Mercoledì a Los Angeles sono state annunciate le nomination agli Emmy. Normalmente in città non si sarebbe parlato d’altro e dei pronostici in vista dei premi per i migliori programmi tv e streaming dell’anno. Stavolta invece era un’altra la notizia che gravava sulla città, col fiato sospeso in attesa di sapere se si sarebbe concretizzato lo sciopero degli attori. Nei negoziati serrati fra sindacato e la Amptp, la confederazione dei produttori, è intervenuto in extremis anche un mediatore federale, ma allo scadere della mezzanotte è arrivata la conferma di quello che gli studios più temevano: i 160 mila membri di Sag, il sindacato degli attori di cinema e TV, sarebbero scesi in sciopero accanto agli autori (membri WGA) che già hanno incrociato e braccia da più di due mesi. L’azione sindacale simultanea delle due categorie avrà l’effetto di paralizzare la macchina produttiva di Hollywood.

CON EFFETTO immediato gli attori, che ieri avevano già raggiunto numerosi i picchetti davanti ai cancelli di studios e Netflix, cesseranno ogni attività non solo sui set ma anche di promozione di programmi e film estivi – stagione fondamentale per i botteghini, a cui gli studios riservano blockbuster e titoli d’alto bordo e potenziale commerciale. Con lo sciopero si fermeranno tappeti rossi, interviste, ospitate a talk show, tournée promozionali all’estero e anche partecipazioni a festival e manifestazioni come il Comic Con, cruciale appuntamento fantasy e sci-fi in programma la prossima settimana a San Diego, usato dagli studios come piattaforma di lancio dei kolossal estivi. Al centro delle rivendicazioni degli attori ci sono i principalmente compensi che secondo gli attori – in stragrande maggioranza non si tratta delle star ma di migliaia di lavoratori che sbarcano il lunario con ruoli minori ed occasionali – non hanno tenuto il passo con il costo della vita.
«Sag-Aftra ha negoziato in buona fede», ha affermato in un comunicato diramato ieri, la presidente di Sag-Aftra, Fran Drescher. «Le risposte della Amptp alle nostre proposte sono state offensive e irrispettose del nostro massiccio contributo a questa industria. Finché non decideranno di interloquire in buona fede, sarà impossibile raggiungere un accordo».
Al centro delle rivendicazioni degli attori ci sono i principalmente compensi che secondo gli attori – in stragrande maggioranza non si tratta delle star ma di migliaia di lavoratori che sbarcano il lunario con ruoli minori ed occasionali – non hanno tenuto il passo con il costo della vita. La retribuzione dipende inoltre molto dai diritti – residuals – percepiti in base all’esibizione e messe in onda. Il conteggio dell’utilizzo dei programmi è però stato fortemente modificato dallo streaming, i cui numeri sono strettamente custoditi dalle piattaforme che rappresentano una fetta sempre più grande dell’industria.

La redazione consiglia:
Hollywood ai tempi del digitaleLO SVILUPPO tecnologico è dunque ancora una volta al centro dei rapporti industriali a Hollywood. Negli anni 80 e 90 le vertenze hanno riguardato la retribuzione per la distribuzione home video, in decenni successivi la tv via cavo ed il pay-per-view. Poche tecnologie hanno tuttavia avuto un impatto su fruizione e produzione dei contenuti quanto lo streaming. Solo dal 2019 ad oggi l’investimento produttivo degli studios è quadruplicato (da 5 a 19 miliardi dollari l’anno) per effetto della concorrenza per abbonati e l’adozione del modello Netflix da parte della major, costrette, dalla chiusura delle sale, ad attrezzarsi con piattaforme proprie.

AL CENTRO di questa vertenza vi è inoltre una nuova tecnologia che potrebbe rivoluzionare le produzioni. Sia scrittori che attori hanno posto al centro delle loro rivendicazioni la questione dell’intelligenza artificiale e dell’effetto potenzialmente prorompente – e distruttivo – che potrebbe avere sulle loro professioni. Nella sceneggiatura la tecnologia è già in uso parziale, per lo sviluppo di idee o trattamenti da affidare in un secondo momento ad autori umani per la rifinitura (con una conseguente riduzione del compenso). Per la recitazione, col veloce raffinamento della qualità tecnologica, sta rapidamente uscendo dalla fantascienza la possibilità di utilizzare performer sintetici o parzialmente tali.
Alcune star inseriscono già nei propri contratti il divieto di modifiche digitali alle proprie performance. Ha fatto notizia, ad esempio, il caso raccontato da Keanu Reeves di una lacrima aggiunta a sua insaputa in post produzione per rendere più drammatica una scena. È significativo che ora anche attori minori reclamino garanzie di «autenticità». Lo è ancora di più che gli studios siano restii a concederle.