L’idrogenodotto che collegherà Portogallo, Spagna e Francia è stato presentato ieri a margine del nono vertice Euromediterraneo di Alicante dopo che Sánchez, Macron e Costa si sono riuniti per discutere gli ultimi dettagli.

Per il premier spagnolo «il primo corridoio dell’idrogeno dell’Ue» aumenterà l’autonomia energetica e sosterrà la transizione ecologica del continente. Pedro Sánchez, descrivendo il nuovo interconnettore energetico, ha sottolineato che dovrebbe entrare in funzione «verso la fine del decennio» e che costerà 2,5 miliardi. I paesi coinvolti premono affinché il condotto, ribattezzato H2Med, venga finanziato almeno al 50% da risorse messe a disposizione dall’Ue e sia riconosciuto come infrastruttura strategica da tutta l’alleanza continentale.

La dichiarazione di sostegno di Ursula von der Leyen – «si tratta di un progetto di Interesse Comune, idoneo a ricevere i finanziamenti europei» – sembra accontentare le aspettative di Lisbona, Madrid e Parigi su entrambi i fronti. «Ha il potenziale per aiutarci a costruire una spina dorsale europea per il trasporto dell’idrogeno. La penisola iberica diventerà uno dei principali hub energetici dell’Unione Europea» ha aggiunto la presidente della Commissione.

Per anni la Francia ha bloccato la realizzazione del MidCat, la pipeline che doveva trasportare in Germania il gas processato dai rigassificatori spagnoli. Il contenzioso si è improvvisamente sbloccato il 20 ottobre, quando le pressioni di Macron hanno convinto gli iberici (e i tedeschi) a ridefinire il progetto, lanciando un «corridoio dell’energia verde» che rispetti le esigenze dettate dalla transizione energetica. Spagna e Portogallo, infatti, si sono impegnati a veicolare solo “idrogeno verde”, prodotto con l’esclusivo utilizzo di energie rinnovabili, clausola necessaria per l’accesso ai finanziamenti europei. A ottobre, invece, il progetto prevedeva che inizialmente il condotto trasportasse gas naturale per poi essere riconvertito al nuovo combustibile. Entro il 2030 – ha detto von der Leyen – l’Ue produrrà dieci milioni di tonnellate di idrogeno verde e altre dieci saranno importate.

Un ostacolo non secondario è costituito dal fatto che, allo stato, produrre “idrogeno verde” continua ad essere più caro che produrre “idrogeno grigio”, ottenuto utilizzando i combustibili fossili. Madrid assicura però che nel 2030 l’idrogeno verde dovrebbe avere prezzi competitivi per diventare più economico di quello grigio entro il 2050, grazie soprattutto al programmato sviluppo del fotovoltaico nelle regioni meridionali della Spagna dove la forte insolazione può assicurare una produzione massiccia.

I lavori dell’H2Med dovrebbero iniziare nel 2025 e il consorzio incaricato della realizzazione dovrebbe vedere il protagonismo dell’impresa spagnola Enagás e delle francesi Teréga e GRTgaz. Il corridoio sarà diviso in due tratte: la prima, lunga 240 km, dalla cittadina portoghese di Celorico fino a Zamora, in Castilla y Leon, denominata Celza. La seconda tratta – BarMar – si svilupperà sul fondo del mare tra Barcellona e Marsiglia per circa 350 km. Secondo i piani, a regime l’H2Med dovrebbe fornire il 10% di tutto l’idrogeno consumato dall’Ue, circa 2 milioni di tonnellate l’anno.

Nel frattempo, la Commissione Ue studia la possibilità di definire “idrogeno verde” tutto quello prodotto fino al 2027, al di là della fonte energetica utilizzata; la Francia, poi, preme affinché “l’idrogeno rosa”, prodotto grazie all’elettricità ottenuta dal nucleare, sia equiparato a quello prodotto da fonti rinnovabili.