Il «duello» politico al quale diedero vita fra gli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta del secolo scorso Berlinguer e Craxi viene ripercorso da Giampiero Calapà (Squarcio rosso. Berlinguer, Craxi e la sinistra in pezzi, Bordeaux, pp. 206, euro 16, prefazione di Gianluca Fiocco).

L’idea dell’autore di richiamare il racconto di Conrad «I duellanti» come emblematico di quanto accadde fra i due leader è stimolante e consente alla vicenda di proporsi in una cifra di spessore anche letterario.

Il libro segue un filo logico e cronologico in cui i documenti, costituiti dai discorsi parlamentari dei due protagonisti, dalle interviste e da altri interventi, diventano la voce viva dei «duellanti», il cardine intorno al quale la vicenda ruota.

NON MANCA LA RIFLESSIONE storica, il ricorso ai testi di chi ha studiato quel periodo; il tutto esposto ricorrendo all’oggettività di verghiana memoria, un raccontare in cui l’io scompare, in cui l’impersonalità diventa la modalità più efficace per dare conto degli eventi. La parola viene lasciata ai protagonisti e allo stuolo numeroso delle figure che intorno ad essi si muovono e agiscono con un interessante sconfinamento nel campo del cinema (capitolo quinto, Al cinema), visto che l’autore prende in considerazione due film, ossia Quando c’era Berlinguer di Walter Veltroni (2014) e Hammamet di Gianni Amelio (2020), apparsi nelle sale, come si evince dalle date, in occasione del trentesimo della morte del segretario del Pci e del ventesimo della morte del leader socialista.

Su un aspetto specifico prende corpo la fase acuta del «duello» fra i due politici. Siamo nel 1980: all’interno del Psi Craxi aveva avviato il nuovo corso azzerando la sinistra interna e il gruppo che si raccoglieva intorno a «Mondoperaio». Con il XIV Congresso la Dc aveva stabilito il preambolo che prevedeva che non dovessero esserci accordi di sorta con i comunisti. Il governo Cossiga, appoggiato dall’esterno dal Psi, veniva sostituito da un nuovo governo Cossiga con una folta rappresentanza di ministri socialisti (va prendendo consistenza un asse Dc-Psi in chiave anticomunista).

Caduto questo secondo governo Cossiga, nasceva un governo Forlani sostenuto dai quattro partiti del centro-sinistra (Dc, Psi, Psdi, Pri con aggiunte Südtiroler Volkspartei e Union Valdotaine) con l’astensione dei liberali.

Intervenendo alla Camera nel dibattito sulla fiducia, Berlinguer non negherà ai socialisti la legittimità della ricerca di un mutamento dei rapporti di forza a loro favore proprio perché fare politica significa mutare i rapporti di forza a proprio vantaggio.

MA IL MUTAMENTO, secondo il segretario comunista, doveva avvenire non come estensione delle proprie posizioni di potere, come inteso da Craxi, ma come estensione dell’iniziativa delle masse conquistando il loro consenso rispetto ad un programma di rinnovamento. Una lezione di realismo politico da parte di un comunista democratico (espressione per nulla ossimorica) preoccupato, al contrario del suo antagonista, che il partito socialista potesse poco alla volta perdere i caratteri e la collocazione che aveva sempre avuto all’interno del movimento operaio italiano. Da qui la dissociazione (di cui scrive Calapà) di alcuni esponenti di spicco del Pci dalla linea del segretario e qui sono anche, a ben vedere, le scaturigini di quella che sarà la questione morale.

SI CHIEDE L’AUTORE cosa resta di quello da lui definito «duello». Resta, al mutare di un’epoca storica e di un mondo che non è più quello di allora, il ricordo, come recita il titolo del terzo capitolo, de La brava persona e il corrotto.

Calapà, a tal proposito, cita i due versi della canzone di Gaber intitolata Qualcuno era comunista (1992) nei quali si sottolineava che «qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona» e, proseguendo, «qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggiore partito socialista d’Europa».

Come dire, i comunisti avevano comunque come loro obiettivo la costruzione del socialismo attraverso un ampliamento della democrazia, mentre per i socialisti craxiani il problema era già capire cosa fosse la democrazia (il primo paragrafo del primo capitolo del libro di Calapà è intitolato proprio La rottura insanabile: Craxi pericolo per la democrazia).