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I militari golpisti rinviano la transizione: «Tra cinque anni»

I militari golpisti rinviano la transizione: «Tra cinque anni»Il colonnello Goïta, a capo del golpe militare in Mali – Ap

Mali Il nuovo calendario unilaterale è contrario alle richieste della Cedeao che chiedeva elezioni a febbraio e che ora minaccia nuove sanzioni. La giunta del colonnello Goïta si difende: è colpa dell'insicurezza dovuta agli attacchi jihadisti

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 4 gennaio 2022

Tra «i 6 mesi e i 5 anni»: questa la durata della “transizione” consigliata giovedì 30 dicembre dalle Assises nationales de la refondation, consultazioni che hanno visto la partecipazione di alcuni partiti politici per stilare «un calendario elettorale preciso e decidere il ritorno dei civili al potere in Mali».

Autori di due colpi di stato nell’agosto 2020 e nel maggio 2021, i militari si erano inizialmente impegnati a passare il potere con elezioni presidenziali e legislative previste per febbraio 2022, vista la pressione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) e di parte della comunità internazionale.

La giunta, guidata dal colonnello Assimi Goïta, aveva informato la Cedeao a metà dicembre di non essere in grado di rispettare il calendario concordato a causa della «difficile situazione sulla sicurezza» e della «necessità di riforme costituzionali».

Nel documento finale delle Assise – due pagine in inglese pubblicate ieri sui social – il calendario prevede lo svolgimento di «un referendum costituzionale nel gennaio 2024, elezioni legislative nel novembre 2025 e presidenziali entro dicembre 2026».

Il testo cita, inoltre, la decisione «di riformare la Costituzione, l’adozione di una nuova legge elettorale, l’istituzione di un unico organo di gestione elettorale e il miglioramento della situazione della sicurezza nella paese».

In una dichiarazione rilasciata domenica una dozzina di organizzazioni politiche, riunite nel Quadro strategico permanente (Psc), hanno rifiutato l’attuazione di tutte queste riforme e soprattutto la tempistica di realizzazione.

Il Psc ha fermamente condannato la «proroga della transizione per un periodo cumulativo di sei anni e sei mesi» che viola la Carta della Transizione concordata tra tutte le forze politiche nazionali, esortando le autorità a rispettare «i loro impegni passati».

Il mediatore della Cedeao, Goodluck Jonathan, è atteso nel paese mercoledì, mentre domenica 9 gennaio è previsto un vertice straordinario dei capi di stato dell’organizzazione.

Una delegazione, guidata forse dallo stesso Goïta, si recherà al vertice nella speranza di convincere la comunità internazionale della volontà concreta dei militari di abbandonare il potere in tempi certi. Tentativo quasi impossibile visto che la Cedeao ha ribadito la sua richiesta perentoria di elezioni entro il 27 febbraio e ha minacciato la giunta di «nuove sanzioni in caso di mancato rispetto della scadenza».

I partecipanti alle Assise hanno inoltre raccomandato di «sviluppare nuove alleanze con tutte le potenze militari straniere disposte a combattere il jihadismo» e di «sciogliere tutte le milizie e integrarle nell’esercito maliano», afferma il rapporto finale.

Forti tensioni oppongono la giunta militare alla Francia, ex potenza coloniale che ha recentemente deciso di ridurre la propria presenza nel Sahel e in Mali in particolare, per la possibile presenza di mercenari russi della compagnia Wagner. Dopo la denuncia da parte di una quindicina di potenze occidentali coinvolte nella lotta contro il jihadismo, Bamako ha recentemente «negato la loro presenza in Mali», pur confermando «una stretta collaborazione militare con Mosca».

Sul fronte jihadista la situazione resta sempre difficile e il 2021 si è concluso in continuità con il resto dell’anno: attacchi alle forze armate maliane e agguati con ordigni esplosivi. Lo scorso mercoledì almeno 8 soldati maliani sono morti e una dozzina feriti in un attacco a Nara, nell’ovest del paese, mentre il giorno successivo una caserma nella regione di Mopti (centro) e una nella regione di Sikasso (Sud) hanno subito attacchi con colpi di mortaio.

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