La Cisgiordana palestinese occupata dal 1967 non è più governata dall’esercito israeliano. Vi dominano ormai le regole dettate dell’ideologo dell’ultradestra religiosa, il rabbino Yitzhak Ginsburg. E i suoi seguaci, i coloni israeliani, fanno il bello e il cattivo tempo. Lunedì sera mentre Benyamin Netanyahu alzava, tatticamente, la bandiera bianca annunciando la sospensione, ma solo per qualche settimana, della riforma giudiziaria avviata dalla maggioranza di destra alla Knesset, i coloni israeliani hanno lanciato senza alcun impedimento un’altra spedizione punitiva contro il villaggio palestinese di Huwara, a sud di Nablus.
Almeno sei palestinesi sono stati aggrediti e feriti, uno dei quali in modo grave alla testa. Il raid non è stato così violento come quello dello scorso 27 febbraio quando circa 500 coloni hanno ucciso un palestinese e dato alle fiamme 30 case e un centinaio di automobili. Ma due giorni fa gli estremisti israeliani comunque hanno distrutto altre auto, un camion e danneggiato abitazioni e negozi dopo il ferimento di alcuni loro compagni. Il capo delle emergenze della Mezzaluna Rossa, Ahmad Jibrin, ha denunciato attacchi alle ambulanze giunte a portare soccorso ai feriti. I soldati israeliani, ha aggiunto, sono rimasti a guardare, anzi, hanno lanciato lacrimogeni e granate stordenti contro i palestinesi e imposto la chiusura dei negozi. Qualche ora dopo è spirato in ospedale a Nablus, Omayr Lolah, rimasto ferito il mese scorso a Nablus durante una incursione dell’esercito israeliano.
Huwara, è il tallone di Achille della determinazione dei coloni israeliani di muoversi ovunque nella Cisgiordania occupata. Una volontà che fa i conti con la crescita della militanza armata palestinese. Nelle ultime settimane sono stato compiuti diversi attacchi a colpi d’arma da fuoco contro coloni (due morti e diversi feriti) che transitavano per il villaggio situato a metà strada tra alcuni insediamenti «ideologici» – Elon Moreh, Yizhar, Itamar – e lo svincolo per la superstrada che da quel punto porta a Tel Aviv in meno di trenta minuti. Un ministro israeliano Bezalel Smotrich, tra i leader dell’ultradestra religiosa, ha auspicato che Huwara «venga spazzato via». Poi si è rimangiato questo suo desiderio di fronte alle proteste palestinesi e internazionali. Non è però azzardato affermare che i coloni vedrebbero con grande favore la «rimozione» del villaggio (abitato da migliaia di persone). Ma non è possibile e, in attesa che sia completata una strada alternativa solo per loro, chiedono che tutta l’area, inclusa Nablus (circa 250mila abitanti), siano blindata e «chiusa» dall’esercito che già presidia quella zona con centinaia di soldati.
Sempre lunedì sera a Gerusalemme altri estremisti di destra si sono lanciati in aggressioni a palestinesi e giornalisti israeliani ritenuti «ostili» durante una manifestazione con migliaia di sostenitori del governo e del premier Netanyahu. Tra gli aggressori spiccavano i membri del gruppo La Familia ripresi dalle telecamere di sorveglianza mentre attaccavano i passanti palestinesi e una troupe della tv israeliana Canale 13: un giornalista e un cameraman sono finiti all’ospedale. Un taxista palestinese preso di mira dagli estremisti è sfuggito per miracolo a un linciaggio ma la sua auto è stata completamente distrutta. La caccia al palestinese dell’altra sera ha ricordato quella della primavera del 2021, poche settimane prima delle forti tensioni esplose a Sheikh Jarrah, dove una trentina di famiglie palestinesi erano state minacciate di espulsione dalle loro case a favore di coloni.