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I giganti tech Google e Twitter vincono ancora

I giganti tech Google e Twitter vincono ancora

Stati uniti La Corte suprema dà ragione ai due giganti della Silicon Valley nei casi che riguardavano la loro responsabilità nell'aver diffuso contenuti dello Stato islamico

Pubblicato più di un anno faEdizione del 19 maggio 2023

La Corte suprema degli Stati uniti ha deciso di continuare a proteggere Google, Twitter e, per estensione, tutte le piattaforme social, dall’essere ritenute responsabili per i post pubblicati dai propri utenti. La decisione lascia in vigore, per ora, quell’ampio scudo che protegge le aziende tecnologiche, da Reddit a Tinder, fornito dalla Sezione 230 del Communications Decency Act, una legge che risale al 1996 e che protegge le piattaforme online da azioni legali relative ai contenuti pubblicati dagli utenti.
La protezione era stata messa in discussione in due casi: nel 2016, la famiglia di una studentessa universitaria americana di 23 anni, Nohemi Gonzalez, uccisa durante l’attacco terroristico di Parigi del 2015, aveva fatto causa a Google, sostenendo che l’algoritmo di YouTube (di proprietà del gigante tecnologico) aveva promosso dei contenuti dell’Isis che avevano indirettamente causato la morte della figlia.

Il secondo caso riguarda Twitter: i parenti, anche loro americani, del giordano Nawras Alassaf, hanno sostenuto che il social non era riuscito a sorvegliare adeguatamente gli account relativi allo Stato islamico prima dell’attacco del primo gennaio 2017 al nightclub Reina, in Turchia, dove Alassaf e altre 38 persone sono state uccise.
«Le accuse dei querelanti non sono sufficienti per stabilire che questi imputati abbiano aiutato e incoraggiato l’Isis a portare a termine l’attacco in questione», ha scritto il giudice conservatore Clarence Thomas nella decisione unanime sul caso Twitter. Il tribunale ha adottato un ragionamento simile anche nella causa contro Google, e la Corte ha così eluso le richieste di rivedere la Sezione 230, anche se gli algoritmi di queste piattaforme promuovono video e contenuti che lodano i gruppi e le azioni terroristiche.
La Corte ha anche dichiarato di volere rinviare i due casi ai tribunali di grado inferiore in modo che vengano rivalutati alla luce della loro decisione che resta protettiva nei confronti delle piattaforme online -gli stessi tribunali che per anni hanno difeso la validità della Sezione 230, rifiutandosi di metterla in discussione.

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