I dazi cinesi e la soia: quando nel 1985 Xi andò in Iowa
Dazi suoi Pechino mette nel mirino delle sue sanzioni la base elettorale di Donald Trump
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Nel 1985, quando ancora non era il numero uno, ma un funzionario in attesa di scalare posizioni di rilievo, l’attuale presidente della Repubblica popolare si recò a Muscatine, Iowa, Midwest americano.
XI JINPING ANDÒ negli Usa per farsi spiegare come funzionavano i sistemi di coltivazione e per l’allevamento dei maiali. Nel 2012, poco prima di essere nominato segretario del partito comunista, Xi Jinping si recò negli Stati uniti per incontrare Barack Obama.
Xi sconvolse protocollo e organizzazione quando fece una richiesta particolare: chiese di poter tornare in Iowa per andare a trovare i suoi vecchi amici di Muscatine (uno di loro oggi è l’ambasciatore americano nella Repubblica popolare).
Xi Jinping dunque conosce bene quella popolazione dello Iowa che più di altri stati americani sembra oggi colpita dai dazi cinesi anti Usa. Prima è toccato ai maiali, colpiti al 25 per cento con sanzioni già attive. E ora è toccato alla soia, il vero e proprio spauracchio per il Midwest. Nei giorni precedenti i medi locali, il Des Moines Register su tutti, aprivano ogni giorno le proprie edizioni con un occhio di riguardo a quanto stava bollendo in pentola a Pechino. Di sicuro hanno notato i tanti articoli che sulla stampa nazionale cinese invocavano a gran voce i dazi sulla soia. Perché così, ritenevano i falchi di Pechino, si può fare davvero male agli Usa. A proposito è bene ricordare che i dazi anti soia Usa, finiranno per impattare anche sull’economia cinese (probabile un rialzo dei prezzi della carne).
LA CINA È IL PAESE che determina il costo mondiale della soia (e di conseguenza influisce anche sui costi della carne). La Cina è il quarto paese al mondo nella produzione di soia (le prime tre piazze sono occupate da Usa, Brasile e Argentina) ma nonostante questo la sua domanda – specie per quanto riguarda il settore agricolo – non basta.
Pechino, dunque, deve importarla (a questo proposito è bene ricordare un accordo di qualche anno fa con il «granaio» d’Europa, l’Ucraina, all’ottavo posto nel ranking mondiale della produzione di soia).
La Cina – dunque – deve importare grandi quantità di soia per soddisfare la sua domanda interna: Pechino da sola rappresenta il 60 per cento delle importazioni mondiali di soia, assumendo così il ruolo di maggiore importatore di semi di soia al mondo.
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