si radicalizza, più appare chiaro che si tratta di un conflitto tra Stati uniti-Nato e Russia destinato a mettere in crisi gli attuali rapporti di forza internazionali e a porre le basi per un nuovo sistema monetario «plurale». È una tesi espressa, seppur con varianti, da analisti del Nord come del Sud del continente americano. In questo quadro, sia l’Amministrazione Biden, sia il Pentagono convergono sulla necessità di rafforzare – in alcuni casi ripristinare – il controllo Usa sul subcontinente latinoamericano.

LA CASA BIANCA ripete il refrain della necessità di «salvaguardare la democrazia», mentre «la Russia calpesta la democrazia in Ucraina e minaccia di esportare la crisi ucraina nelle Americhe, ampliando la sua collaborazione militare con Cuba, Nicaragua e Venezuela». È la tesi sostenuta da Kerri Hannan, sottosegretaria all’Ufficio degli affari dell’emisfero occidentale del Dipartimento di Stato, in un intervento al Senato la settimana scorsa.

MENO RETORICI i militari. In un contesto di esacerbato conflitto egemonico, quando l’80% del commercio mondiale circola in rotte marittime «bisogna rafforzare il Comando Sud del Pentagono». Ovvero la presa sui Caraibi – visti come una sorta di Mediterraneo dell’America – e sul Sud del Continente. È la tesi espressa da Laura Richardson, generale(ssa) comandante del Comando Sud, che da settimane insiste con interventi allarmanti e proposte di linea dura contro gli avversari degli Usa. Per prima la Russia , impegnata in Ucraina in quello che viene visto come un conflitto con l’Occidente, la quale, avverte Richardson, «sta aumentando le sue relazioni e i suoi impegni ai nostri confini». Ovvero cerca “punti di appoggio militare” a Cuba e in Venezuela.

MA PER IL PENTAGONO «il nemico strategico» è la Cina, che aumenta la sua influenza economica, tecnologica, informativa e militare nel subcontinente latinoamericano. La generalessa è preoccupata soprattutto perché la Cina sta investendo circa 35 miliardi di dollari in infrastrutture e produzione energetica in Argentina, Colombia, Cuba, Giamaica, Panama e Perù.

La ricetta di Richardson è semplice: più investimenti Usa per la cooperazione nel settore della sicurezza del subcontinente, rafforzare gli eserciti e le forze di sicurezza per la protezione delle frontiere e la sicurezza interna (dei paesi alleati), esportare in altri paesi dell’America latina «formazione militare volta a operazioni di mantenimento della pace». In sintesi, contrastare la penetrazione economico-tecnologica- diplomatica della Cina e la minaccia russa con investimenti nel settore militare.

«Gli investimentimenti nordamericani già non sono prioritari in America latina. Gli artigli statunitensi sono militari. Direi, quasi esclusivamente militari, mediante l’addestramento delle Forze armate (latinoamericane, ndr) e la potenza militare che continuano ad essere gli Stati uniti», afferma lo storico peruviano Héctor Béjar, ex ministro degli Esteri del governo del presidente Pedro Castillo.

È UN QUADRO DI RITORNO alla logica della guerra fredda quando le Forze armate dei “paesi periferici” (rispetto agli Usa-Nato) avevano il compito di controllare, sotto la supervisione e con gli armamenti degli Usa, l’ordine sociale. Reprimendo il nemico interno e instaurando una “cooperazione regionale” che fermi l’”invasione” di potenze extracontinentali, in questa fase Russia e Cina. Quattro sono i paesi chiave per questa strategia, già battezzata come “neo monroismo”.

Il Messico, necessario per il controllo del Caribe. Nonostante la resistenza del presidente López Obrador, fautore di un nuovo “latinoamericamisno”, in maggio sono previste grandi manovre navali con la Marina statunitense nelle acque dello Stato di Quintana Roo (Cancún) con il chiaro scopo di controllo del “Mediterraneo dell’America”, con Cuba nel mezzo. La Colombia, che ospita nove tra basi e facilities militari degli Usa, volta sempre più – con il convinto consenso delle destre uribiste – a destabilizzare il governo Maduro in Venezuela.

IL BRASILE, PAESE CHIAVE dell’America latina, dove con la presidenza di Bolsonaro si è consolidato un ritorno del protagonismo politico istituzionale dei militari, in base a un’ideologia conservatrice e liberista. In questi due paesi, Colombia e Brasile, quest’anno vi saranno cruciali elezioni presidenziali.
Infine Cuba socialista che, pur in una drammatica crisi economica con evidenti conseguenze sociali, è un pericolo per il solo fatto di esistere. Per Richardson infatti «ha un’influenza corrosiva sull’America latina».