I frutti politici della Commissione sul tentato golpe di Donald Trump
Si può organizzare un colpo di stato in diretta televisiva e farla franca? A quanto pare Donald Trump può sopravvivere a tutto: alle sconfitte giudiziarie ripetute, al ridicolo dei comportamenti rivelati dai suoi collaboratori. Perfino al video, mostrato giovedì sera dalla commissione della Camera in cui tenta di registrare un messaggio televisivo alla nazione senza ammettere di aver perso le elezioni.
La commissione sull’assalto al Congresso del il 6 gennaio 2021 ha fatto un lavoro eccezionale, impedendo che la gravità del complotto violento per mantenere Trump al potere venisse minimizzata o dimenticata col passare dei mesi. Le otto audizioni sono state organizzate come una serie televisiva, con una combinazione di spiegazioni chiare, testimonianze dal vivo, filmati, deposizioni preregistrate. La conduttrice è stata Liz Cheney, repubblicana ma ferocemente anti-Trump e la regia dietro le quinte era stata affidata a James Goldston, ex presidente di ABC News.
Se si fosse trattato di un processo, e non di un’indagine parlamentare, si potrebbe dire che la colpevolezza dell’imputato è stata dimostrata “oltre ogni ragionevole dubbio”. Trump sapeva della presenza di uomini armati nel gruppo che assaltò il Congresso il 6 gennaio 2021 e ordinò al Secret Service di lasciarli passare evitando i metal detector. I suoi collaboratori erano in contatto da settimane con i Three Percenters, gli Oath Keepers e i Proud Boys, i gruppi più organizzati e violenti, arrivati in assetto di guerra a Washington quel giorno.
Soprattutto, le testimonianze dei suoi consiglieri e collaboratori hanno dimostrato che Trump sapeva fin dall’inizio di aver perso le elezioni ma che usò la menzogna delle “elezioni rubate” come strumento per aggregare i suoi sostenitori, impedire la certificazione dei risultati da parte del Congresso e rimanere alla Casa Bianca con una combinazione di tattiche legali, illegali e anche violente. In effetti, il piano fu a un millimetro dal successo: se il vicepresidente Mike Pence fosse stato intimidito a sufficienza da collaborare con i cospiratori, Trump forse sarebbe al potere ancora oggi (o gli Stati Uniti sarebbero in preda a una guerra civile più sanguinosa di quella del 1861-1865).
Pat Cipollone, il capo dell’ufficio legale dell’amministrazione Trump, cercò di dissuadere l’allora presidente dal lanciare l’assalto al Congresso: “Se lo facciamo finiremo sotto accusa per tutti i reati contenuti nel codice penale” disse Cipollone a quella che sarebbe diventata la testimone chiave dell’indagine, Cassidy Hutchinson. Come mai, allora, l’ex presidente non è stato accusato di nessun reato federale fino ad oggi?
Se Trump sarà incriminato dal dipartimento della Giustizia, a cui spetta l’iniziativa dell’azione penale (che negli Stati Uniti non è obbligatoria) dipende dall’Attorney General Merrick Garland. Per ora Garland sembra intenzionato a mettere sotto accusa solo i pesci piccoli, insieme ad alcuni collaboratori di medio-alto livello, essenzialmente il capo di gabinetto Mark Meadows e gli avvocati di Trump Rudy Giuliani e John Eastman, ma neppure questo è sicuro. Se Trump sul banco degli imputati sarà in Georgia, dove un coraggioso procuratore locale, Fani Willis, ha avviato la procedura per portare in tribunale l’ex presidente, che aveva cercato di manipolare i risultati elettorali di quello Stato.
A Washington si tratta di una scelta politica, una scelta che difficilmente verrà presa prima delle elezioni per il Congresso del prossimo novembre, quando i democratici potrebbero essere pesantemente sconfitti, perdendo il controllo di Camera e Senato. L’amministrazione Biden è convinta che annunciare oggi un rinvio a giudizio di Trump mobiliterebbe gli elettori repubblicani ancora più di quanto non prevedano i sondaggi, ingigantendo le dimensioni della vittoria repubblicana.
Proprio per sfruttare le incertezze dei democratici, l’ex presidente sta facendo capire che annuncerà la propria candidatura alle presidenziali del 2024 già nel settembre prossimo, contando sul fatto che per l’amministrazione Biden trascinare in tribunale il leader del partito avverso potrebbe essere un boomerang politico. Il tentato golpe del 6 gennaio 2021, compiuto in diretta televisiva sugli schermi di tutto il mondo potrebbe quindi restare impunito sul piano giudiziario.
Sul piano politico, invece, le audizioni della Commissione della Camera hanno lasciato il segno. La lenta accumulazione di prove, testimonianze, video inediti sul comportamento di Trump ha fortemente eroso la sua credibilità come leader politico, in particolare nel partito repubblicano dove ci sono già tre candidati alternativi pronti a scendere in campo nel 2024: il governatore della Florida Ron DeSantis, l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley e l’ex Segretario di Stato Mike Pompeo. Metà della base repubblicana rimane ancora fedele a Trump ma non è detto che questo sarà sufficiente per rilanciare la sua carriera politica.
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