Europa

I 75 anni del D-Day celebrati a nervi tesi

I 75 anni del D-Day celebrati a nervi tesiLo Sbarco in Normandia, 75 anni dopo: veterani britannici davanti al cimitero americano di Colleville-sur-Mer. In basso Emmanuel Macron e Donal Trump – Afp e Reuters

Portmouth Al via i festeggiamenti per l’anniversario dello sbarco in Normandia, con le note stonate di Donald Trump e Theresa May

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 6 giugno 2019

Le celebrazioni per i 75 anni dello sbarco in Normandia e dell’apertura del secondo grande fronte che ha permesso la sconfitta del nazismo, sono iniziate ieri a Portmouth, nel sud dell’Inghilterra, il porto di partenza dei soldati (150mila complessivamente, 10mila morti), che il 5 giungo sono partiti per Sword Beach, in Normandia. Oggi, i circa 300 veterani ancora in vita, tutti più che novantenni, arriveranno in Francia, per il proseguimento della ricorrenza del D-Day.

IERI A PORTMOUTH erano presenti i capi di stato e di governo di 16 paesi, ospiti della regina Elisabetta, che oggi saranno in Normandia, ospiti di Emmanuel Macron: da un frettoloso Donald Trump a Justin Trudeau, l’australiano Scott Morrison, Angela Merkel, Theresa May ormai arrivata a fine corsa (il 7 è il suo ultimo giorno da premier). In un clima di musica, danze e ricordi, May e Macron hanno letto delle lettere di giovani soldati, che il destino ha mandato alla morte, Trump ha scelto la «preghiera del D-Day» di Franklin Roosevelt. I capi di stato e di governo hanno firmato una «Dichiarazione» sui «valori comuni», per fare in modo che i «sacrifici del passato non siano mai vani e mai dimenticati». Vladimir Putin, che non era presente a Portmouth, ha criticato l’«eccessiva importanza» data al fronte occidentale, che secondo lui minimizza quella del fronte orientale e il ruolo dell’Urss nella sconfitta del nazismo. Da anni, le celebrazioni dello sbarco in Normandia sono attente a ricordare soprattutto l’importanza della pace. Ma ieri, delle note stonate hanno deviato la celebrazione, da Trump che palesemente non condivide i valori del multilateralismo alla stessa Gran Bretagna, che si chiude in un Brexit paradossale.

Anche se la ricorrenza degli anni in “5” è meno grandiosa di quella delle ricorrenze decennali, l’appuntamento ha comunque una rilevanza diplomatica importante, prima del G20 in Giappone a fine giugno e del G7 a Biarritz a fine agosto, tra tensioni in Medioriente, con l’Iran al centro, embrioni di guerra commerciale con la Cina, scetticismo climatico. Oggi, la pace non può più essere definita solo una «non guerra», ha ricordato il Forum mondiale per la pace, che si si è svolto il 4 e 5 giugno a Caen – la Normandia ha l’ambizione di trasformare questo incontro in una «Davos della pace» – con la presenza di rappresentanti di una cinquantina di paesi. Il Forum è stato dedicato ai «facilitatori» di pace, con particolare attenzione ai focolai di guerra attuali.

Ieri, il Parlamento europeo ha diffuso l’Indice Normandia, un modello per calcolare la conflittualità del mondo: 11 paesi sono a rischio (su 136 analizzati), minacciati da una guerra moderna, che non è solo quella armata, ma anche cyber, del clima, del terrorismo, fino alle questioni economiche e sociali. Come vengono anticipati i segni di crisi, come si costruisce la pace, come si ricostruisce dopo un conflitto, quale ruolo hanno le ong e gli attori economici? Un appello di 5 premi Nobel per un Manifesto per la pace indica delle strade da seguire, a cominciare dalla promozione dell’integrazione sociale.

NEI NUMEROSI DIBATTITI che hanno avuto luogo a Caen nei due ultimi giorni, l’attenzione si è concentrata sulla «pace umana»: la pace va al di là della «non guerra», non è più solo un equilibrio tra potenze, ma è un tentativo di soddisfare le sicurezze umane fondamentali, dall’alimentazione alla salute. L’«umano» è il vero soggetto di pace. Per il Premio Libertà, attribuito per la prima volta, è stata designata la giovane Greta Thunberg, per l’impegno a favore del clima e la denuncia della passività dei poteri pubblici.

OGGI, VERRÀ MESSA la prima pietra di un futuro Memoriale britannico a Ver-sur-Mer, dove verranno incisi i nomi dei più di 20mila soldati britannici morti nella battaglia di Normandia. Già un giardino, nel parco del Memoriale di Caen, ricorda i britannici, come esistono i cimiteri degli statunitensi e dei canadesi. Al cimitero di Bayeux i britannici hanno scelto una scritta particolare: «Nos a Guglielmo vincti victoris patria liberamus» (riferimento a Guglielmo il Conquistatore). La Francia presta alla Gran Bretagna il prezioso arazzo di Bayeux, che racconta la battaglia di Hastings del 1066.

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