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Guerra economica ma non troppo, i semiconduttori legano le mani a Xi

Guerra economica ma non troppo, i semiconduttori legano le mani a XiNella fabbrica di semiconduttori Renesas Electronics a Pechino – Ap

Asia Pechino spende 300 miliardi in chip, in gran parte taiwanesi

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 agosto 2022

A Taiwan, ieri, si discuteva di tre argomenti. Primo: il mancato allarme diffuso dal ministero della Difesa sul passaggio dei missili balistici sopra l’isola. Secondo: la morte di Ou Yang Li-hsing, vice capo dell’Istituto nazionale di scienza e tecnologia Chungshan, coinvolto nella supervisione di progetti missilistici. I medici hanno stabilito che si tratta di un infarto, ma la tempistica del decesso aveva inizialmente destato qualche sospetto. Terzo, più importante: l’economia. Sembra essere proprio questa la principale preoccupazione dei taiwanesi in merito alle attuali tensioni con la Repubblica Popolare. Non tanto e non solo per le sanzioni, ma anche e soprattutto per l’impatto di possibili blocchi navali che l’esercito cinese ha dimostrato di poter imporre a porti e aeroporti taiwanesi durante la seconda giornata di esercitazioni di venerdì.

D’altronde, la prima risposta ufficiale di Pechino alla visita di Nancy Pelosi era stata proprio sul lato commerciale. Proprio nella giornata dell’arrivo della speaker della Camera Usa a Taipei, il governo cinese ha bloccato le importazioni di agrumi, pesce, biscotti e altri alimenti da Taiwan per un totale di oltre cento prodotti agroalimentari. La Cina continentale è la principale destinazione di esportazione dei prodotti agricoli taiwanesi. Nel 2021 il loro valore è aumentato del 10,1% raggiungendo i 1,1 miliardi di dollari.

Diversi produttori sentiranno un impatto ma le esportazioni agricole costituiscono solo una frazione dei 765 miliardi di dollari dell’economia taiwanese e, soprattutto, le importazioni di prodotti agricoli taiwanesi da parte della Cina continentale contano solo lo 0,23% circa delle importazioni totali da Taiwan nella prima metà del 2022. Ciò significa che Pechino per ora ha tenuto pigiato il freno sulla reazione in materia commerciale. Ma blocchi navali a intermittenza potrebbero avere un impatto più rilevante delle esercitazioni militari. Veder diminuire le scorte di materie prime e di energia può creare ansia e, spera Pechino, malcontento verso il governo.

Nel 2021, nonostante le tensioni si è raggiunto il record storico dell’interscambio Pechino-Taipei, con una bilancia commerciale nettamente a favore di quest’ultima. Non succede di frequente con Pechino. Se per Taiwan il mercato cinese conta a livello quantitativo, per la Repubblica Popolare quello taiwanese conta soprattutto a livello qualitativo. Per questo, almeno per ora, il Partito comunista non sta colpendo duro sul fronte economico. In particolare sul settore tecnologico. Lo stop all’esportazione di sabbia naturale è una mossa simbolica in risposta alla menzione del Chips Act fatta da Pelosi a Taipei. Ma i microchip prodotti sull’isola sono ancora troppo importanti per il settore tecnologico di Pechino. Le imprese taiwanesi controllano oltre il 60% dello share globale del comparto di fabbricazione e assemblaggio dei semiconduttori. E dei 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi nel settore, la maggior parte hanno come mittente Taipei, che a sua volta utilizza questo cordone tecnologico come una delle poche leve diplomatiche a disposizione nel suo rapporto con Pechino.

Nei giorni scorsi, le spedizioni alla fabbrica di assemblaggio di iPhone di Pegatron a Wuzhou hanno subito rallentamenti doganali. Il vicepresidente di Pegatron, Jason Chen, è stato segnalato tra i presenti al pranzo con Pelosi al Grand Hotel.

Diversi fornitori di componenti taiwanesi hanno ricevuto richieste urgenti dai loro clienti (tra cui Apple, scrive Nikkei Asia) che chiedevano di assicurarsi che le spedizioni fossero conformi ai requisiti di etichettatura imposti dalle autorità cinesi. Non possono apparire i nomi Taiwan o Repubblica di Cina. Via libera invece per “Taiwan, China” o “Chinese Taipei”. Nessun problema per ora per la Tsmc, nonostante il fondatore del colosso dei semiconduttori Morris Chang fosse presente al pranzo accompagnato dal presidente Mark Liu. Mossa a effetto invece per Robert Tsao, fondatore del produttore di chip UMC, che da Singapore dove risiede si è impegnato a donare 100 milioni di dollari per aiutare Taiwan a rafforzare le sue difese militari.

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