«Il vasto attacco era diretto alla popolazione civile. Uccidere civili e prendere ostaggi era l’obiettivo centrale dell’attacco, non un aspetto secondario, un piano andato storto o degli atti isolati». Lo si legge nell’ampio report – 236 pagine – di Human Rights Watch sull’attacco nel sud di Israele dello scorso ottobre, intitolato I Can’t Erase All the Blood from My Mind’: Palestinian Armed Groups’ October 7 Assault on Israel.

UN DOCUMENTO che è il frutto del lavoro sul campo dei ricercatori di Hrw in Israele fra ottobre e novembre 2023, la verifica di «oltre 280 foto e video postate sui social o condivise direttamente con Hrw», e 144 interviste, 94 con sopravvissuti, oltre a familiari delle vittime e degli ostaggi, medici, giornalisti e primi soccorritori. Con resoconti dettagliati da 27 kibbutz, moshav e altri luoghi – tra cui il Festival Supernova – raggiunti dall’incursione e i massacri del 7 ottobre.

Perché proprio ora, con le trattative in corso per una tregua? Viene chiesto agli analisti dell’organizzazione per i diritti umani durante la presentazione del report. «Non ritenevamo che si potesse aspettare oltre, a dopo la fine delle trattative, che non crediamo verranno influenzate dal report», risponde Bill Van Esveld, direttore associato della divisione di Human Rights Watch dedicata ai diritti dei bambini in Medio Oriente. «Circola tantissima disinformazione su quanto è accaduto il 7 ottobre», aggiunge per sottolineare l’importanza del report la direttrice della divisione su Crisi e conflitti Ida Sawyer. Disinformazione di cui fa parte la teoria assai diffusa secondo la quale la maggioranza dei morti siano stati fatti dal fuoco incrociato o da quello delle forze armate israeliane: è accaduto, in base alle indagini di Hrw «solo in pochi casi».

LE CONCLUSIONI a cui giunge il documento è che almeno sei gruppi armati palestinesi – guidati dalle brigate al-Qassam, l’ala armata di Hamas – hanno commesso, fra decine di violazioni della legge umanitaria internazionale, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Crimini catalogati in omicidi, torture e maltrattamenti, violenza di genere e sessuale, presa di ostaggi, saccheggi, uso di scudi umani e distruzione di abitazioni. E, poiché sono stati commessi conformemente a un piano, «ci sono forti prove di una politica organizzativa mirata a compiere molteplici crimini contro l’umanità».

Rispetto agli stupri e agli stupri di gruppo il documento riporta che i ricercatori di Hrw non sono stati in grado, o messi nella possibilità da parte delle autorità israeliane, di verificare indipendentemente le testimonianze esistenti, e in merito rimanda alle conclusioni dell’inchiesta del team della Nazioni unite. Condanna però episodi di evidente violenza di genere e sessuale come l’abuso e l’esibizione del cadavere denudato della 22enne Shani Louk, che partecipava al festival Supernova.

IN RISPOSTA al report, Hamas accusa prevedibilmente Human Rights Watch di sposare la narrativa del governo israeliano e ribadisce che le brigate al-Qassam hanno preso di mira solo «obiettivi militari». Contemporaneamente alla pubblicazione della ricerca di Hrw, Benyamin Netanyahu alla Knesset ha rifiutato la richiesta dei parlamentari di aprire un’indagine sul 7 ottobre, giunta in seguito alla pubblicazione dei risultati di un’indagine interna dell’esercito in cui si ammettono «gravi errori». «Prima – ha detto il premier – voglio sconfiggere Hamas».