Internazionale

I Giochi senza la Russia, espulsa per i casi di doping

I Giochi senza la Russia, espulsa per i casi di dopingVladimir Putin e il ministro dello sport russo Vitaly Mutko alle Olimpiadi di Sochi del 2014; in basso il presidente del Wada Craig Reedie e il suo successore Witold Banka – Epa e Afp

Muscoli gonfiati Alle Olimpiadi di Tokyo del 2020 e a quelle invernali di Pechino del 2022 gli atleti potranno gareggiare come individui. La squalifica per 4 anni dalle competizioni sportive decisa dalla Wada non varrà per gli Europei di calcio del prossimo anno. Per i mondiali del Qatar invece sì, ma non è esclusa la partecipazione come «squadra neutrale»

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 10 dicembre 2019

La decisione di punire la Russia a causa dell’assunzione di sostanze dopanti da parte di suoi atleti era ampiamente prevista ma ha comunque scosso fin dalle fondamenta il mondo politico e sportivo internazionale. Ieri il comitato esecutivo dell’agenzia mondiale antidoping (Wada è l’acronimo in inglese) ha punito la Russia per aver manipolato la banca dati del laboratorio antidoping di Mosca, con un severo pacchetto di sanzioni.

NEI PROSSIMI 4 ANNI, alle Olimpiadi del 2020 a Tokyo e a quelle invernali del 2022 a Pechino gli atleti russi potranno partecipare solo come individui: non gareggeranno sotto la bandiera del proprio Stato e non avranno diritto all’inno in caso di vittoria in una competizione. La sanzione si applica anche ai mondiali di calcio di Qatar anche se non è ancora chiaro se la nazionale russa non vi potrà partecipare in assoluto o potrà farlo come “squadra neutrale”. Un danno colossale per un paese che sin dai tempi dell’Urss ha promosso lo sport anche come volano per la propria promozione nel mondo. A rischio a questo punto sono le competizioni, circa una dozzina, tra cui il campionato mondiale di pallavolo nel 2022, il campionato mondiale di hockey a San Pietroburgo e le Universiadi a Ekaterinburg nel 2023. La decisione della Wada però lascia molte perplessità; in primo luogo, resta l’impressione che si sia trattata di una decisione tutta politica. La Russia infatti non è il paese con il maggior numero di doping acclamati.

SE SI SCORRE LA SPECIALE classifica per nazioni di atleti scoperti a gareggiare dopo aver assunto sostanze proibite nel periodo preso in esame dalla Wada (2015) i casi che coinvolgono atleti russi sono inferiori a quelli di Francia, Stati Uniti, Australia e Belgio. Semplicemente queste nazioni sono riuscite a far rivedere gli esami successivamente. Anche se si calcola il numero di casi di doping in relazione al numero di controlli, la Russia resta indietro rispetto a nazioni come Turchia e Francia, e con percentuali simili a quelle degli Stati Uniti (1,18% della Russia contro 1,02% degli Usa). Del resto è un segreto di pulcinella quello dell’uso di sostanze dopanti in tutto il mondo dello sport professionistico. «Sono propenso a pensare che tutto ciò faccia parte di una guerra informativa internazionale diretta specificamente contro i nostri atleti. Lo sport è scelto come punto sublimato dell’identità nazionale» ha sostenuto a caldo l’allenatore di calcio Sergey Iuran.

IN ASSENZA DI PUTIN, impegnato a Parigi nella trattativa sulla pace nel Donbass, la reazione ufficiale è stata affidata al premier Dmitry Medvedev. «Il fatto che tutte queste decisioni vengano ripetute, e spesso in relazione a situazioni legate ad atleti che sono già stati puniti in un modo o nell’altro, ovviamente, suggerisce l’idea che questa sia una continuazione di questa isteria anti-russa, che ha ormai acquisito una forma cronica», ha dichiarato Medvedev. Ormai non c’è sfera delle relazioni sociali internazionali in cui la Russia non sia sotto sanzione: dal commercio di prodotti alimentari al mondo del IT, una russofobia montante che non sembra conoscere limiti.

DEL RESTO RISULTA IPOCRITA la scelta di permettere la partecipazione della squadra russa agli europei di calcio della prossima estate così da mantenere San Pietroburgo come una delle sedi degli europei stessi: la manifestazione era ormai avanti nello stato di organizzazione per far saltare tutto. Tuttavia il primo ministro russo ha voluto comunque fare ammenda: «Non molto tempo fa, in un’intervista, ho detto che nella nostra comunità sportiva finora ci sono stati problemi significativi con il doping, questo non può essere negato».

Una posizione del tutto in linea con quella di Putin che in occasione della stessa sanzione comminata alla Russia nelle scorse olimpiadi invernali invitò il mondo sportivo russo «più che ad attaccare i nemici della Russia a guardare dentro di sé, visto che qualcosa sicuramente è andato storto», anche se poi gli sportivi russi furono successivamente assolti. Difficile quindi che la Federazione prenderà iniziative clamorose come quella del boicottaggio degli europei di calcio, circolata nelle prime ore dopo la decisione della Wada.

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