«Diceva Flaubert: sii normale e borghese nella tua vita in modo da poter essere violento e originale nel tuo lavoro. Sembra la mia storia: io, che ho una vita tranquilla, amo usare la fantasia per parlare di crimini».

TRA I NOMI PIÙ NOTI del giallo statunitense, più di trenta romanzi usciti in patria come nel resto del mondo – nel nostro Paese è approdato di recente a Longanesi che ha pubblicato i suoi ultimi due titoli, The Stranger (pp. 360, euro 19,90, 2022) e Fuga (2021) e annuncia un nuovo libro per la prossima primavera -, Harlan Coben (Newark, 1962) è tra i protagonisti di questa edizione del Noir in Festival.

Ospite d’onore della rassegna, allo scrittore del New Jersey è andato infatti il Raymond Chandler Award 2022, il maggior riconoscimento italiano alla carriera di un protagonista del genere che dal 1993 viene assegnato dalla direzione del Festival ogni anno nel mese di dicembre in accordo con il Raymond Chandler Estate, fondazione che fa capo agli eredi di Graham Greene. Un riconoscimento andato negli ultimi anni rispettivamente a Margaret Atwood, Jo Nesbø, Jonathan Lethem, John Banville e Guillaume Musso. Coben, protagonista anche di altri due incontri durante la kermesse milanese, ritirerà il premio martedì 6 dicembre alle 18 durante un incontro alla Libreria Rizzoli Galleria presentato da Donato Carrisi.

Ma il creatore della figura del procuratore sportivo Myron Bolitar, protagonista di oltre una decina di romanzi – alcuni pubblicati in Italia da Mondadori -, e lui stesso con un passato da giocatore di basket, porta a Milano anche un altro elemento significativo cui il Noir in Festival, che si divide da sempre tra letteratura e cinema – la rassegna è nata dal Festival Internazionale del Giallo e del Mistero che si svolse a Cattolica per tutti gli anni Ottanta -, deve molto, vale a dire l’intreccio delle scritture e degli stili narrativi nel segno del giallo.

Da tempo campione di incassi in libreria, Harlan Coben ha iniziato da alcuni anni una proficua collaborazione con Netflix contribuendo a realizzare alcune serie che sviluppano le intuizioni già contenute nei suoi romanzi o inaugurano, almeno in parte, nuove piste di indagine. Titoli come The Stranger, Safe, Suburbia Killer, Fidati di me, Estate di morte, Svaniti nel nulla e Stay close che mettono in scena, come in gran parte dell’opera di Coben, ciò che si può celare dietro esistenze a prima vista impeccabili, famiglie perfette, traiettorie senza apparenti contraddizioni.

Parafrasando uno dei titoli più noti dello scrittore, Suburban killer, nella versione Netflix la storia è ambientata in Spagna, si potrebbe forse affermare che Coben cerca di fare luce sui misteri della middle class, sui segreti inconfessabili che si nascondono ancor meglio proprio laddove si ha l’impressione – e i protagonisti fanno in genere di tutto per accreditare questa sensazione – tutto vada per il meglio. Dove anzi ombre e macchie si neghino per così dire ideologicamente, a prescindere dalla realtà.

ECCO ALLORA CHE SFILANO di fronte al lettore le vite scialbe ma prive di incertezze delle periferie residenziali, dove gli status symbol dovrebbero definire le personalità dei personaggi e dove la sola rivelazione di un segreto a lungo celato può invece dare inizio ad una catena di odio e violenza. Con Harlan Coben si è sempre certi che ogni sicurezza non possa che essere destinata ad andare in frantumi.