Grillo contestato al teatro Flaiano dai movimenti romani per la casa
Baraccopoli Ikea e occupazioni Il comico prima blindato come in una mini zona rossa, poi interloquisce con i contestatori: «Nel limite della legalità, diamo una mano a tutti. Nessuno verrà buttato per strada»
Baraccopoli Ikea e occupazioni Il comico prima blindato come in una mini zona rossa, poi interloquisce con i contestatori: «Nel limite della legalità, diamo una mano a tutti. Nessuno verrà buttato per strada»
«Volevamo parlare con Beppe Grillo, solo che oggi non gira liberamente per Roma: è costretto a farsi proteggere dai blindati». C’è sempre una prima volta, e questo debutto per il fondatore e garante del Movimento 5 Stelle è arrivato ieri pomeriggio, quando qualche centinaia di attivisti del movimenti per il diritto all’abitare si sono dati appuntamento al centro di Roma, davanti al Teatro Flaiano.
È qui che Grillo nella sua veste di uomo di spettacolo, ha messo in scena il suo «Insomnia». La contestazione ha dovuto arretrare fino all’area pedonale di largo Argentina, mentre l’isolato che ospita il teatro veniva blindato da camionette della polizia. Gli uomini in divisa lasciavano passare soltanto residenti. Una piccola zona rossa nel mezzo del primo shopping natalizio. E un apparato di sicurezza di solito riservato ad altri personaggi. Questa volta è toccato a Grillo, che si è dovuto misurare con uno dei problemi strutturali che affliggono la capitale, quello della casa, e con la mancata svolta dell’amministrazione del M5S in tema di politiche abitative.
I manifestanti hanno portato in strada delle casette di cartone, in scala le baracche di plastica col marchio Ikea che sono state montate al quartiere portuense e che servirebbero a ospitare le famiglie sgomberate, secondo i consigli della circolare vergata da Marco Minniti all’indomani delle polemiche per gli scontri in piazza Indipendenza dell’agosto scorso, quando centinaia di persone vennero lasciate per strada. Solo che qui si chiedono case dignitose e non campi profughi per i poveri.
«In tanti hanno sperato in Virginia Raggi e nell’amministrazione del M5S – dicono i contestatori – ma molti di quegli stessi adesso stanno cambiando idea, si stanno rendendo conto che Roma non merita questo sindaco». Da più parti non si capacitano della mancata disponibilità al confronto: «È evidente che i 5 Stelle hanno problemi a gestire questa città, forse per risolverli dovrebbero parlare con queste persone», dicono. E siccome questo primo anno e mezzo di giunta Raggi ha dimostrato che interloquire con la sindaca è abbastanza difficile, gli attivisti hanno pensato bene di rivolgersi direttamente a Grillo. Solo che quest’ultimo non si è fatto vedere. «Da quando è il M5S amministra diverse città, Grillo non fa più ridere», rincarano la dose dal megafono.
Quando il presidio viene smobilitato il comico viene rintracciato all’uscita dell’albergo dove è solito fermarsi nelle sue trasferte romane: «Dovete identificare meglio i vostri obiettivi, io non posso esserlo – dice ad un manifestante – Abbiamo ereditato una situazione catastrofica, non possiamo risolvere il problema in una settimana». «Nel limite della legalità, diamo una mano a tutti. Nessuno verrà buttato per strada», prosegue Grillo.
Proprio in nome della «legalità», però, Raggi nei mesi scorsi ha chiuso ogni porta agli occupanti di case, confondendo la loro condizione con quella degli abusivi che si appropriano di case popolari senza averne diritto. Presentando il bilancio di previsione triennale del Comune, Raggi ha sollevato proprio il problema dei «furbetti», invitandoli ad abbandonare spontaneamente gli appartamenti occupati. I movimenti scesi in piazza ieri, però, la sollecitano a prendere posizione contro ben altri «furbetti»: i grandi costruttori che possiedono case sfitte e speculano sulla rendita.
Qualche ora prima, sul blog di Grillo era apparsa la lettera aperta del nuovo «capo politico» del M5S, Luigi Di Maio al presidente francese Emmanuel Macron. Un testo che si pone in linea con l’atteggimento tranquillizzante assunto nel corso del viaggio negli Stati Uniti della scorsa settimana. «Presidente Macron-– scrive Di Maio – il Movimento 5 Stelle crede profondamente, proprio come lei, in una rifondazione dell’Europa». La cattiva immagine del M5S all’estero, sostiene ancora Di Maio rivolgendosi a Macron, sarebbe frutto della propaganda messa in piedi da «quegli stessi partiti che sono in crisi di rappresentanza in tutta Europa e che lei ha sconfitto nettamente alle presidenziali del maggio scorso».
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