Lille, estremo Nord, Fiandre francesi, a ridosso dei confini con il Belgio. Quanto di più lontano dal cuore rugbistico della Francia che è collocato giù a sud ovest, nelle aree occitane e pirenaiche, o nelle zone del Massiccio centrale, oppure a Parigi, dove il gioco sbarcò (i soliti inglesi) nell’anno 1877. La Fiandra è terra di ciclisti, di “classiche del Nord”, strade ricoperte di pavé su cui pedalare rischiando l’osso del collo, al limite di calciatori, ma le rugby (pronunciato con l’accento sulla y) è roba di quegli altri laggiù, degli enfants du pays, contadini e vignaioli delle aree calde. Quest’anno la federazione francese ha dovuto scegliere sedi alternative per i match casalinghi del Sei Nazioni. Fuori gioco lo Stade de France causa lavori in corso per le prossime Olimpiadi, ha optato per tre stadi già utilizzati per i mondiali dello scorso autunno. Ovvero: Marsiglia, Lione, Lille. A Marsiglia dicono che la palla o è rotonda o non è, ma il nuovo Velodrome è una meraviglia; a Lione il rugby è di casa; a Lille non proprio: il Lille Metropole Rugby si è sciolto nel 2016. Però c’è l’alta velocità, fiore all’occhiello delle ferrovie francesi, che tutto collega in breve tempo e alla fine il pubblico ci sarà. Marsiglia ha ospitato il big match contro l’Irlanda, finito malissimo per i bleus; Lione ospiterà Le Crunch all’ultima giornata; per l’Italia c’è Lilla, lo stadio Pierre Mauroy, 50 mila posti e il solito tempo infame di queste terre in questo periodo dell’anno. Gli umori francesi sono malmostosi: la vittoria sofferta di Edimburgo non ha riscattato la débâcle casalinga contro l’Irlanda. “Dov’è finito il bel gioco?” è il tormentone di queste settimane tra la stampa d’Oltralpe. L’altra domanda è: “Che fa Fabien?”. Fabien Galthié, l’allenatore, carismatico, amato e rispettato perché investito del compito di risollevare le sorti del XV de France dopo alcune stagioni di grigiore e capace di conquistare lo Slam due anni fa, ma entrato in un cono d’ombra dopo l’eliminazione ai quarti in coppa del mondo e il pessimo avvio in questo Sei Nazioni. Galthié in realtà si barcamena. La cabina di regia è priva dei suoi due titolari (Dupont e Ntamack ) e i sostituti (Lucu e Jalibert) non hanno rispettato le attese. Aggiungiamo l’assenza di Aldritt, infortunato, di Willemse, squalificato, e anche il pacchetto degli avanti perde due presenze importanti.

SE LA FRANCIA ha i suoi problemi da risolvere, l’Italia ne ha molti di più. Dopo la “onorevole sconfitta” dell’Olimpico contro gli inglesi è arrivato il desolante tracollo (36 a 0) contro l’Irlanda: un avversario fortissimo, certo, ma che ha pur sempre fatto quel che voleva in ogni momento e in ogni fase di gioco, senza nemmeno il bisogno di impegnarsi oltre il dovuto e con molti titolari lasciati in panchina. Anche l’Italia deve fare i conti con assenze importanti: le due terze linee, Sebastian Negri e Lorenzo Cannone, Danilo Fischetti in prima linea, tutti infortunati. Poi c’è il caso di Tommaso Allan, il nostro miglior marcatore, che si è chiamato fuori: “Ho preso questa decisione per stare meglio mentalmente e fisicamente”. Troppo stress, troppi impegni. Allan, 30 anni, ha bisogno di staccare, di stare insieme con la sua famiglia, e dunque niente impegni con la nazionale, niente Sei Nazioni in questo 2024. Non è il primo caso: Owen Farrell, il capitano dell’Inghilterra, ha preso la medesima decisione. Il rugby professionistico, con i suoi ritmi sempre più forsennati, sta cominciando a presentare il conto ai suoi atleti. Francia-Italia si gioca domenica (16:00) e per gli azzurri non tira buona aria. C’è il precedente dell’ultima coppa del mondo, quel 60 a 7 di Lione, che faceva seguito al 96 a 17 rimediato dagli All Blacks, una bruttissima serata in cui si respirava aria di disarmo e rassegnazione. Un anno fa, all’Olimpico, finì invece 29 a 24, quattro mete a due e i calci di Allan a tenere a galla l’Italia nel punteggio. Che Italia sarà domenica a Lille? Avremo una terza linea giovane e inedita, con Lamaro, Favretto e Vintcent, Menoncello spostato all’ala per fare posto a Mori al centro, Page-Relo mediano di mischia. Fondamentale la tenuta mentale: se l’Italia è quella di Dublino non c’è partita, se è quella della prima giornata contro gli inglesi si può sperare in qualcosa di meglio.

DOMANI è il giorno della Calcutta Cup, sfida importantissima in questa edizione del torneo. Gli inglesi hanno vinto i primi due match (Italia e Galles), la Scozia soltanto il primo contro il Galles. Gli inglesi sembrano aver trovato uno stabile assetto che ha nel pacchetto di mischia e nel gioco tattico al piede il punto di forza ma nell’agire in campo aperto non hanno finora brillato. Gli scozzesi, manco a dirlo, sono capaci di presentare almeno quattro versioni di sé stessi nel medesimo match: spumeggianti, poi confusi, poi leziosi, poi incapaci di gestire la situazione. Grande è il disordine sotto il cielo di Scozia.

Quello di Murrayfield (17:45) sarà comunque un supermatch. Per almeno due ragioni. La prima è che la “caccia al pavone bianco”, così gli scozzesi chiamano la sfida contro gli inglesi, è un pezzo di storia del rugby. La seconda è che se la Calcutta Cup rimanesse per la quarta volta di fila oltre le sponde del Tweed verrebbe eguagliato un record antichissimo: la striscia vincente tra il 1893 e il 1896, quando ancora le due nazionali non avevano il loro home ground e si affrontarono in quattro stadi diversi: l’Headingley di Leeds, il Raeburn Place di Edimburgo, l’Athletic Ground di Richmond e il Cathkin Park di Glasgow, e ogni volta la vittoria andò agli scozzesi. Tempi gloriosi.

In verità alla Scozia basta un pareggio, perché in questo caso è il detentore in carica a conservare il trofeo, ma i pareggi nel rugby sono una rarità. I pronostici sono apertissimi e le quote dei bookmakers si sbilanciano appena un po’ per i padroni di casa. Fattore campo? Forse. Da una parte c’è un gioco estroso ma una conduzione di gara volubile; dall’altra ci sono una solidità mentale e la forza del pack sui punti di incontro che sono la vera cifra del XV della Rosa, ma anche una minor qualità nel muovere palla. Buon rugby.

Sabato 24:

Irlanda-Galles (15:15 Sky Sport Arena, streaming su Now )

Scozia-Inghilterra (17:45, Sky Sport Arena, streaming su Now)

Domenica 25:

Francia-Italia (16:00, Sky Sport 1 e Tv8)

Classifica: Irlanda 10; Inghilterra 8; Scozia 5; Francia 4; Galles 3; Italia 1.