Humanity 1, secondo fermo amministrativo
Crotone L'accusa: non ha rispettato gli ordini dei libici. Che hanno anche aperto il fuoco. Con il decreto Piantedosi venti detenzioni da gennaio 2023, ma la percentuale dei migranti soccorsi dalle Ong sul numero di quelli sbarcati è in aumento
Crotone L'accusa: non ha rispettato gli ordini dei libici. Che hanno anche aperto il fuoco. Con il decreto Piantedosi venti detenzioni da gennaio 2023, ma la percentuale dei migranti soccorsi dalle Ong sul numero di quelli sbarcati è in aumento
La nave Humanity 1 è stata sottoposta ieri a un nuovo fermo amministrativo nel porto di Crotone, dove aveva sbarcato 77 persone salvate nel Mediterraneo centrale. Le autorità italiane accusano l’Ong di non aver rispettato gli ordini impartiti dalle autorità competenti, che nell’area dei tre interventi realizzati il 2 marzo sono quelle di Tripoli. Libica è la motovedetta Morzak che secondo la ricostruzione di Humanity è sopraggiunta durante un soccorso, ha realizzato manovre pericolose che hanno fatto finire in mare diversi naufraghi e persino sparato colpi di arma da fuoco.
Le autorità italiane, quindi, contestano alla nave umanitaria di non aver rispettato le istruzioni che, insieme ai proiettili, venivano da quella motovedetta. Evidentemente hanno deciso di non tenere conto della recente sentenza della Cassazione che, dopo analoghe pronunce di tribunali di grado inferiore e rapporti Onu, hanno ribadito che la Libia non sia un porto sicuro e riportare i migranti indietro costituisca un reato.
«Colpisce la totale schizofrenia di uno Stato in cui, da una parte, decisioni importanti dei giudici ribadiscono che le autorità libiche non sono interlocutrici affidabili per le violenze realizzate e le ormai inequivocabili connessioni con le reti del traffico mentre, dall’altra parte, sono detenute le Ong colpevoli di non rispettare le indicazioni di quelle stesse autorità», affermano Giulia Crescini e Cristina Laura Cecchini, avvocate di Humanity.
Alla nave è stato assegnato inizialmente il porto di Bari, cambiato lunedì, a seguito delle richieste del comandante, con quello di Crotone. Dove la Ong aveva già ricevuto un fermo amministrativo ai sensi del decreto Piantedosi 1/2023. In quell’occasione era stato presentato un ricorso ma il giudice aveva fissato l’udienza a settembre, ovvero molto oltre la fine della detenzione.
Grazie al decreto anti-Ong di gennaio dell’anno scorso il governo Meloni ha potuto bloccare in porto – per periodi di 20 giorni, dunque senza applicare la prevista recidiva che al terzo grado comporterebbe la confisca del mezzo – nove navi per un totale di venti detenzioni. A guidare la classifica con tre “punti” la Sea-Eye 4, la Open Arms e la Ocean Viking. Quest’ultima è l’unica riuscita a ottenere una decisione cautelare sul fermo: il tribunale di Brindisi le ha dato ragione sospendendolo. Giovedì 14 marzo la giudice si pronuncerà sul merito.
Dall’inizio dell’anno sono sbarcate in Italia 4.715 persone (10mila in meno dello stesso periodo 2023). Oltre una su tre è arrivata in Italia con le Ong, che dall’1 gennaio hanno soccorso 1.606 naufraghi. Una percentuale molto alta, tra il doppio e il quadruplo delle medie degli anni precedenti, su cui pesano le poche partenze dalla Tunisia.
Facile pensare che ciò rappresenti per il governo un motivo in più per continuare a prenderle di mira.
CORREZIONE, 07/03/2024
Differentemente da quanto scritto nella versione cartacea di questo articolo, il fermo della Humanity 1 è il secondo e non il terzo. Ci scusiamo per l’errore
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